Missioni Consolata - Maggio 2005

Povertà e dignità in un villaggio ofricono. Sotto, occhi di bimbo, ignoro del proprio futuro. sperduti villaggi delle loro... parrocchie: aree spesso grandi come iJ Piemonte o la Lombardia. Ma mi accorgo che purtroppo, in quei villaggi, poco è cambiato: quelle fmo di 50 anni fa, potrebbero benissimo essere stare scattate ieri l'altro. Mi accorgo che la gente continua a vivere in povere capanne di fango; in villaggi senza luce e senza acqua; fiJe di donne, con un secchia sulla testa percorrono chilometri per raccogliere un poco d'acqua; non ci sono strade per arrivare a quei villaggi, molti dci quali non hanno scuole o, dove ci sono. in buona parte non è stato il governo a costruirle. Mi accorgo della mancanza di un nùnimo indizio Ji struttura sanitaria per fronteggiare le conseg~~nzc del vivere in situazioni così difficili e in aree così malsane. t, ben poco è cambiato. C'è far· se qualche scolorita e bucherellata magliena in più a coprire corpi poco abituati a farne uso. Quanto è stridente il contrasto per noi, abituati a macchine sempre più potenti c costrette a code sempre più lunghe; abituati ai telefonini dalle suoneric più strane e fastidiose, che strillano all 'impazzata anche dove gradiresti ci fosse solo silenzio. Raccontare cosa significhi and~1re in questi villaggi per celebrare una messa dà l'iJca di straordinarierà. Qualcosa da fars i una o due volte l'anno, mentre ancor oggi è spesso la quotidianità da affrontare per molti che operano in certe arce. La straordinapersonaggi, con o senza barba, che con umiltà e semplicità riescono a raggiungere il cuore di migliaia c migliaia di meno fortunati. e realiuano cose grandiose. in aree difficili, in condizioni assurde, con mezzi ina - deguati. Personaggi che amo spesso, bonariamente, defi11ire «fuori Ji testa>>, per la loro cocciutaggine nel cercare e ottenere l'impossibile: personaggi che rispondono al nome d i missionario. EWE EINVASORI SBIADITI In ogni pane del mondo sono sempre state le ~uerre a definir<;: i confini prowisori di un paese: l'Africa non fa certo eccezione. La storia ricorda molti imperi africani che si spinsero lonwno per conquistare nuove terre. Solo che negli ultimi 34 secoli, fece la sua comparsa un'altra sorra di conquistatore, colorito smunto, quasi fosse una focaccia tolta dal forno troppo presto. Un invasore sbiadi to, insomma, che, proprio in virtLI del colore della pelle, era convinto di essere il più bello e bravo, prediletto dal Creatore (c quando mni Dio disse una cosa dcl genere, forse in un orecchio a Mosè quando gli consegnò le tavole?). L'invasore sbiadito. attratto da ricchezze non indifferenti a portata di mano, pretese di imporre le proprie leggi. Impose acldirinura la propria lingua. Se ne infischiò degli idiomi e tradizioni millenarie di chi quelle terre abitava. Fece anch<;: di pegWO. Si accorse che anche quegli individui potevano mppresentare prez1osa merce da esporcare. Di invasori sbiaditi gli ewe ne conobbero diversi: porroghesi, tedeschi, francesi, inglesi. Furono propriogli ultimi due a spartirsi le loro terre. {nutile soffem1arsi sul come e quando, il risultato finale è che, ancora oggi, ben diliìcilmente tale risulrato potr~1 essere modifica - to. Noo imporra se la linea di confine tagliava villaggi e comunità. Tanto l'invasore sbiadito l'aveva già farro più volte anche a casa propria. E coloro che restarono in Toga, se volevano comunicare con l'invasore, dovettero arrabattarsi a decifn1re una lingua dermita francese. Gli altri che fmirono in G han~• . pur conrinuando au abitare un'area definita Togoland e villaggi il cui nome evocava origini togolesi, dovettero arrabattarsi con una lingua toralmcme diversa, definita inglese. Nel corso degli anni, qualche personaggio ambizioso cercò con la forza, senza riusci rei, di riportare tutti gli ewe sotto lo stesso tetto. Ma una volta ottenuta l' indipendenza, è impossibile menere in discussione decisioni prese daiJ'invasore e sancite da un organo che, a dire il vero, da tempo annoverava anche persone di colore e tradizione simile agli L'we. Nonostante l'ingombrante presenza, la fierezza ewe è sempre riuscita a mantenere viva la propria lingua (ora studiata nelle scuole), le proprie tradizioni, i propri canti, le proprie danze. E anche se chi vive in Ghana è convinto quando ne canrn l'inno o recita la promessa di rispectarne la costituzione, anche se negli incontri di calcio Ghana-Tago il tifo per il paese di appartenenza si fa sentire, ogni ewc si seme prima di rutto un ewc, nonostante che l'invasore sbiadiro cc l'abbia messa ~~ter cancellarne le o1 Mc j

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