ti e fedeli laici; così pure i. tre ampi tendoni nel piazzale antistante: tutti volevano assistere al «ritorno» del missionario pioniere che, insieme a tre compagni, aveva fondato la chiesa cattolica nel cuore del Kenya. Gli aJ·civescovi Kirima e Njue concelebrarono la speciale messa di ringraziamento, insieme ai vescovi Peter Kihara di Murang'a, Virgilio Pante di Maralal , Luigi. Paiaro di Nyahururu e Anthony Muheria di Embu. Introducendo h1 celebrazione, mons. Njue disse che il ritorno delle spoglie mortali di mons. Perlo e ra un evento gioioso per la diocesi di Nyeri e tutte le altre che da essa si erano formate. Rievocò la prima messa cbe il Perlo e i suoi compagni celebrarono a Tuthu. «Più di un secolofa,Perlo e i suoi confratelli posero piede in una terra per loro sconosciuta. n ritorno dei suoi resti mortali ci riporta alle nostre origini. Siamo messi a contatto con la nostra storia: è un momento di grande gioia>>. Nell'omelia, moos. Kirima riprese il tema e lo ampliò: «Come gli Israeliti gioivano per il loro padre Abramo, anche noi ci rallegriamo per il nostro padre, moos. Perlo». «È un'occasione singolare - continuò Kirima -, è il momento d i ringraziare Dio per J' enorme lavoro di evangelizzazione fatto in questa regione da mons. Perlo e gli al_tri missionari della Consolata. E pure un 'opportunità per tutti i cristiani, perché riflettano su come anch'essi possano meglio collaborare alla diffusione della buona notizia di salvezza. C'è ancora geote cbe non ha sentito la parola di Dio. È tempo di domandard: io, a quali popoli sono mandato?». Era questa la domanda che si erano posti il Perlo e gli altri missionari della Consolata. «Essi permisero che la parola di Dio riempisse i loro cuori e, da quel momento, né dJstanze, né deserti, né mari, né monti QOte ro no ferma rli dal venire a diffonderla in mezzo a noi» concluse mons. Kirima. L a storia di mons. F ilippo Perlo in Kenya è lunga e interessante. All'inizio del20° secolo, quando nella mente di molti stranieri l'Africa era una terra di tenebre e terrori (alcuni reali, altri immaginari) , un prete italiano fondava un istituto per mandare missionari a evangelizzare il continente. E subito uno dei suoi amid si arruolò: a 29 anni, padre Filippo Perlo partl per il Kenya, insieme a padre Tommaso Gays e ai frateJJi Celeste Lusso e Luigi Falda. Non è difficile vedere quanto eroici furono questi quattro missionari: avevano da poco lasciato l'Italia, quando tutti i loro colleghi, che si preparavano per raggiungerli in Africa, abbandonarono il sogno, fecero i bagagli e usdrono per sempre. Giuseppe Allamano, fondatore deU ' Istituto Missioni Consolata, chiuse la casa di formazione, si mise le chiavi in tasca e, grattandosi la teNello cattedrale di Ny_eri: un gronde quadro, raffigurante mons. Perlo, troneggia davanti all'urna con i suoi resti mortali. sta, s'interrogava sul da farsi. lotanto, padre Perlo e il suo gruppo arrivarono in Kenya, accolti da mons. Allgeyer, vicario apostolico di Zanzibar, che li accompagnò a Nairobi. Dopo una settimana, ospiti della missione dei padri dello Spirito Santo, essi partirono in treno per Naivasha, accompagnati da una trentina di portatori, .e da n si diressero in carovana verso Tuthu, la patria del capo Karud wa Gakure. Questi era un uomo di maendèleo (progresso). Aveva fatto richiesta alle autorità coloniali da poco stabilire di mandare missionari nel suo dominio. Presso la casa di Karurì, ora sotto la diocesi di Murang'a, i missionari celebrarono la loro prima messa nel Kenya centrale, il29 giugno dell902. E per la prima volta le colline udirono dsuonare il Magnifica!, il canto di Maria. n posto e la gente piacquero a padre Perlo e a1 suo gruppo. <<ln generale gli agikuyu mostrano una naturale onestà e rettitudine, che non sen1pre si può trovare tra la nostra popolazione cattolica in Italia» scrivevano i missionari. <(Abbiamo notato che qui il furto è sconosciuto... Degna di ammirazione è la buona armonia tra di l.oro: non abbiamo mai visto dispute, neppure tra i bambini...». GJi agikuyu, diceva il Petlo, sono «una popolazione cosl gelosa della propria indipendenza, da p referire la morte alla schiavitù». Negli anni seguenti, grazie alla sua esperienza di amministratore, padre Perlo fu nominato superiore del gruJ?pO. Uomo d i incenso zelo cbe credeva nei risultati, in breve tempo egli aprì molte stazioni di missione. Tale espansione, insieme alla necessità di staccare il territorio dei missionari della Consolata dal vicariato apostolico di Zanzibar ges ti to dai padri dello Spirito Santo, portò alla creazione del vicariaro apostolico del Kenya (il 12 giugno 1909), di cui mons. Perlo fu il primo vescovo. Missionario per eccellenza, la sua attività, che abbracciava evangelizzazione e istruzione, sanità e agri - coltura, stampa e opere sociali, portò in seguito alla fondazione delMC l maggio 2005 pagina 55
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