Missioni Consolata - Maggio 2005

Salute, benessere, vecchiaia • • ••~• ~• • ••·~~·~••••• •'••e••••·~·•••••~••••·~~•••·~~··~ LA DIFFICILE RICERCA DELLA FELICITÀ Come fl Prodotto interno lordo non può bastare a misurare la ricchezza di una società, cosi la speranza di vita non basta a misurarne la salute. Fin dove benessere e felicità coincidono? Riflessioni a voce alta, senza risposte certe. di Guido Sattin, medico ospedaliero G Li ospedali erano pieni in quest'ultimo inverno. Erano pieni di anziani con polmonit1, insufficienze respiratorie e cardiache. Più degli altri anni. Gli ospedali sono pieni di anziani, cosi come lo sono le vie della città, le piazze dei paesi, i bar dei borghi nelle campagne, le chiese; e quando non si vedono è perché sono chiusi nelle loro case, gli anziani, nei luoghi che li ospitano, nelle case di riposo, negli ospizi e lo sono di più al nord che al sud. Nella nostra società sempre più vecchia. la storia ci ha portato ad invecchiare; quella storia che, seguendo vie tortuose, ha trasformato le culture, le ha mischiate fra loro, ne ha create di nuove anche e specialmente intorno al Mediterraneo. Eppure continuiamo a stupirei nel vedere barche piene di giovani attraversare le acque del nostro mare. Ci stupiamo a vedere file di pulmini pieni di giovani fé!re la spola fra Wcraina e le nostre terre. Ci allarmiamo a vedere le nostre strade invase da giovani venditori senegalesi di borse fabbricate da moltitudini di giovani cinesi. Eancora: giovani venditori di caldarroste cingalesi, giovani filippini con accendini e binocoli. Ci stupiamo nel vedere giovani peruviani raccogliersi nelle piazze nelle ore libere dai lavori domestici nelle case dei nostri vecchi. «la parte più povera del Mediterraneo- anche questa è una contraddizione del nostro mare • avrà più giovani, e quella più ricca più vecchi». Cosi scrive Predrag Matvejevic nel suo «Breviario Mediterraneo», una raccolta di pensieri che smuove la nostra anima e risveglia la nostra vo· glia di viaggiare e capire, anche solo e semplicemente il mare che ci circonda. Non sono i nostri genitori ad invecchiare, non sono i nostri nonni. Siamo tutti noi, il nostro paese, la nostra Europa che invecchiamo, lamentandod però dei giovani stranieri che arrivano a riempire quegli spazi che lasciamo vuoti. Sono medico e forse vi dovrei parlare delle demenze vascolari, degli ictus cerebrali, delle neoplasie, delle insufficienze respiratorie, delle inrufficienze renali, dei nostri vecchi che cadono e si fratturano. Forse dovrei darvi dei numeri, raccontarvi della prevenzione, delle cure, della riabilitazione. Magari potrei raccontare una storia, ma sarebbe una delle tante che ciascuno di noi vive o ha vissuto con i propri cari. Invece di tutto questo, voglio proporre soltanto una riflessione. Vi sono studi che indicano che, superato un certo livetto di ricchezza, il benessere complessivo delle società, non aumenta ed anzi tende a diminuirè. le conclusioni di World Values Survey- una ricerca sulla soddisfazione della propria esistenza, realizzata tra il1990 e il 2000 in oltre 65 stati -, indicano che il denaro e la felicità hanno la t~ndenza a conciliarsi fino a un reddito annuo (a persona) di circa 13.000 dollari (a parità di potere d'acquisto del1995). Oltre quel reddito le entrate aggiuntive indicano solo modesti aumenti della felicità. Gli psicologi sono molto chiari non solo nel definire il range di ricchezza entro il quate ci si sente felici, ma anche nel descrivere che cosa effettivamente contribuisce alla soddisfazione nella vita. Gli studi suggeriscono che le persone felici tendono ad avere relazioni solide e appaganti, buona salute e un lavoro soddisfacente. Nelle frenetiche società industriali questi fattori sono sempre più causa di tensione, e la gente spesso usa il consumo come surrogato di fonti genuine di felidtà (1). Si riscopre così un filone antico della ricerca economica, quello che contesta l'efficacia del Prodotto interno tordo come misuratore det benessere sodate (perché, per esempio, non calcola i costi dell'inquinamento o della criminalità). Daniel Kahneman dell'Università di Princeton, il primo professore di psicologia ad aver vinto un premio Nobel per l'economia (nel2002), ha annunciato il National well-being account, un indice della felicità da inserire fra i parametri che misurano il grado di sviluppo di un paese, a fianco di reddito, indebitamento, disoccupazione. Il governo britannico, informa il Finandal Times, è peraltro già all'o~ pera. Il Cabinet Office ha pubblicato un rapporto intitolato «Life Satisfaction» che conclude che la ricerca della gratificazione individuale~ sicuramente così importante da giustificare un intervento diretto dello stato per favorirla. Non solo denaro, ma servizi per l'infanzia, attenzione per gli anziani, campagne per favorire la solidarietà e il riscatto dei diseredati. l'idea di benessere come traguardo personale e politico è sempre più un luogo comune che compare ovunque: dalle riviste divulgative alte pubblicazioni ufficiali delle organizzazioni multinazionali, corne «The Well-being of Nations» dell'Ocse Donler MC l maggio 2005 pagina 25

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