l l 't ~ ,, l l l ' l l l 'l i l l i l l ! l il Il t { f ·~ ' l ] j l vuole darmi il numero del suo cellulare: «Chiamami, se ti fem1i a Khartoum>>. L'ultimo giorno lo passerò a Khartoum. Come in tutte le capitali africane, qui si possono conoscere i vari aspetti del paese. Arrivando dal nord, abbiamo attraversato leperiferie dove abitano migliaia eli rifugiati in case di fango, basse, prive eli acqua MC l giugno 2005 pagina 30 Una via di Omdurman (Khartoum) presso il mausoleo del Mahdi. Affresco in un antico monastero: reliquia del regno cristiano fiorito nel deserto della Nubia . Accanto al pozzo, nella regione di Karima. e servizi. I mercati sono estesissimi e ricchi eli colore. Era l'ora di uscita delle scuole e le studentesse portano divise belle e colorate, sempre con il fazzoletto sul capo, pantaloni attillati e turuche corte. Sono numerosi i cotleges e le università a Khartoum e non ho avuto l'impressione che le donne siano discriminate. L ascio Khartoum nella notte, con un volo della Lufthansa che trasporta pochissimi passeggeri, come al nostro arrivo. L'equipaggio non si ferma ma,i in Suclan, è salito al Cairo e ora vi ritorna, direttamente. Ho avuto l'impressione di lasciare un paese blindato, assediato da stranieri che vedono nelle ricchezze potenziali del paese un motivo per cercare di inserirsi e fare affari. Arrivare in Sudannon è facile, per ottenere il visto ci vuole tempo e pazienza. Proibita la telecamera, non si può fotografare il palazzo presidenziale e altre strutture (come i ponti). Lo stesso accadeva anni fa in Iraq, durante una mia visita io cui, come qui, avevo apprezzato le doti di gentilezza, ospitalità e civiltà della popolazione. Spero che un domani questo paese non debba diventare bersaglio di una guerra «preventiva»: troppi sono gli interessi puntati su un territo- ~ rio poco popolato e ric- Mc chissimo di materie prime.
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