la determinazione del condottiero: pensava la nùssione «come continua conquista e inflessibile espansione>>. Il nuovo capo intraprese un grande progetto per aumentare il numero dei missionari (spesso a spese del - la formazione) e ottenere abbondanza di mezzi per sostenere c sviluppare l'Istituto e le missioni. E non sentiva ragioni. «Nella sua opinione, l'autorità che esercitava gli apparteneva a motivo deUa carica che occupava e del potere economico, che d i fatto era concentrato nelle sue mani... » (Embracing Mount Kenya. HistoricaL notes about the Consolata Fathers in Kenya, l998). Nei pochi anni della sua reggenza, il giovane istituto ebbe una crescita esponenz.iale. Ma fu proprio questo aumento così rapido, con i suoi immancabili problemi, a spingere la Congregazione di Propaganda fide a inviare un visitatore apostolico, nel 1929, e chiedere al Perlo le dimissioni da superiore generale. Si ritirò a vita privata fino alla morte, awenuta oell948. Morì offrendo tutto ciò che era in suo potere per la causa missionaria. Così scrisse nel suo testamento: «Lepreghiere che la carità dei confratelli, dei parenti e degli amici vorrebbero destinare ad alJeviare e sminuire il mio dovuto purgatorio io ti scongiuro a voler destinare allo scopo di ottenere dalla divina misericordia il battesimo per i poveri infedeli, senza il quale essi non potrebbero addivenire cittadini del cielo». Egli fu pure profondamente consapevole e dispiaciuto per le sue debolezze: «Voglio accettare nella sua imerezza e lunghezza il purgntorio che mi merito: attraverso d i esso, che io diventi capace di desiderare Dio con quella intensità e ardore che non ho saputo coltivare durante la mia frenetica vita terrena». N ella cattedrale della Consolata a Nyeri , suor MaryTheresa Murugi, superiora generale delle suore di Maria Immacolata, definì il ritorno delle spoglie di moos. Perlo come <<Una grazia speciale nella storia della congregazione. È meraviglioso riavere i resti del nostro padre fondatore». E augUIÒ di vederlo presto proclamato beato, per «Jn fede eroica che ha caratterizzato tutta la sua vita>>. Oggi, la congregazione fondata dal Perlo conta 300 suore, presenti in 9 diocesi del Kenya, oltre che in Uganda, Tanzania e Stati Uniti. Dalla cattedrale, l'urna del Perlo Le figlie di mons. Perlo pregano davanti ai suoi resti morto/i, collocati nello cappello dello loro coso madre. Sotto, missionari dello Consolato e suore di Mario lmmocoloto posano per ricordore l'evento dello troslozione. fu portata nella casa madre delle suore e sistemata dall'arcivescovo Njue nella loro cappella. «È un evenw commoveme - concluse il vescovo-. Questa persona ha f,ruidaro un gruppo di missionari che ha iniziato l'evangelizzazione di questa regione: è bene che egli rimanga qui con noi, come punto di riferimen- ~~ ~~ to nella storia della nostra C fede>>. * Henry Makori, giornalista kenyano, lavora nella redazione di The Seed, la rivista dei missionari della Consolata in Kenya. MC l maggio 2005 pagina 57
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