DalLa. 8ibbi.a le parole della. vl~a. (2) DIO LI BENEDISSE E DISSE I..ORO: <<SIATE FECONDI••• >> di Paolo Farinello, biblista I l verbo «bene~ e il sostantivo «benedizion~, insecoHdi pratica cultuale, hànno perso il loro signifu:ate originario. Vogliamo remare di tecupernrc ~una» Oimensìone b.iblica, senza pretendere di esaurire tutta la complessità di significato chequesti termini bnnoo, a) I1) accacllco. karlibusigni{ìCil[?regare, COIIiaCrare, be~tedire, salt~t<Jre.ln arabo, baMka esprim-e beneficio, f/.tlsso bene/iC() che vie· nedaDio, dtliwrtt; IMJ/eptimlc, damibenmere, saluteofeb'cità. ln ebraico, la l'3dice brk da cui il verbo barale, dowre Ji forza r.;itale, e il sostantivo b'riki;[oroJ :raluJare o vitale, ha anche il si· gnificato di ingmocchiar:ri e ginocchro. In Oriente, il termineginocChio è un eufemismo, cioè un modo attenwto e indiretto per indicare gli organi senualimaschili; in questo senso vi sarebbe una parentela con l'accadico birku, gi· nocchio e grembo. b) Quesci cc:tm.i etimologici dicono un nesso tra 'benedirelingi· 1wcchiarri e benedhtone/ginocihio, stabilendo un ®!legamento tra bm~direlbmedwone e gli orgrmi sessuali mtUchili. Se qualche lettore si litupisce ora, lo invitiamo a proseguire nella lettu· ra fino in fondo, garantendo che non siamo maniaci. In b-.~se alle loro conoscenze «Scientifiche», per gli antichi è l'uo- ~ che trasmette la vita, mentre la donna è solo una incubatrice diseme. Discendenza, .inf~tò. in ebraico si dice «Z,era'» che U greco biblico rraduce con ~~errtu; (Gen 12,7; Gal3,.J.6). Ecco il senso: benedire significa trasmettere la propria ~acltà gene· rativa a un altro rendendo]o fecondo. Questa benedizioneè uni· ca: una volta data non può più essere tolta. Q uando 'i ~edice Dio, si usa sempre Uparticipio pas· saro passtvo biiriJk, hmedetto, perché inDio la benedì· zione è uno «Stat~ permanente della sua persona, m•ù un aug\lrio: «Sia benedett{)!», eh~ indica un compiersj nel tem· po. Dio «è>> lJmcdetto. Sempre. .c 4t benedizione stessa. Quando Dio benedice trasmerte la su:1 potenza vitdle, la sua capacità generatitxJ per rendere partecipi della suapaternità generante. «Dio li ben~dirse t' dissc loro. • Siate fecondi"» (Geo l ,28), doveil n~ tra «benedire» ed «eSSere fecondi», cioè generare, è evidc:nte. Quando J'uomo benedice, trasmette n•tta la sua en~ di vita a colui che è benedetto. Or-a si capisconomeglio le parole di Dio a Citino dopoilfrarricidio (Gen4,10). Dice il testo ebrflico: ~Lavoce deiJangui (d'me, si c! plurale) di tuo fratello urlano vendetta a me dal suolo». I sangui, cioè ruttelc generazioni future C::Ontenu· tenelgrembo diAbclee stronc-..Iteda Caino urlano a bio, petché futuro c presente sonoJegari in vita e in morrc. In Genesi 27 si narra la storia di Giacobbe che carpisce con inganno la benedizione al.f'r..-tello Esaù, il quale implora per sé la benedizione; ma il padre1sacco non può riprendersi rutta la sua capacità generaciva che ha rn•smesso al fratello, il quale resterà bet~edetto persempte (v. 33). Esaù~pplica iJ padre piangendo: «Non hai conset:Vat0 per me una bencdi:r.ione?» (v. 36); <<h:U dunque una sola benedizione?» (v. 38). !sacconon può più benedire Esaù, perché ha trasmesso (Gen 1,28) tutto il suo seme prornc:ssa/prc:messa del futuro che cova nella sua potenza generativa a Giacobbe. La benedizione/fecondità patriarcale èonducc la stot,ià della sal· ve2za verso il futuro e viaggia attraverso il figlio minore e non il .maggiore. Giacobbe devescappare dall'iradel fratello; il padre lo acc~agna con queste parole: «Ti benedica Dio oonipotc:ntc, ti muJ.ajetXJndo e ti moltiplichi:» (28.3), che sonol'eco di Dio crea toreinGeo 1.28: «Dio l, botedissudisre loro: •siate/eccndr~. c) La benedizione, come atto che trasmettela vitae la capacità di genebolrla in ogni rdazioneumana, comprende on gesto, l'imposizione della mano o delle mani, e una parola, c;he actompagna e spiega> 11 testo. D gesto senza la parola è solo mimica; Ja parola sema iJ gesto è solo suonoevanesc.e.nte. Èla stessa diruun:icà dd· la creazione: 4<Dio diu~ ... e cosl/U». Paroi4 e /atto. Dt~bar!Lògos. La Parola è il senso ckll' avveni.mc:n· to, che. è incarnazione della Parola. Non a caso gli avvenzmenti della storia personaJe, di cop~, di famW.ia. dì comunità, di po poJo, di popoli sono «le patòle» con cui'bio parJa agli uomini e aile donne Cii rutti i tempi, mentre la scrittura ne è il codice cifrat<;> per cornprend~me scn$o e portata, in forza del principio che Dio parla agendo e agisce flarLmdo: parola/fatto, cioè t/4bar. In smt~i, btmedr're wol dire eSl'(re in comunio1te di vita con colUi/ coloro che ricevono la benedizione; in senso s:piriruale sjgni• ficagmerare colui/coloro che si benedice. Altrimenti: chi ben~ dzce hesponsabi~ della vzia Ji colui/coloro cht' bened~. I l nostro tempo è segnato da una scia.gura: leparole $ODO &e· parate dagli avvenitnc:nti e, spesso, le parole si rincorrono a vuoto, approdando a nulla. Si rischia di perdete la partemi· gli.ore della vita, ~e non si dscopte il nesso amoroso e generante tra «parola» ed «evento» d& vita: è il senso della benedi:r:ione d~ll'esistenza, qudJ'evento.divita e di amore chedgenera gli wù agli altri per renderei fecondi gli uni per gli altri. La frattura diventa cataclistml, quando sono le guide (genitori, ins~rumti, formatori, presidenti del consiglio, deputati, superiori, parroci,vescovi...) asmarrire il raccorào tra parola ed even· to, generando incertezza ai loro governati: i sangui degli eventi t11.ciuti urlano a Dio. Lo steSs(}vale per la vita di féde: rito e tJlla st.m.no insieme, altrimenti i sacramenti sono solo «rituaJi~ àmodl e senza sapore. lnutili. Vuoti Nel marasma P-Olitico che attanaglia il mondo m· tero e il nostro popolo, i.n questo momento grave della nostra Repubblica assistian10 a un genoczdio delle parole, uri.lizzate CO· meoorpimorti,senzaanimaesenzavita,perchéusatecomesrcumenti per ingannare e camuffare la realtà, plegandola ai propri pic<:oli e meschini inte.ressi. Oggi in Italia dQmina la logica dell'utile, non la<linamica fecondadella bqneJiziotte fen~ante. Incatnatì nella s~oria, i cristiani hanno il dovete e l onore di ren· dere testimonianza alla Paroltrcon le loro parok'&l!compagna· te dag~s11 di verità e c:oerenza, affinché la loro vita c presenza nella storia siano una «benedizione di fecondità». capace di se· nerare quanti inconuano sul loro sentiero di came, per l'i trova· re in ciascuno e in tutti il voltovelato di Dio, il quale, benedi - cetldo, ci rende fecondi di vita e artefici di Storia' profeti dell'n more per timore e con amore. È la benedizione della tenerw.a dd Padre e dd Figlio e dello Spirito Santo, che scende feconda e ri·generante su tutti i nostri lettori e le loro famiglie. Amen! •
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=