dal Pal~u dl vetro (2) LE OPERAZIONI DI MANTENIMENTO DELLA PACE di Barbara Mina, da New York Il «Dipartimento delle operazioni di mantenimento della pace» (DPKO) delleNazioni Unite è statoistituito nel1992 ed ha come mandato principale il mantenimento della pace e della sicurezza, nonché la prevenzione di conflinì alivclJo internazionale. Il Dpko è presente con le sue «missioni di pace» in tutti i continenti, ma prevalentemente in Africa dqve nell'ultimo decennio è stata registrata una ternbile escalation di guerre c conflitti interni. Nonostante il Dpko sia amministrativamente uno dci cliparcimenti del seArctariato delle Nazioni Unite ed abbia sede nel «palazzo di vetrO)> di NewYork, mantiene una certaindipendenza cd ha al suo setviziocirca 11.000f\Jnzioollri. Nessuna agenzia od ahro dipartimento dell'Onu impiega ed ha .mai impiegato un cosl grande numero di pel'SO· nale, specializzato nei più svariati settori (finanza, ingegneria, logistica., trasporto aereo, personale. etc.). Se poi includiamo anche j contingenti militari (i cosiddetti «easchi blU>>) - che sono in prestito dai vari stati membri - sorpassiamo abbondantemente le 7') .000 persone. n budg_eJ operativo è peraltro sostanzioso e sfiora i 4 miliardi di dollari per l'an· no corrente. E non vorrei dimenticare di ricordare che Kofi Annan, prima di assumere la carica di segretario generale dell'Onu, fu il dirigente apicale di questo dipartimento. Le origìni e gli obienìvi Jcl Dpko sono certamente nobill. Quasi duemila sopo i funzionari caduti in servizio dal1948 dalla prima operazione di pace. Chi non ricorda, ad esempio, il brasilianoSergioViero deMello ucciso, insieme ad altri colleghi, aBaghdadnell'agosto 2003? Molti però sono anchegli scandali attribWti ai caschi blu operanti sotto la bandiera dell'Onu. Alcuni di questi scandali sono cenamente stati ingigantiti e strumentalizzati dalla stampa americanaper diffamare leNazioni Unite. Negli ultimi5 anni il Dpko è cresciuto quasi esponenzialmente sia in ter.in:ini di personale che di budget, proprio per poter far fronte alle continue emergenze. Oelle21 operazioni di pace presenti nci.5 continenti. vorrei ricordare quelle in Etiopia-Eritrea (UNMEE), in. Congo (MONUC), ib Costa d'Avorio (ONUctt in Sudan (UNMISUD), in Liberia (UNMtL) ed in Haiti (MlNOS'rAH). Non facciamoci però ingannare da questo improvviso ed apparente~buonismo». Infatti, come ricorda il p roverbio, non tutto quello che Luccica è oro. Sulla basedella politi ca della «guerrapreventiva,. promossa dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, e di cui l'invasione de.ll' lraq è stato un esempio spettacolare, non ci sono solo motivi umanitari o di prevenzione di conflitti ad avere facilitato la costitu:z.ioneJ in tempi relativamente rapidi, di queste nuove operazioni di pace. Facendo la pru:te dell'«avvocato del diavolo», vor(ci farvi notare che tutte queste opera7,.ìoni di pace (ad esclusione di Haiti e dell'Eritrea) si trovano in paesi notoriatnente ciechi in risorse naturali (essenzialmente petrolio, oro e pietre prezio· se) che hanno sempre fatto gola ai due membripermanenti più importanti del Consigliodi sicurezza: ovveroUsa eRegno Unito. Come sispiegano invece ~li intetvcnti in Haiti ed in EritreaEtiopia?Haiti:molto semplicisticamente si potrebbe dire che gli Usa non vogliono trovarsi nuovamente migliaia di profu. ~hi sulle loro coste come accadde ripetutamente negli anni pnssati. Infatti, addirittura prima che la missionè di pace in Haiti (MlNUSTAR) fosse approvato d~tl Consiglio di sicurezze nel giugno 2004, in febbraio gli Usa già avevano inviato i vropri marines aprelevare il presidenteAristideed amantenere l'ordinepubblico. !:Eritrea e l'Etiopia ìnvece, dopo 1'11 settembre, hanno assunto un ruologeopolitico rilevante come baluardocontro il dilagante fondamentalismo islarnico e contro i confinanti «Paesi canaglia» (Sudan, Yemen, Somalia). Inoltre, la politica americana in Etiopia ed in Eritrea è particolarmente ambigua: un giorno si dà un colpo alla botte, il giorno do~ al cerchio. E intanto il processo di pace tra i due paesi africani (i cui due presidellti sono cugini di primo grado) continua a non decollare. Uno stalJo vittualc appositamente prolungato. Le ope-raziont di mantenimento di pace deli'Onu sono au· torizzate dal Consiglio di sicurez7la di cui, non dimentichiamolo, fanno parte 5 membri pem1anenti con potere di veto. Usa e Regno Unito, entrambi membri permanenti del Consigliodisicure:zza, non solo hanno un fortissimo controllo politico sulle sue risoluzioni, ma contribuiscono anche molto efficacemente a {<piazzare» i propri uomini all'interno del DP.kO. È una strategia collaudata, ben pianificata e che è fmanziam purtroppo coi soldi di tutti i 191 stati membri, inclusi quelli dei contribuenti italiani. !:Italia, pur contribuendo sostan· r.ialmente (dal)~' al6° contributore o.nnuale in t.ermini assoluti) al budget operadvo del Dpko, non ha nessuna voce in terminl di decisié:Oi e Ji presenzadifunziohari civili. E gli organigrammi del personale «civi le» impiegato nellevarie missioni di pace dimostrano quanto sopra. La maggiot pane dd personale in posizioni apicali è «anglo sassone», ovvero inglesi, americani e australiani. Se poi si perfeziona ulteriormente l'indagine si scopre che la quasi totalità eli questo personale «civile» è formato da ex militari di professione.Ma comeentrano tutti questi ex militari nelsistema delleNazioni Unite? Un'opera di <<intclligence» e di «lobbying» efficacemente realizza~a da parte di questigovemi. Se ne vedono tanti eli «007» nei corridoi del Palazzo di vetro, anche se ceitlUllente non altrettanto astUti, simpatid e co· raggiosi comeiJamesBond televisivi al servizio della regina. •
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