Alcuni vorrebbero ricreare le forze armate d'Haiti: lei cosa ne pensa? Io non ho nessun problema affinché d siano delle forze armate, ma noi non abbiamo il tempo di farlo. Occorre studiare la questione a fondo. Sarà il prossimo governo che entrerà in funzione il7 febbraio 2006, a preparare uno studio sulla fattibilità di un esercito. Ristabilire un'istituzione così, dopo 10 anni, richiede un lungo periodo di preparazione. Non siamo contro, ma non abbiamo né il tempo, né i mezzi, né il mandato. Ma ci sono le milizie, che si dicono ex militari, che dettano legge in alcune zone: ci sono due s tati in Haiti? No, è totalmente falso. Sono stato a Cap Haitien, il 19 novembre scorso, e c'era un solo stato che mi hariI fondi promessi nello scorso luglio dalla comunità internazionale per la ricostruzione di Haiti (quasi un miliardo di dollari) non sono ancora arrivati. Ma il ministro degli esteri, Yvon Siméon, in seguito alla riunione del Consiglio di sicurezza dell'Ono dedicato ad Haiti, lo scorso gennaio, si è detto «ottimista» sullo sblocco imminente. Intanto il primo ministro Gérard latortue è riuscito a ottenere il finanziamento per le elezioni, previste a fine anno. ll10 gennaio Canada, Stati Uniti e Unione europea si sono impegnati per un totale di 44 milioni di dollari necessari. Ma ad Haiti, a un anno dai sanguinosi eventi terminati con la fuga del presidente Jean-Bertrand Aristide, oggi «ospite» in Sud Africa, e rinstallazione dell'attuale governo di transizione, cos'è cambiato? !:attualità è sempre dominata da violenza e da violazioni dei diritti umani. Le bande fedeli all'ex presidente continuano a imperversare nelle bidonviUes della capitale; gli ex ribelli, costituiti da ex militari, esponenti della destra storica ed ex putschisti si fanno ora chiamare Fronte di Resistenza Nazionale e controllano parte del paese, a dispetto della polizia nazionale, dei caschi blu dell'Ono e del governo che chiede a tutte le forze non ufficiali di deporre le armì. Le Nazioni Unite, presenti con la missione di peacekeeping Minustha, forte di 7.400 effettivi sotto comando brasiliano (partecipano anche argentini, cileni, ecuadoriani, giordani, ecc.), che ha visto il suo mandato rinnovato fino a giugno 2006, ha seri problemi a mantenere l'ordine. 1 ' agenzia stampa AlterPresse riporta che dal30 settembre scorL so un movimento violento è in corso in diversi quartieri della capitale. Le «chimere» rivendicano il «ritorno fisico» di Aristide. Ad oggi si registrano circa 200 morti, ufficialmente per scontri con la polizia. Da gennaio è in corso un'operazione di «pulizia» nelle enormi bidonvilles della capitale Port-au-Prince, che vede l'attuale amministrazione al centro di una polemica. Accuse di violenze, maltrattamenti ed esecuzioni sommarie, perpetrate dalla polizia, sono arrivate a decine alle organizzazioni per i diritti umani. La Coalizione nazionale per i diritti degli haitiani (Nchr) è stata informata di persone uccise dalla polizia: «Chiederemo alla cevuto. Per la ~uestione dei militari è stato creato l ut6do per la gestione dei militari smobilitati, che ha il compito di reinserirli. Sono pronti a rispettare gli accordi fatti tra il governo e questi ex militari. Abbiamo già 600 impieghi e aspettiamo che l'ufficio ci dia i nomi per assegnarli E come farete a eliminare il fenomeno delle bande armate? Non tocca ame, ma allaMinustha insieme alla polizia nazionale. Vedremo, dobbiamo cominciare, per assicurare una certa stabilità, che non ci sia più la libertà di andare a sparare in qualsiasi mo- ~ mento in questo o in quel M C quartiere. L'ex presidente Aristide, oro esiliato in Sud Africo. polizia d'aprire le inchieste su questi casi e sugli atti di brutalità esercitati da poliziotti durante le operazioni» ha dichiarato il direttore Pierre Espérance all'agenzia Haiti Presse Network. È nel corso di un rastrellamento della polizia a Cité de Oieu (nota bidonville) che è stato ucciso, il14 gennaio, il giovane giornalista Abdias Jean. Sarebbe stato testimone scomodo di alcuni omicidi. Nello stesso periodo altri due giornalisti del quotidiano Nouvelliste, sono stati malmenati, questa volta da sostenitori dell'ex presidente, mentre altri due colleghi hanno denunciato pressanti minacce di morte nei loro confronti. Ma non basta. Il primo dicembre nel penitenziario nazionale di Port-au-Prince una rivolta è degenerata in massacro. Le cifre ufficiali di 10 morti e 40 feriti sono smentite da alcuni testimoni, che avrebbero visto molti pill cadaveri. Le visite di parenti e giornalisti sono state, da allora, soppresse. Amnesty Intemational ha lanciato un appello affinché sia fatta chiarezza e rispettati i diritti dei prigionieri. I ntanto sul piano diplomatico l'Unione Africana, per voce del presidente della Commissione Alpha Oumar Konaré ha espresso attaccamento al problema haitiano perché: «Haiti è un paese africano fuori dall'Africa». APretoria (Sud Africa) Konaré ha incontrato Aristide e Thabo Mbeki a gennaio, dopo aver fatto una visita il mese prima nel paese caraibico. Il risultato: un avvicinamento di Latortue, che ha sempre accusato Aristide di dirigere i suoi sostenitori dall'esilio, all'ex presidente per un'azione in favore del dialogo nazionale e la pace. Nel paese, intanto, il progetto di dialogo inter haitiano, sostenuto dalla comunità internazionale, cerca di decollare. Una consultazione dei diversi partiti politici e settori della nazione è in corso sulle grandi questioni del paese. Micha Gaillard, politico e oppositore del regime di Aristide, incaricato della cosa, si è detto soddisfatto delle reazioni che ha incontrato nei confronti del dialogo nazionale. Il gruppo 184, gli oppositori democratici della società civile, tenta di formalizzare un progetto di contratto sociale e cerca fondi per realizzarlo. Il gruppo è deciso a contribuire alla realizzazione di elezioni trasparenti e corrette (9 ottobre, 13 novembre e 18 dicembre 2005). M.B. MC l marzo 2005 pagina 45
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