Missioni Consolata - Giugno 2005

Matteo e Giovanni f11 capo la riflessione della scuola di pensiero che da essi prende origine e che si sviluppa a partiredalla loropredicazione. I vangeli sono storici, ma non al modo nostro. Essi lo sono al modo degli antichi e quindi dobbiamo essere noi a llidagare i testi per scoprime il senso. Non S!lppiamo con esatJe:r.zamatematica che cosa Gesù abbia detto, quali discorsi abbia fatto e quali paroleabbia pronunciatoin questao quella occasione. Sappiamo che gli apostoli e altri predicatori, singoli o in gruppo, uomini e donne, hanno diffuso il suo insegnamento oralmente. Successivamente, nellevarie comunità circolavano elenchi di «detti» o <<fatti» (parabole c discorsi, miracoli o azioni) a uso dei predicatori o della liturgia che si svolgeva nelle case. Nella seconda metà del l 0 secolo, quattro amici di Gesù mettono in prdinè (Le 1,3) quello che hanno sentito di lui e quello che hanno trovatogjàscdtto su di lui, per aiutarele rispettive comunità a <<fare me· moria» del Signore Gesù, specialmente durante la liturgia, quando accanto alle letture giudaichedell'ATsi senù l'esigenza di aggiungere anche la proclamazione di ciò che Gesù ha insegnato e operato durante la sua vita terrena (At 1,1), come compimento delle profezie. Sono i quattrovangeli e più in generale, tutto il NT. Ora le scritture si leggono a l?artire da lui: ai discepoli di Emmaus, iofatti, «comi.nctando da Mosè e da tutti iprofeti spiegò loro le scritture» (Le 24 ;2.7). In questo lungo processo fom1ativo delle scritture; che esprimono la fede della chlesa primitiva e danno fondamento <<apostolico}~ al nostro credere, scoprire che Gesti nella sua bréVe vita (trentasei anni circa) certamente pronunciò innumerevoli volte la piccola parola aramaica 'amen come sigillo di tutti i suoi momenti di preghiera personale o pubblica quando frequentava io giorno di sabato la sinagoga di Nazaret o di Cafarnao o il tempio a Gerusalemme <<secondo il suo solito» (Le 4,16), dovrebbe essere per noi ancora oggi, specialmente oggi, a distanza di 20 secoli, motivo di grande emozjone. Abbiamo talmente occidentaliu.ato l'uomo Gesù e anche la sua personalità divina, che abbiamo dimenticato che era ebreo, orientale e non aveva la pellebianca. Egli era un figlio del sole e del vento, un figlio del deserto con la pelle olivastro e n portamento di un palestinesedel st:c.l d.C., con la gente par· lava aramaico, mentre nel tempio e in sinagoga pregava eleggeva in ebraico (Le 4,16-17). Gesù era un giudeoosservante. Sicuramente, entrando e uscendodalla sua casa di Nazaret o da quelladi Pietro a Cafamao, toccava e baciava sulla porta d'ingresso la mez.t1zah {stipite), piccolo ashaccio contenente alcuni versetti di Esodo e Deuter01tomzo, in base aDt 6,7: «Ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per la via, quando ti coricherai e quando ti alzerai». Gesù portava i capelli lunghi, arricciati alle tempia\ per ricordarsi sempre che Dio è il $ignote e creatore fino agli estremi confini della terra. Durante la preghiera in sinagoga o nel tempio di Gerusalemme,metteva sul capo il tal/t't gadòl (grande mantello), dai quattro angoli del quale pendevano gli tvtziòt (al sing. nitz.ìt), cioè le frange fatte con un filo azzurro di lana o di lino con 111cuni nodi, che avevano lo scopo di ricordare tutti i comandamenti, secondo le prescrizioni di Nm 15,37-41: «Li guarderete, vi ricorderete dei comandamenti del Sìgnore, li metterete in praticq e 1t011 devierete dietro il vostro cuore o i vostri occhi» (cfDt 22,12; cf Le 8,44). Quattroverbi che racdtiudono tutta la vita del credente: guardare, ricordare, praticare, non deviare. Sempre, durm1tela preghiera, indossava anche i/ilattèri o tejillin (da te/illàh ;:, preghiera), scatolette di legno contenenti versetti biblici e che si legavano in fronte («in mezzo agli occhi»), sul brac· cio sinistro («sul tuo cuore») e sullamano, secondo la prescrizione di Dt 6,4-9 (cf Mt 23,5). I vangeli ci dicono inoltre che Gesù pregava spessoe, quan- - do non poteva pregare di giorno, perchéassediato dalla folla,yregavadi notte o al mattino presto. La preghiera era il suo respiro. Se lc~endo ilvangelo di Luca, si segnassero tutti i pllssi dove Gesù pregil o èln atteggiamento di preghiera, si scoptirebbe che Le scrive un vero e proprio <<Vangelo della preghiera». Vi troviamo, infatti, almeno nove testi diretti, in cui si afferma che Gesù prega personalmente (Lc5,16; 6,12; 9,18.28.29;11,1; 22,32.41.44), altri in cui invita a pregare e altri .in cuj qualcuno prega per lui. Alla luce di questo breve, ma esauriente e necessario contesto, nella rubricadel prossimonumero, d sarà più facile comprendere il significato di 'amèn, ques~ piccola-grande parola, sintesi sublime di pregbtera, senza morire di stupore. • MC l giugno 2005 pagina 21

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