problematiche concrete dal punto di vista militare, come nel caso scop· piato a Mitrovica, nel marzo 2004: dopo giorni di violenza, le leali relazioni instauratesi con il contingente francese, hanno impedito aUe forze fasciste albanesi di conquistare la parte nord della città, permettendo alla comunità serba di dispiegare le misure difensive e ricacciare al di là del fiume Ibar gli assalitori. Il ruolo e le funzioni della Kfor e deU'Unmik, reggenti del «protettorato» Kosovo, sono chiari e precisi agli occhi di tutti: se da un lato sono la garanzia minima all'esistenza fisica delle enclavi, dall'altro rappresentano solo un processo di transizione all'indipendenza, prospettiva ormai pubblica e dichiarata di tutte le forze politiche albanesi kosovare. In virtù di tale funzione, il rapporto con le comunità serbe e non albanesi è fondato sul concetto di pace armata: oqueste accettano lo status quo, seppur illegittimo, o il ricatto di lasciare campo libero alle bande criminali e fasciste albanesi. È chiaro che i rapporti di forza sul campo non sono solo a sfavore, ma proprio non esistono minimamente; e il fatto di restare avivere nelle enclavi è una forma di resistenza civile a una situazione di fascismo e razzismo legittimati, in quanto tutto parte da una motivazione fondata sulla base etnica. Finora la Kfor non ha permesso di distruggere definitivamente le ultime comunità serbe rimaste; ha impedito gli attacchi finali ai due monasteri di Pece Decani, difendendoli piO volte con le armi. Tuttavia, essa resta una forza straniera di oc· cupazione e il «garante» defacto del processo di pulizia etnica perpetrata dal marzo '99 ad oggi dalle bande criminali dell'Uck, per spianare la strada verso l'indipendenza. LE RISOLUZIONI ONU DEL '99 In una situazione internazionale, dove i padroni del mondo stabiliscono, in base ai propri interessi, non solo ciò che è bene e ciò che è male, ma anche quali popoli devono vivere e quali devono morire, è terribilmente complesso trovare, oggi, una so· Luzione realistica e praticabile. la popolazione serbo kosovara e non albanese chiede il ritorno dell'esercito e della polizia serbi. Ma è evidente che la Serbia di oggi, in ginocchio economicamente e socialmente, genuflessa ai dictat della Nato, non abbia La forza né La volontà di imporre tale ritorno. Il governo non va at di là di qualche dichiarazione di circostanza a uso elettorale e per mantenere la pace sociale; mentre le forze progressiste e patriottiche sono troppo deboli per farsi vettori di un progetto cosi grande. l'obiettivo su cui dare battaglia politica può essere solo l'applicazione della Risoluzione 1244 dell'Onu del1999, che sancisce la sovranità federale delia Serbia Montenegro sulla regione, la presenza della polizia e dell'esercito serbo a garanzia e protezione della legalità costituzionale di tutte Le etnie e il diritto al ritorno delle centinaia di migliaia di profughi di tutte le minoranze costrette a fuggire e profughe. Oggettivamente questa è l'unica possibilità, in alternativa al piano di «cantonizzazione», opzione ormai apertamente sostenuta anche atrioterno della «Comunità internazionale», come definitivo seppellimento di ipotesi di sovranità e diritti nazionali: obiettivi validi ormai non solo per la Serbia e il Kosovo, ma per qualsiasi popolo o paese «renitente» o «resistente» all'ordine mondiale targato Usa. Per quanto l'applicazione delle Risoluzioni Onu, data la situazione attuale, possa sembrare irreale, il problema Kosovo non riguarda solo la Serbia, ma deve richiamare la responsabilità di quella Comunità internazionale che lo ha causato. Le forze dei paesi occidentali, che si dicono impegnate nel difendere gli interessi dei popoli, dovrebbero almeno sostenere questa battaglia, come risarcimento morale e politico per non essere state capaci di impedire la guerra di aggressione e distruzione della Jugoslavia. GEOSTRATEGIA OCGOENTALE Odio e terrore sono stati pianificati e programmati come parte fondante del progetto per la pulizia etnica del Kosovo, in vista della costruzione della Grande Albania, da parte delle forze terroriste e secessioniste anti-jugoslave dell'Uck. Ma le loro mire sono diventate funzionali ai piani geostrategici dell'Occidente e del~imperialismo della Nato, nella sua marcia verso la Russia. Molto semplicemente e banalmente, non poteva restare una Serbia non allìneata e non asservita, nelle retrovie di una Europa orientale, or· mai tutta occupata ed egemonizzata dalla Nato e dal Fondo monetario, fino ai confini russi, (escluse Bielorussia e Moldavia). Ciò spiega la presenza della base Usa di Bondsteel. la più grande dai tempi del Vietnam, su terreni confiscati con metodi brutali e per 99 anni. Cosa ci fanno decine di migliaia di marines? Forse per timore di qualche migliaio di vecchi, donne e bambini delle enclavi, o per assistere «spiritualmente» gli albanesi kosovari che, tra te altre cose, si dichiarano musulmani e hanno costruito una Stessa auto:con la vecchia targa della federazione serba (sopra] e quella kosovara (sotto}. Dou ier MC l giugno 2005 pagina 41
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