strade sono comuni. Come ha potuto vedere, siamo soli, isolati; eppure da oggi siamo già meno soli di ieri, perché lei è venuto ed è qui con noi, circondato e minacciato insieme a noi. Grazie di essere venuto. Vada in pace e serenità, questa gente non la dimenticherà mai più, Doui.r MC l giugno 2005 paglna44 e se può, torni presto, prima che sia troppo tardi, per poterei ancora vedere. Saremo qui fino all'ultimo per testimoniare la giustizia, la verità, la dignità, la libertà di esistere per ogni essere umano... e per la pace. Arrivederci, perché so che tornerà». Acconto:antico patriarcato ortodosso eli Pec. In bosso:moschea della città di Pec; nello sfondo chiesa ortodosso. I l mattino della partenza, tra saluti, abbracci forti, stretti, caldi di una umanità ver~r sincera... provo ancora dei brividi sulla pelle_e dentro l'anima. Altrettanto commovente è l'immagine della gente che, nell'ora in cui si forma il convoglio settimanale, si mette sul bordo della strada e, senza rumori o clamori, aspetta in silenzio che il convoglio si muova: allora alza semplicemente la mano per salutare, non qualcuno in particolare, ma semplicemente chi parte, chi esce, chi va via. In quei volti e quegli occhi di donne, uomini, ragazzi non ci sono nemmeno lacrime, éè come un vuoto: il vuoto colmo di tutta l'ingiustizia subita, le menzogne e le falsità sentite, le difficoltà, il senso di solitudine, la stanchezza di vivere. Chi parte prova la sensazione di lasciare qualcuno dietro di sé. Anzi, chi se ne va si sente peggio di chi resta, perché è come lasciare indietro amici, compagni, fratelli prigionieri, con radici e condivisioni comuni, frammenti di vita vissuti pienamente nei suoi aspetti più intensi, duri e profondi. Ho sentito, quel mattino, di lasciare «lì dentro», in quella prigione a cielo aperto, una parte di me... pensando già a quando ritornare. N on è importante cosa o ~~ quanto lei ha portato. Per ' ' noi la cosa più bella e importante è che lei sia venuto, e che siamo qui, insieme» ho sentito ripetere in vari incontri. Non sono righe intrise di retorica otragicità. Le scrivo con fredda lucidità e massimo realismo, benché vengano dal profondo del mio essere. Ho ancora negli occhi e nel cuore i loro visi, parole, sguardi, dolore, il loro annichilimento e stanchezza di vita, ma anche l'instancabile ricerca della speranza, di un futuro vivibile, la loro grande dignità. Queste esperienze restano scolpite nella mia coscienza e mi danno forza per restare alloro fianco e non lasciarli soli nella loro battaglia per
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