Missioni Consolata - Maggio 2005

in lontananza i tam-tam che d danno il benvenuto. AU'improwiso, una piacevole, inaspettata, quasi surrea]e immagine si marerializza: su un enorme spiazzo appare un complesso scolastico animato da cenrinaia di bambini nella tradizionale uniforme. Una scuola, che va dalla materna alla media inferiore, dove sembrava solo savana. La folla di bambini che la popola testimonia la presenza eli tanti piccoli villaggi nascosti. Povere capanne, ma arricchite da una importante presenza per la crescita delle nuove generazioni. Padre Peppino ha costruito la prima parte della scuola, dedicata ai piccoli. n governo, fortunatamente, ba accettato eli completare la struttura e pagare (forse meglio dire malpagare) alcuni degli insegnanti. .L Africa ba voglia di crescere: quale mezzo migliore di una scuola? «DACCI ANCHE OGGI... » Sanno sempre essere suggestive le messe in Africa. La devozione che senti attorno ti contagia. Ti entra dentro. Ti arriva al cervello. Ti serra la gola. Quanti momenti particolarmente significativi! I canti, cbe sembra non debbano mai finire, ritmati dalle percussioni, accompagnati dai battiti cadenzati dalle mani e da passi di danza. L'offertorio in cui tutti, a passo di danza, portano la loro offetta in denaro o in natura (banane, manghi , noci di cocco). li Padre nostro, recitato spesso tenendosi per mano. Braccia protese verso l'alto. Nei vi llaggi, all'aperto, questo enorme anello multicolore è ancora più suggestivo. Le parole sono le stesse, ma sembra assumano significati diversi a seconda eli chi le pronuncia. A seconda delle situazioni e delle esigenze. Quella richiesta eli pane quotidiano, sembra significhi realmeme: «Fai che anche oggi possiamo trovare qualcosa da mangiare. Fai che la terra ci sia amica ericambi le nostre fatiche con raccolri che non facciano più soffrirela fame ai nostri figli>>. E quando vedi rivolgersi al Padl'e celeste bimbi che non hanno mai conosciuto quello terreno, traspare realmente il desiderio di uo futuro meno awerso: desiderio di famiglia, di casa, di un riparo sicuro. Sono suppliche che semi trasmettere dalle mani di chi ti sta a fianco. Ti pervadano. Ti entrano nelle vene e, come microonde, si propagano a rutto il corpo molecola dopo molecola. Ugualmente toccante è sempre per me il momento dello scambio di un segno eli pace. Sarà anche per il colore deUa pelle, decisamente più sbiadito del loro e che non ci fa passare inosservati, ma sono sempre tante le mani che vengono a cercare Ja mia. Spesso tutte. E sono strette di mano convinte, non eli curiosità, eli facciata o sola cortesia. Tale convinzione la leggi negli occhi che cercano e guardano diritto nei tuoi. E mentre pronunci l'augurio di pace, non riesci a non pensare alle loro terre martoriate da continue guerre, scontri tribali,lorte per il potere, dove a fame le spese sono sempre i più deboli e in difesi . Mentre stringi le mani di donne e ragazze, non riesci a non pensare a quante altre, non molto lontano da lì, sono vittime eli soprusi e violenza. Mentre stringi quelle dei bimbi, non riesci a non pensare alle centinaia di migliaia, la cui infanzia è negata da lavori massacranti o, peggio ancora, dall'imposizione eli machete o kalashnikov da usare contro fratelli di etnia diversa. E allora, questa volta, la supplica al Padre celeste parte da te: <<Fai che finalmente in queste terre africane sia pace! Fai cbeJa pace possa finalmente regnare, /or ever an d ever.'>>, come loro stanno augurando a me. MISSIONARIO: CHI È COSTUI? Da ragazzo ero affascinato da testimonianze raccolte in terre di missione. Se a raccontarle erano i protagonisti, il fascino si moltiplicava. La straordinarietà di quei personaggi dalla lunga barba, ai miei occhi di fanciullo andava oltre qualsiasi libro o film d'awentura. Lefoto di villaggi, povere capanne eli fango e gente che vi abitava, suonavano fantascienza per chi, come me, viveva in una grande città e sembrava straordinaria la vita di campagna. Ora che ragazzo (almeno anagra· ficamente) non lo sono più da tempo, ho spesso la fortuna eli vivere questo fascino, seppure per un tempo limitato, direttamente con loro: nelle loro missioni, nelle loro terre. Sì, fortunatanlente bo spesso l'opportunità di seguirli nelle visite a MC l maggio 2005 pagina 51

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