11\trod,qlol\e Dalle Ande alle Alpi C apJta a volte di fare del rftrovamenti Impensati. Mezzo nascosto tra scaffali polverosi ho trovato nella biblioteca della parrocchia di Torfbfo un libro di Claudio Magrts intitolato •Utopia e Disincanto... Nel primo capitolo, quello che dà O titolo all' intero volume, l'autore analizza l'Inizio del nuovo miUennlo alla luce di queste due coordinate. Ho pensato che sarebbe stato Interessante applicarle alla missione e alle diverse sfaccettature con le quaU essa si è presentata alla mia esperienza. l'utopia è la tensione verso il futuro, U fine che anima e orienta il nostro presente verso spali immaginati ma non ancora conosciuti, verso ideali grandi che sono stati, nel mio caso, iJ fnrtto di una lunga formazione. n disincanto è Invece L'attenersi alla realtà, la resa del conti con le circostanze che limJtano l'utopia, ma che al tempo stesso non le lasciano prender piede, non permettono che sfoci nell'lrrealtà, nella fantasia, che ti fa, lo altre parole, rimanere con l piedi ben piantati per terra. Dal dialogo costante fra utopia e disincanto dovrebbe nascere la giusta mlsura, U corretto relazionarsl con la propria missione, il vlverla con buon senso, senza lasciarsi travolgere dal sogno e senza neppure venir troppo frenati dalla cogente realtà di tutti l giorni. Vonei quindi narrare qualcosa di questi anni, Iniziando dalla mia esperienza personale, da ciò che ho sentito e compreso, dalla risposta che il mio viaggiare ha dato alle tante aspettative che avevo e di come la realtà ha giocoforza sagomato U mio essere missionario nel nord del Cauca colombiano. In un secondo momento vonel raccontare, in modo più diretto e spedflco, qualcosa della comunità che mi ha ospitato, degli indigeni nasa (o paeces), delle utople che continuano ad lspirame U progetto di vita, nel mezzo di una situazione contingente di grande difficoltà, dell'alternativa che essa vuole rappresentare, In aperto contrasto alle logiche di potere portate avanti sia dal governo colombJano che dal movimenti eversivi . In un terzo articolo narrerò qualcosa del giovani , che di questa comunità rappresentano la llnla vitale, U futuro, de l loro «pensamiento jovem (il pensiero giovane), che c;erca di opporsi alla mentalità disincantata degli anziani, ad un mondo nel quale non si riconoscono più e al quale vogliono offrire qualcosa di nuovo e più vicino aUe loro esigenze e alla loro sensibilità. Il fuoristrada bianco con il quale ho condiviso tanti chilometri durante questi ultimi due anni c mezzo di vita missionaria scende, quasi controvoglia, per la stradu sternHa che du Todbio conduce alla pianura deJla vaUe del Cauca, destinazione l'aeroporto eli Cali. Sembra quasi che la macchina rifletta i sentimenti eli chi, in questi mesi, a lei si è affidato per potersi spostare fra le varie comunità, come se avesse un' anima anche Lei , povero ammasso di ferro e plastica, e volesse manifestare il dispiacere dell'addio. Non guido - il piccolo incidente al git_1oc.chio ~e ha ~atto amicipare il mto nentro m patna non me lo permette- c questo fa sì che possa guardare con calma dal finestrino, ripercorrere tratù di cammino conosciuti , vedere per l'ultima volta luoghi familiari e visi che riconosco e che saluto con un cenno del capo. Latristezza sta nel fatto che da oggi in avanti di questi posti e di questa gente potrò solo parlare ad altri, senza aver più un giornaliero contatto diretlo con loro. Non mi sono trattenuto molto in questi luoghi , poco meno di tre anni. Non c'è momento più denso e adatto dell 'adelio, credo, per iniziare una piccola relazione di un 'esperienza di missione, come se in un'ultima fotografia si potesse rappresentare la toraUtà delle immagini che banno riempito La mia mente in tutti questi giorni. È come rigirarsi fra le mani un' istantanea che rappresenta una comunità, con la sua organizzazione, i suoi giovani, i suoi anziani e tutte le persone che le strade polverose del Cauca mi hanno fatto incontrare. Con questa comunità, con queste persone, cammina da più eli vent'anni l'equipo misionero, un gruppo formato da missionari della Consolata, religiose e laici , che condividono vita e lavoro al setvizio eli questa gente (box). CONTRATTO ATERMINE È in questo contesto dove sono atterrato, nel settembre dcl2002, con in tasca una specie eli contratto a termine con la missione vissuta, per così dire, sul campo. I n tasca qualche sogno, molte paure e tanta, tanta voglia eli conoscere. D primo passo che ho dovuto fare è stato quello di rcndenni conto che, sebbene fossi stato destinato alla Col ombia per un tempo relativamente breve, non avrei potuto svolgere il mio lavoro in maniera efficiente senza impegnanni totalmente in questa nuova realtà. È staro quindi necessario cercare di dimenticare, per quanto possibile, il futuro ed attenermi alle circostanze presenci, !asciandomi coinvolgere dalla siruazione come se avessi dovuto lavorare per sempre in quel contesto. Come si può facilmente immaginare non è stata un'operazioncfacile, ma U.Po. in questo sono srato aiutato enormemente daU 'equzpo misionero e dallo stile di missione che, in questi anni, esso ha cerc~no di portare avanti. Il grande lavoro dj riflessione e di progettazione che i] gruppo aveva condotto durante la sua storia era lì a mia disposizione, un immenso materiale che ben presto ha riempito la mia stanza, pronto per essere letto, assimilato e discusso nelle periodiche riunioni che l'equipo organizza con lo scopo di valutare ed orientare il lavoro nel modo più omogeneo possibile. La chiesa Jatinoamericana , nei suoidocWTientidi Medellin, Puebla e Santo Domingo ha sempre spinto il lavoro missionario verso un'opera eli evangelizzazione che fosse in sintonia con le culrure alle quali era cliretra, liberatrice e condivisa dalle varie forze ecclesiali che la animano. Queste tre dimensioni sono state accolte dalla nostra presenza nel Cauca come una sfida da portare avanti con coerenza nel suo progetto di lavoro. La dimensione dd lavoro in équipe aiuta a comprendere meglio una realtà culturalmente differente permettendo, a coloro che si uniscono in un secondo tempo, di approfittare eli un cammino già fatto, eli evitare errori già commessi e di dar valore ai contributi che vengono dai membri stessi del la comunità in mo· do che il messaggio del vangelo troMC l aprile 2005 pagina 13
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