Missioni Consolata - Maggio 2005

Visita ad una residenza per anziani poveri .. ,. ..............-a ............................ . UNA PERLA PER <<L 'ULTIMO MIGLIO» Non è un ricovero, né un ospizio, né un ospedale camuffato. Non ha nomi fasulli. Non chiede «rette», né contributi pubblid. AGenova, abbiamo visitato la casa per anziani delle «Piccole sorelle dei poveri». E••• di Paolo Farinetla e Maria Cristina Pantone AGenova, in via Corridoni 6, abbiamo trovato una perla: un Luogo di accoglienza per anziani che non è un ricovero, né un ospizio, né un ospedale camuffato e non ha nomi fasulli. Non è nulla di tutto ciò che siamo abituati a vedere quando si parla di ricoveri per anziani... È semplicemente una casa che gli stessi anziani chiamano «casa mia», perché non sono ospiti paganti o posteggiati in att-esa della morte, ma persone che vivono godendo ogni giorno di tutte le opportunità che la vita offre, anche nella lentezza del tempo e del camminare propri della vecchiaia. Abbiamo incontrato persone anziane gioiose e allegre nella loro vecchiaia. Siamo stati liberi di visitare tutti i Locali, d'incontrare gli anziani, di chiedere quello che volevamo, senza alcuna limitazione. Abbiamo conversato con Esperia, Rosa, Amelia. E con Giacomo di 100 anni e 4 mesi, ancora sulla breccia a coltivare il giardino e a potare rose. Tutti ci hanno detto, con il sorriso nel cuore e sul volto, che non si sentono in «ricovero», ma a <<casa mia». Siamo rimasti impressionati dalla vitalità e dalla gaiezza di questi «vecchietti» affatto in riposo, perché ognuno di loro partecipa alla gestione della casa con un ruolo personale, secondo le capacità anche fisiche. L'edificio, costruito all'inizio del secolo scorso, si innalza su tre piani e ad ogni piano vi sono camerette singole o dòppie, sale d'incontro e una sala da pranzo per piano. Non esiste un refettorio unico, dove radunare tutta la «truppa», ma si mangia a gruppi, per piano, come in una famiglia allargata. I tavoli sono a 4 posti e sono i normali tavoli che si Dossier MC l mogg.io 2005 pogino 32 trovano nelle sale delle nostre famiglie. Nulla richiama un collegio o un ospizio. Le sale sono preparate dagli stessi anziani e la cura anche nei minimi particolari dimostra La sensibilità e Fattenzione che tutti hanno. Suor Moria Rosa, come si chiama la casa in cui d troviamo? «Istituto "Piccole sorelle dei poveri". In alcune case è stata aggiunta anche La dizione "Casa mia", perché non vogliamo che .sia un ospiziu, ma ogni anziano deve poter dire: qui è "casa mia". Questa aggiunta non è un vezzo, ma esprfme una realtà perché veramente gli anziani che vivono con noi sentono la casa come "casa loro". È un'esperienza che viviamo quando gti anziani per qualsiasi motivo vanno fuori, presso parenti e spesso dicono: "No, no, portatemi a casa mi.a"». Qual è il motivo del nome «Pie· col~ sorelle dei poveri»? «E il nome originario, voluto fin dall'inizio dell'opera (1839) dalla nostra fondatrice, Jeanne Jugan, che ha pensato a noi come "Sorelle degli anziani poveri"». Ci sta dicendo che siete nate per servire come sorelle i poveri, spedalmente gli anziani? «Sì, esattamente. Siamo nate per accogliere gli anziani soli e poveri. la nostra congregazione formata oggi da oltre 3 mila sorelle e sparsa in tutti i 5 continenti, ha un'opera unica: assistere gli anziani e in particolare gli anziani poveri, di cui vogliamo essere "sorelle", come in una famiglia». . Voi peraccettare qualcuno ponete una condizione: deve essere veramente povero. Cosa vuoi dfre «povero»? «Non avere troppi soldi. In poche parole, essere veramente povero» (il tono della voce di suor Maria sottolinea il «vemmente povero»). Facdamo un esempio: seuna per~ sona anziana possiede uno o due appartamenti frutto del risparmio di una vita perassicuratsiuna buona vecchiaia voi non lo accettate? «Di regola, no». Cosa gli consigliate? «Di cercarsi un'altra soluzione dove può impegnare i suoi averi e goderseli». Se una persona anziana vi dicesse: io vi dò i miei appartamenti o i miei averi in cambio della vostra assistenza fino alla morte, voi cosa fate? «Abitualmente non accettiamo, perché se accettassimo, piano piano diventeremmo le "Piccole sorelle dei ricchi". Ospitiamo circa 80 persone e, se tutti avessero uno o due appartamenti o risparmi per centinaia di migliaia di euro..., noi ci troveremmo a gestire un patrimonio enorme e verremmo meno all'ideale della fondatrice che ci volle espressamente "Sorelle dei poveri". Non dob· biamo, non possiamo aiutare chi ha sufficienti mezzi di vita. Noi esistiamo per aiutare coloro che non hanno mezzi per sostenersi: i poveri, senza appartamenti, senza rendite e a volte anche senza pensione».

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