28 dicembre 2004. Le chiese cattoliche risuonano, ancora una volta, del lamento altissimo delle mamme dei bimbi massacrati dal re Erode poco dopo la nascita di Gesù a Betlemme. Lacrime desolate. «Racbele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più» (Mt 2, 18). Ma, il28 dicembre2004,ladisperazione riempie anche tanti templi del mondo. I.:urlo è straziante specialmente in Sri Lanka, Indonesia, I ndia, Thailandia, Myanmar; raggjunge le coste della Somalia e del Tanzania. Persino i luoghi di culto islamici, indù, buddisti e cristiani sono stati squassati e violentati, due giorni prima, dallo tsunami, l'onda titanica e furiosa del maremoto. Le vittime appaiono subico molte: 10, 20, 30 mila. Addirittura 100, 200, 250 mila. Poi non si comano più. Sono troppe! Un anziano annaspa fra onde putride e vorticose: tiene anche stretto a sé w1 bimbo di pochi anni. Accortosi della telecamera che lo inquadra, ha ancora la forza di mormorare: « Water, please!» (acqua, per favore). Vecchio e bambino stanno soccombendo di terrore, di fatica. E di sete. A prescindere dalle calamità naturali, oggi si muore veran1ente per mancanza d'acqua. O la si soffre acutan1ente, con conseguenze letali. Nel celebratissimo anno 2000 la comW1ità internazionale siglò laMillennium Dec/aratxon di New York, impegnandosi a dimezzare entro il 2025 il numero di persone senza una fonte sicura d 'acqua. Però, tre anni dopo, al Forum Mondiale dell'acqua di Tokyo (marzo 2003 ), si prese atto che il traguardo restava irraggiungibile. Fino al2020, dai34 ai 76 milioni di individui rischieranno di morire per malattie legate all'acqua malsana. La piaga è endemica in Africa: qui, secondo I'Oxfam (Federazione di Organizzazioni non governative inglesi impegnate contro il sottosviluppo) , nel2015le persone prive di acqua potabile saranno aumentate di quasi 100 milioni. Cascate nella foresta del Nyambene e il fenomeno della condensazione.
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