Donna angolana con i propri Figli in una struffura sanitaria. e tanti Manuel Antonio vivano la tragedia della malaria nell'era della tecnologia. Cosa sta succedendo in questo strano mondo perché, nella sola Angola, ogni anno altri 40.000 muoiano eli malattie contagiose ma facilmente prevenibili, come la denutrizione, la diarrea, le malattie respiratorie, il morbillo e la malattia del sonno? Per questo, appena arrivato in Angola, mi sono sentito presodal lavoro, nell'impossibile pretesa eli fare qualcosa eli sostanziale per cambiare le cose, per rendere l organizzazione dei servizi più funzionale, più efficiente e migliorare la qualità dell'accesso alla sanità eli base. Ora, con l 'avvemo della pace, c'è bisogno eli lavorare ancor più sodo e senza sosta con il governo per ricostruire il paese in fretta, per evitare tante morò e tanta sofferenza. C'è bisogno di lavorare con le Ong e le altre agenzie delle Nazioni Unite. Di coinvolgeremaggiormente le ambasciate, le compagnie private e sostenere la crescita della società civile angolana, ancora cosl debole e dare una voce a chi non ce l'ha mai avuta. In quattro anni, dal2000,l'ufficio MC l aprile 2005 pagina 70 dell'Oms in Angola è cresciuto da 17 a più di l 00 dipendenti, di cui tre quarti medici gestori e tecnici sanitari e sono sta ti apeni dai due iniziali, altri l8 uffici a livello p rovinciale per aiutare le autorità sanitarie. Le attività hanno dato priorità all'analisi sistemica della realtà sociosanitaria e all'identificazione delle priorità sanitarie: essere in grado di riconoscere le malattie, notificarle e combatterle (in accordo alle risorse disponibili); preparare schemi di diagnosi e cura per evitare le morti materne e infantili; integrare i programmi e implementare una strategia che consenta, attraverso la presenza a livello periferico di stock eli farmaci essenziali e di professionisti della sanità, di garantire un <<pacchetto minimo di servizi» a tutta la popolazione (dalla vaccinazione contro La polio, il morbillo ed il tetano, alla lotta alle malattie sessuali e all'Aids). Mentre ho ancora nel cervello l 'immagine di Manuel Antonio che mi sorride, penso alle molteplici iniziative che abbiamo instancabilmente prodotto in questo paese. Penso ai generatori consegnati, ai tre T tre ai due camion di zanzariere con insetticida, materiali di laboratorio e farmaci antimalarici che abbiamo distribuito in sei province con alta mortalità infantile e ma tema permalaria in questi ultimi mesi grazie alfinanziamento dell'Unione europea. Penso al sistema di sorveglianza delle malattie a trasmissione sessuale, tra cui l 'Aids, che è stato possibile costruire grazie a finanziamenti italiani. Penso ai coUeghi dell'Oms, medici e tecnici, che lavorano senza risparmiare energie nelle 18 province del paese ed al loro impegno costante per aiutare i direttori sanitari provinciali a capire le priorità eli gestione, a elaborare piani d'azione, a eseguire e valutare le attività. Quando al ma ttino corro nella «marginai» eli Luanda, penso a come potrei migliorare le nostre azioni sul territorio e creare migliori opportunità di politica sanitaria per i più vulnerabili con le poche risorse a disposizione. Quando danno, penso a come megHo sostenere le attività dei nostri colleghi del mini - stero della sanità angolano. A come appoggiare il vice-ministro, generoso e convinto della sanità di base, ad accelerare le Slrategie integrate per aumentare l'accesso ai servizi sanitari, attraverso la sua influenza. Spero che possa continuare in questa lotta quotidiana e generosa a favore della sua gente troppo martoriata dalla miseria e dalle malattie. Penso a come potremmo accelerare gli sforzi, aggirare le lentezze, gestire le difficoltà eli comprensione e le paure nell'esecuzione delle strategie. Penso a Manuel Antonio, sei mesi, diagnosi di malaria grave che questa volta è riuscito a scamparla. Ma ci riuscirà anche nelle altre due vol - te che prenderà la malaria? Già, perché ogni bambino in Angola, si prende la malaria in media tre volte all'anno... Angelina mi guarda e sorride. Si sente meglio oggi. Ha lottato per il suo bambino, con disperazione e dignità. E ce l'ha fatta. Manucl Antonio è sfuggito al destino impietoso che ogni anno non risparmia migliaia di bambini come lui. La sua mamma che ci ha creduto, i medici e gli infermieri che l'hanno curato, chi l 'ha accompagnata nella lunga strada che separava il suo villaggio dall 'ospedale, i colleghi del ministero della sanità angolano, il mio amico e compadre vice- ministroed io, questa volta ce 1' abbiamo fatta. Tutti i nostri sforzi ne valevano la pena: Manuel Antonio è salvo. Guardandomi allo specchio, credo di essere invecchiato 8 aml i in questi 4 anni, ma credo eli poter di - re che ce l'ho messa tutta. Ora mi aspetta un nuovo paese e una nuova awentura umana. • (1 Pier Paolo Balladelll, medico, è stato per 4 anni direttore dell'Organiuazione mondiale deUa sanità (Oms l Who) ln Angola. Attualmente lawra a Bogotà, ln Colombia, per la stessa organizzazione.
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