r za interessi. Gratuitamente visse, gratuitamente si accomiata da se stessa, ma non da noi che ancora non vogliamo credere che la fine sia vicina. Fu impressionante scoprire come la mamma, anziana e malata, bambola di pezza in mani altrui e incapace ormai anche di leggere, fosse ancora il fulcro di contenimento di quanti la circondavano. Attorno a lei fragile e decadente anziana senza più movimenti autonomi, in balia di dipendenza dagli altri per ogni esigenza e necessità, ruotano i figli, le nuore, i nipoti e la pronipote di due anni con il fratellino in arrivo. Il futuro è appeso al gancio deUa vecchiaia che lo culla e lo custodisce come un tesoro prezioso. La vecchia sterile partorisce sette volte, oltre il tempo, oltre ogni speranza, a dispetto della morte. La donna forte di cui il libro dei Proverbi 31,10 tesse l'elogio è qui davanti a noi. È la mamma: «La donna forte chi la troverà?». Noi l'abbiamo trovata. Di fronte alla prospettiva della morte, sa dire: «Facciamo quello che Dio vuole» e senza saperlo trasforma in vita le parole dell'alleanza del Sinai in Es 24,7: «Ciò che il Signore ha detto, noi faremo e ascolteremo» e del Padre nostro: «Sia fatta la tua volontà» di Mt 6,10. Come il popolo del Sinai, la mamma prima ha fatto e poi ha ubbidito. Antico e Nuove Testamento, insieme in un unico progetto, Isaia 53 e Mt 6: «Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori nan aperse bocca ... Padre... venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà». Il6 gennaio, solennità dell'epifania, inizia l'ultimo tratto della via crucis, dolorosa e terribile. La vecchiaia e la malattia diventano crocifissione: il male prende la lingua e la bocca con atroci dolori èhe nemmeno la morfina sa lenire. Non può inghiottire e deglutire nulla. Non può fare nemmeno la comunione, che ormai da giorni è il suo unico nutrimento. Ho pregato Dio che prendesse me al suo posto o desse a me i suoi dolori e le sue sofferenze e che se questo non era possibile, che la facesse morire, ma che in ogni modo ponesse fine ad uno scorticamento disumano che a me pareva gratuito e perverso. Se l1 éera Dio, non sapevo come éera. In quei giorni ho pensato alle vittime delle torture in Iraq ad Abu Graib e in tutti i luoghi dell'orrore delle guerre dimenticate, ma in pieno esercizio in ogni parte del mondo. Ho pregato, ho pregato, ma il Signore non ha ascoltato il grido di un figlio che voleva solo che fosse alleggerita un poco la sofferenza della sua vecchia mamma. Mai come in quei momenti ho capito il Giobbe della bibbia e L'urlo di Gesù sulla croce, quando grida il suo abbandono al Padre. Da quel giorno seduto accanto a lei mentre invecchiava, soffriva e si trasformava, cominciai a preparare l'omelia del suo funerale o meglio del suo «Ad-Dio» e del nostro «Arrivederci», mentre guardavo la mamma ormai vecchia, malata e moribonda. Quel giorno ebbi la certezza che la vecchiaiaavrebbe avuto il sopravvento sulla speranza e che la mamma sarebbe morta. Quel giorno fu il giorno più lungo perl'anima mia che si rifiutava di accettare questa certezza, nonestante desiderassi la sua morte per non vederla più soffrire. Si può desiderare la morte per amore? Oh, sì se si può! Con la mamma ho provato anche questo contrasto di desideri: la morte e la vita contemporaneamente. Il tutto e il nulla. Il vuoto e il pieno. OLTRE LA VITA ELA MORTE Finalmente dopo otto giorni, nella bibbia numero simbolico che celebra il Messia, il14 di gennaio 2005 alle ore 17,00, la mamma muore tra le braccia dei figli presenti. Mai morte fu liberazione come questa. Noi figli respirammo subito un sollievo per lei e godemmo che non soffrisse più, ma restammo orfani, nonostante siamo adulti e io sulla soglia dell'anzianità . Il momento della morte coincideva con l'inizio del sabato ebraico, il giorno che per la liturgia cristiana inizia, ma non termina perché si prolunga nella domenica, il giorno del Signore, illuminato dalla risurrezione, giorno senza tramonto perché Dio stesso e l'agnello sono la sua luce e il suo riposo. È il giorno dove la vecchiaia si fonde con la giovinezza, la notte con l'alba, il buio con la luce e Dio stesso diventa la sintesi del paolino «Tutto in tutti» (1 Cor 12,6). Dice una leggenda ebraica che in ogni generazione vi sono nascosti 36 giusti, sconosciuti gli uni agli altri e a chiunque; 36 come gli anni di Isacco quando dovette essere immolato da Abramo sul monte Moria per obbedire ad un ordine di Dio. Il giusto !sacco fu sostituito dal montone procurato da Dio stesso. La leggenda sta ad insegnare che ogni generazione sta in piedi perché poggia su 56 colonne di «~iusti» nascosti che con il loro silenZ1o, la loro sofferenza, il loro dolore e la loro vecchiaia vissuta con dignità, reggono Hpeso dell'umanità in modi e stili a noi incomprensibili e per la nostra sensibilità spesso inaccettabili. Di questi giusti credo che buona parte siano anziani con il fardello della solitudine e della malattia, del silenzio e, a volte, dell'abbandono. Essi sono l'icona vivente della nostra società faticosamente in cammino verso la morte che non accettano come parte della vita. Verso la vita. Oltre la vita e la morte. La mia mamma fu per la sua e la nostra generazione una di questi 36 giusti nascosti, ma eletti da Dio e associati al mistero della sua croce. Mistero di dolore e di morte che genera la risurrezione degli altri. Prego Iddio di farmene degno. Per sempre. • DouierMC l magfio 2005 pagina45
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=