tosufficienti, che naturalmente restano qui fino alla morte, per cui se diventano non autosufficienti li assistiamo secondo le necessità. L'autosufficienza iniziale è importante perché aiuta L'anziano ad inserirsi in un ambiente che per quanto gradevole e sereno è sempre una novità da scoprire e accettare». Il personale che assiste gli annani come è composto? «Siamo più di 3.000 sorelle sparse in tutto il mondo, tranne dove c'impediscono di fare Le questuanti. In questa casa, a Genova, siamo 13 sorelle di cui alcune anziane e 32 dipendenti laici esterni stipendiati che si occupano della lavanderia, della cucina, delle pulizie e dell'assistenza a 80 anziani, 45 donne e 35 uomini più tre coppie di sposi che vivono insieme e anche due anziani sacerdoti, un lombardo e un sanremese. Attualmente in Europa la chiesa attraversa una crisi di vocazioni, e così anche la nostra congregazione, mentre abbiamo vocazioni in India, Colombia, Cile, Filippine, America, Africa, ecc.». Il rapporto tra personale e anziani è 1 a 2. Nemmeno negli alberghi di lusso si ha un rapporto cosJ ottima/e. «Noi garantiamo un'assistenza 24 ore su 24 e per noi l'anziano è sempre al primo posto, al posto d'onore. Teniamo molto alngiene personale e alla pulizia dell'ambiente, di ogni ambiente e questo esige presenza e attenzione. Tra il personale vi sono anche infermieri, perché gli anziani hanno sempre qualche problema di salute». Vivono in stanze singole omulti· ple? «Abbiamo 48 camere singole e 16 doppie molto grandi. Quasi tutti gli anziani autosufficienti vivono nelle singole. Gli ammalati e quelli che necessitano di assistenza particolare sono nelle doppie. Ognuno ha personalizzato la camera con i propri mobili, compreso il letto e L'arreda secondo il proprio gusto». Qual è la gjornata tipo dell'annano in questa «casa mia»? «Riguardo alla giornata, al mattiDouier MC l moggio 2005 pagina 36 no ognuno si alza quando vuole: chi si alza alle 6,00, chi alle 7,00 o alle 8,00. Non c'è un orario comune. La colazione si consuma tra le 8,00 e le 9,00. Mano a mano che gli anziani si alzano Le sorelle aiutano coloro che ne hanno bisogno o quelli che non possono muoversi a fare colazione. C'è chi sistema Le sale da pranzo, chi va' fuori per commissioni come andare in farmacia, alla posta, ecc.; chi va' nel Laboratorio di cucito dove si sistema la biancheria personale; chi accudisce il giardino o altre piccole cose». Avete anche l'orto, oltre al gjardfno? «No! L'orto è impegnativo e necessiterebbe di più persone per una sana gestione. Per i nostri anziani sarebbe troppo pesante, quindi abbiamo ripiegato sul giardino che richiede altri ritm1 e impegni, senza ansia. Del giardino si occupa oggi Giacomo di 100 anni e 4 mesi insieme ad altri due che possono farlo. Poi cerchiamo di valorizzare ciò che facevano nella vita, per cui se un anziano ha fatto il falegname o il calzolaio o l'imbianchino, o altro... qui esercita la sua professionalità misurata sulle sue forze e sempre in modo libero, organizzandosi il tem· po secondo le proprie esigenze. Stiamo attente, perché vi sia un equilibrio tra i vari momenti della giornata». Per voi tutto dò è anche un valore aggjunto economico•.. «Non è questo il fine. Lo scopo principale consiste nel fatto che gli anziani abbiano un'occupazione per sentirsi ed essere utili e non rinchiudersi in se stessi e magari passare tanto tempo davanti alla tetevisione. Per un'anziana che non poteva fare nulla, per esempio, una suora ha inventato un lavoro: farle tagliare la lana con cui riempire i cuscini che vengono venduti per aiutare te missioni indiane». Qual è il rapporto con il territorio del quartiere? «Gli anziani autosufficienti escono, entrano, vanno e vengono come vogliono, senza alcuna limitazione. Vanno a comprarsi il giornale; vanno in centro anche solo a passeggio; sbrigano commissioni. Se questa è -- una casa lo deve essere a tutti gli effetti. Da fuori, oltre i parenti viene qualcuno, non troppi. Vi è qualche gruppo che ci frequenta che è diventato amico con il quale si è instaurato un rapporto di amicizia. Per esempio, a carnevale è venuto un gruppo che ha animato tutto il pomeriggio riunendo insieme bambini, giovani e anziani». Come vivono gli anziani che sono qui il legame con la famiglia di ori· gjne? «Dipende. Normalmente è buono perché i parenti mantengono i rapporti e vengono a trovarli. Vi sono anche persone che non hanno più nessuno, ma hanno amici che di tanto in tanto vengono a fare una visita. Inottre, si è creata una rete di amicizia qui dentro per cui non c'è nessuno veramente sol0». ... e il distacco dalla famiglia? «Cerchiamo sempre che sia l'anziano o anziana a volere venire qui. Aquesto scopo chiediamo a tutti di fare un periodo di esperienza: se si trovano bene, possono decidere di restare, diversamente se ne tornano a casa. Nessuno finora se n'è tornato da dove proveniva. Vi sono anche anziani çhe si rendono conto di non potere più badare a se stessi e allora decidono di venire da noi e questi hanno una motivazione personale già in partenza». Ospitate anche persone per un tempo determinato? «Se possiamo si, ma di regola non possiamo, perché la camera di ciascuno è personalizzata. Per cui, se un anziano va in famiglia per un mese, non possiamo ospitare un altro e metterlo nella sua camera: non ci sembra g1usto. È una questione di dignità e di rispetto». Qual è l'atteggjamento deglf annani di fronte alla sofferenza e alla morte? «Varia da persona a persona e in base alla nostra esperienza dipende molto dall'educazione con cui un anziano o anziana è cresciuta. C'è di tutto: éè attenzione ammirevole, c'è motivazione religiosa, c'è anche rassegnazione. Gli anziani sono persone con le stesse contraddizioni di tutti gli altri». •
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