Missioni Consolata - Aprile 2005

Roraima (Brasile) •••••••••••••••••••••••••••••••••••••• NUOVO TESTAMENTO IN liNGUA WAPIXANA T utto ebbe inizio nell987, in un incontro di formazione e studio con i catechisti indigeni della regione chiamata Serra da Lua (Monti della Luna). Qui ci sono 12 comunità indigene tra le quali ho lavorato dall976 all990. Alcuni catechisti mi chiesero perché la parola di Dio era scritta in portoghese e non nella loro lingua. Risposi che nessuno l'aveva ancora tradotta, ma se qualcuno l'avesse fatto avrebbe avuto tutto il rolo appoggio. Maurizio, uno eli loro, espresse la volontà di Lradurre Marco se gli avessi regalato una bicicletta a lavoro finito. Feci la promessa. Poj, nel tempo che segu1, venne spesso a chiedere olio per la sua lampada dicendo che stava facendo la traduzione di notte. Una sera, alla fine eli agosto dell990, mentre rincasavo, lo incontrai che mi attendeva con il quaderno della traduzione completata. Tenni fede alla mia promessa e lo ricompensai con una bicicletta nuova. ln quel momento stavo lavorando conPatrizio alla stesura e correzione di un pkcolo dizionario della lingua wapixano. Gli mostrai la traduzione del vangelo di Marco, ma non riusciva a leggerlo, perché scritto con criteri personali diversj dai suoL Per superare ]a difficoltà, io leggevo la traduzione e lui, una volta compreso il senso, proponeva le opporrune correzioni. Dopo due mesi di lavoro, con l'aiuto di Casimiro, un altro catechista, il vangelo di Marco poté essere stampato in 200 copie ciclostilate. I mpegnato per 6 anni nell 'animazione missionaria in un'altra zona del Brasile, tornai a Roraima nell'agosto dcl1997 e fui destinato alla missione del Catrimani, tra gli indios yanomami, dove rimasi per un anno e mezzo, quando fuj destinato nella parrocchia San Isidoro di Alto Alegrc, dove ci sono vari villaggi indigeni UJapi'xana. Incontrai alcuni catechisti, che già conoscevo, i quali mi chiesero o che punto fosse la traduzione. M'informai e, con sorpresa, venni a sapere che, in quegli anni, Casimiro aveva tradotto varie parti del Nuovo Testamento e che il testo era stato trascritto su computer da padre Fernando Rocha. Questi, però, era stato richiamato in Portogallo, i dischetti da lui lasciati erano diventati illegg!bili a causa dell'umidità. Presi i testi di Casimiro e ricominciai a scdverli di nuovo nel cotnputct; facendoli correggere anche da altri catechisti e indigeni esperti della loro lingua (capaci di leggere e scrivere). Un lavoro, questo, che ho portato avanti nei momenti liberi da altre attività della parrocchia e che ho continuato nci vari trasferimenti. Il Nuovo Testamento in lingua wapixana. Frate/ Francesco Bruno con un catechista. Intanto Casimiro continuava le traduzioni Dopo 13 anni (aveva iniziato nell991), il Nuovo Testamento era tutto tradotto: nel2003 mi consegnò le ultime traduzioni. Per un anno le bozze furono corrette quattro volte da persone diverse. Nel frattempo avevo elehcato 1.200 parole sulle quali dubitavo dell'esatta traduzione. Spesi molto tempo nello spiegare agli esperti il significato di ogni parola, per ottenere la miglior traduzione. Spesso abbiamo lavorato giorni interi, con un'équipe di lp..eersone_eer chiarire, capire c tradurre le parole più difficili e dubbiose. Fu un lavoro snervante, svolto spesso sotto un albero, nel calore soffocante del sole equatoriale, mangiati da zanzare e moscerini, soffocati dal fumo dci rifiuti bruciati nci quartieri della città, disturbati dall'abbaiare di torme di cani che non d lasciavano in pace. Ora, grazie a Dio c al lavoro di tante persone, il Nuovo Testamento in lingua wapi'xana è stato pubblicato c viene distdbuito nclle varie comunità indigene da Casimiro che, a 84 anni suonati, ha cominciato a tradurre i libri del Primo Testamento. I l popolo wapixana conta circa 12 mila persone, di cui metà vive in Brasile, l' altra nella Guayana inglese. Andando indietro nel tempo, quando iniziaj a lavorare a Serra da Lua, soltanto una persona, Casimiro, diceva di essere wopi'xana; tutti gli altri ne· gavano di essere ùtdi'os e di conoscere la lirlgua locale. Mi ci vollero l O anni per avere la certezza che almeno il95% conosceva e parlava la propria lingua. Una scoperta che mi ha costretto a rivedere il mio modo di evangelizzazione: perché gli indigeni, quando erano tra di loro, parlavano la lo.ro lingua e conservavano i propri costumi, mentre con noi missionari parlavano e si comportavano da portoghesi o da inglesi! Anche Casimiro, solo dopo 1 O lunghi anni di frequentazione e amicizia cominciò a svelarmi ili aspetti più nascosti della sua cultura. Ma a partire da quel momento cominciammo a fare libri di canto e di preghiera in lingua wapixatta. Oggi, finalmente , hanno visto la luce il dizionario e il Nuovo Testamento. Impossibile descrivere la gioia dei catechisti, orgogliosi di poter leggere la parola di Gesù nella loro lingua. Francesco Bruno . ,.,.. ...

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