Missioni Consolata - Giugno 2005

Che co~a ~ono? l FARMACI ANTI-RETROVIRALI I l virus Hiv appartiene alla famiglia dei cosiddetti «.retrovirus», che derivano il Loro nome dal fatto che sono in grado di «retropercorrere», cioè di camminare a marcia indietro sul percorso delrinformazione genetica. Normalmente questo percorso va dal Dna, che è contenuto nel nucleo della cellula e costituisce il nostro genoma, al Rna, che funziona come molecola intermedia, preposta alla sintesi di proteine. I retrovirus sono fonnati da Rna che, anziché indurre la sintesi di proteine, si fa «retrotrascrivere» in Dna e viene trasportato nel nucleo cellulare, dove inizia il processo di sintesi di Rna, proprio come se I'Rna virate fosse parte della cellula. Per questo motivo, i farmaci contro rHiv sono detti «antiretrovirali». I protocolli terapeutici usati correntemente utilizzano uno o, più frequentemente, due farmaci di una classe che blocca il processo di «retrotrascrizione» e un fannaco di una classe che blocca un enzima virate, detto proteasi, che è invece coinvolto nel processo di «maturazione» delle proteine virali. !:introduzione di farmaci inibitori della proteasi ha segnato una svolta importante nel campo della terapia per rHiv, dato che La somministrazione di una sola classe di farmaci ha di solito come esito un controllo Limitato del virus, che ha La capacità di mutare in fonne resistenti al trattamento. Prima della formulazione di questi farmaci, quindi. il trattamento terapeutico dei malati di Aids era molto problematico. Aogni buon conto, il problema delLa resistenza del virus permane ed assume forme particolarmente significative nei paesi in via di sviluppo. dato che richiede analisi accurate e frequenti, nonché La presenza di uno specialista che sappia interpretare queste analisi per formulare una nuova combinazione di fannaci. Un pericolo che si corre nei paesi del sud del mondo è quello di cercare di formulare una «pillola magica» contenente diversi farmaci, sperando che questa funzioni per tutti, mentre tale soluzione potrebbe fomentare resistenze a farmaci che potrebbero poi essere difficili da risolvere. Certo, non è molto realistico che, in detenninate aree geografiche, si proponga un modello di intervento che prevede analisi costose, l'assunzione di una serie di medicinali a diverse ore del giorno e la supervisione costante del medico. Si deve costruire un'infrastruttura che tenga conto sia della necessità di semplificare formulazione e posologia di prodotti terapeutici, sia della possibilità di resistenze/incompatibilità con detenninati fannaci. ALfREDO GARZINO Doto INSmUlE OF HUMAN VIROLOGY (UNMRSTTY Of MARYLANO) fermasse e rafforzasse il loro impegno a favore delle persone colpite dal virus. I vescovi hanno pregato per loro e offerto in dono una copia del vangelo di Luca, conosciuto anche come il «vangelo della guarigione», gesto più che appropriato nel contesto dell'anno della bibbia, indeno qui in Africa. Circa 10 mila persone hanno partecipato alla messa nella parrocchia di ReginaMundi, anche grazie ai vari televisori e allo schermo gigante installati all 'esterno della chiesa che hanno permesso a rutti di seguire la celebrazione. L a chiesa cartolica del Sudafrica può dire, con tutta ragione, che si sta impegnando duMC l giugno 2005 pogino 18 ramente contro il vims dell 'Aids e contro la discriminazione che ne consegue: con oltre 140programmi di assistenza si pone decisamente all' avanguardia in questa lotta. Anzi, spesso le iciziative della cruesa precedono quelle del governo, che, pur avendo più risorse e possibilità per rispondere a questa emergenza, molte volte lascia inspiegabi.l.ffienre, i suoi cittadini nell ' ignoranza. Negli ultimi cinque anni, la chiesa ha dato vita a un numero di progetti che cercano di affrontare la problernarica dell'Aids da ogni angolatura possibile. Ha appoggiato, per esempio, progetti che riguardano l'assistenza domiciliare, per aiutare i malati una volta che vengono dimessi dalle strutture ospedaliere. Volontari di queste iniziative si m ettono a disposizione per visitare i pa· zienti a casa e sul lavoro, creando cosl un legame spectale fra il malato, la sua famiglia e le strutture ospedaliere. Altri progetti riguardano invece gli ospizi per i malati terminali e per coloro che, rifiutati dalle proprie famiglie, non hanno più un tetto sottO cui stare. Importanti sono pure i «Programmi per il cambiamento comportamentale» (Charzge Behaviour Programs). Ispirati al morto «meglio prevenire che cu rare>>, tali programmi hanno scopo formativo, promuovere, cioè, un cambio di mentalità. E non si tratta di saltuari

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=