Missioni Consolata - Marzo 2005

dustrie più grosse mangiano le più piccole) e poi un'economia che non può dirsi efficace, perché lascia fuori troppa gente. In America Latina noi vediamo questa crisi in modo evidente: il 60% della popolazione rimane fuori, cioè non panecipa al sistema ed ovviamente non consuma i suoi prodotti. Lo stato è stato ridotto al minimo per servire ai bisogni di quest'economia e di quelle imprese che cercano di tenersi allacciate alla dinamica della globalizzazione. Vedo che la crisi dell'economia capitaUsta si sta mnnifestando anche nei paesi occidentali, come l'Italia e la Spagna. Per tutto questO sono convinto cbe ci sia molto spazio per la crescita dell'economia di solidarietà». Sts dicendo che l' economia solidale è quasi una necessità? «È una necessità. Sì, l'economia solidale è una necessità, almeno nell'America Latina, manon -e mi consenta questo gioco di parole - necessariamente per necessità. Ubisogno può far sorgere unche altre risposte: la delinquenza o altri tipi di economia illegale. Per superare gli attuali problemi ci vuole una proposta che includa cultura, scelte etiche, organizzazione sociale, lavoro o rganizzativo: tutti requisiti che l'economia di solidarietà può offrire. Per il futuro non vediamo nessun rischio di essere assorbiti da un caLo delocalizzazione secondo «Foreign Policy». pitalismo cbe continua ad escludere, lasciando fuori paesi o addirittura interi continenti. Se continua così, il sistema capitalist a non potrà durare ancora a lungo. Io non mi aspeno che collassi, anzi spero proprio che ciò non accada, almeno fino a quando non abbiamo collaudato q uest'altra economia>>. Se ho ben capito, in America Latina c'è stato un nuovo inizio per l'economia... «Sì, e sono convinto che nell'America Latina si è imparato un modo di fare economia nuovo anche ri - specro ai modi alternativj che sono nati in Europa cemo anni fa, come il cooperativismo e l'autogestione. Noi abbiamo raccolto quell'eredità, e quell'esperienza. L'economia di solidarietà è soltanto per i poveri? No, la pensiamo per i poveri solo perché a loro si arriva più facilmente vista la situazione in cui si trovano e perché ne hanno più bisogno. Però questOsistema può consentire di fare economie anche con risorse di capitale e di tecnologia molto elevate. Per esempio , in America Latina con la logica del - l'economia solidan'a si sono create università ed imprese importanti. In altre parole, l'economia solidaria non è una economia dei poveri per i poveri, pur essendo un'economia popolare ritagliata per questo momento storico». Però, è un fatto che la povertà sia un elemento caratterizzante dell'America Latina... <<Sono ad un tempo pessimista ed ottimista. Io credo che l'America Latina si trovi in una grande crisi e che non sia in grado di uscime né attraverso il processo di globalizzazione, né attraverso strumenti come l'Alca, e neppure attraverso politiche pubbliche perché non ci sono risorse sufficienti. Quindi, sono pessimista... D'altra parte, sono ottimista perché vedo sorgere dappertutto- a rnigliahl - organ izzazioni sociali ed economiche. Non tutte strutturate per essere ef6cienti{ ma sulla buona strada per diventar.o». Quindi, possiamo parlare di vitalità dei paesi latinoamericani? «Assolu tamente. C'è un grande movimento... >>. Opposto all' immobilismo dell'Europa... «Non lo so, non sono convinto che ci sia immobilità, almeno se guardiamo dal basso. Ho visto cbe ci sono gruppi, iniziative, giovani che stanno facendo esperienze posiùve ed innovative. Quindi non dirci che c 'è un'immobilità della base sociale. Quello che non mi piace è quello che stanno facendo ai piani alti. Per esempio, i processi e la privarizzazione dei beni pubblici: questo non mi piace. l beni pubblici per definizione sono di turti e, se si vogliono rendere più efficienti, basta metterli nelle mani d i gente capace. Non comunque privatizzandoli o vendcndoli alle multinazionali...». Grazie di aver introdotto il tema delle privatizzazioni, professore. Questa è una chiave di volta del capitalismo di oggi. Viviamo cioè io un mondo che vuole ridurre o addirittura eliminare il ruolo dello sta· to, perché • asseriscono i fautori di questa ideologia - sarebbe inefficiente. Al contrario, il privato farebbe tutto bene. In realtà, sappiamo benissimo che gli interessi privati sono sempre in contrasto con gli interessi collettivi. Come ne usciamo, professar Razeto? «l o credo in un'economia pluralistica, dove cioè agiscano più soggetti. Penso ad un fUturo prossimo con un'economia a tre settori: uno pubblico, uno di economia solidale e uno di economia privata individuale. MC l marzo 2005 pagina 61

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=