Missioni Consolata - Marzo 2005

Intervista 3 l Lizao, ristoratore cinese + • • Il .. • • • " •••••• ' " ...... . .... ...... ~ . ..... " ....................... «SÌ1 POTREI SPOSARE UN 11TALIANA>) Difficoltà linguistiche e culturali, lavori soltanto con connazionali: quella dnese è una comunità molto chiusa. Eppure i dnesi di seconda generazione stanno smarcandosi dalla tradizione. Lizao ne è un esempio. Ltzao lavora in un ristorante cinese di Avigliana, in provincia di Torino: serve ai tavoli e prende le ordinazioni dei clienti. Ciuffo colorato di biondo su un caschetto castano, faccia simpatica e italiano fluente, accetta volentieri di rispondere a qualche domanda suUa sua vita di immigrato di «seconda generazione». Mentre i suoi colleghi-parenti lo osservano con un'espressione di curiosità mista a perplessità, il ventunenne cinese di Zhejiang (regione tra Shanghai e Pechino) racconta di quanto gli piaccia vivere in Italia e di come abbia imparato una lingua «cosi difficile» come la nostra, a scuola, dieci anni fa. «Sono arrivato in Italia con la mia famiglia, nel '93. Avevo undici anni e sono stato inserito in quarta elementare. Non capivo nulla: i suoni dell'italiano erano cosi diversi da quelli del cinese! Alla fine qualcosa è scattato e ho iniziato a comunicare. Ricordo le insegnanti, bravissime e accoglienti. Hanno messo tutto il loro impegno neleaiutarmi ad inserirmi bene in classe. Era una scuola di San Salvario (un quartiere multietnico di Torino, ndr)». Dopo le scuole delfobbligo ha continuato gli studi? «Mi sono iscritto in prima superiore: istituto professionale di costume e moda. Andavo bene e mi piaceva studiare, ma ho dovuto smettere per iniziare a lavorare: avevo già un posto che mi aspettava. Un ristorante. Ma non mi sono fermato U: ho cambiato sia locale sia città. Questo ristorante è di altri miei parenti». Lavorate sempre tra df vol. Ma questo non vf aiuta ad integrarvi con la società italiana.•. «È vero. Ma ci sono varie motivazioni alla base della nostra scelta. Prima di tutto, le difficoltà linguistiche. Lavorare tra di noi permette di Donier MC l ma~ 2005 pagina 38 comunicare senza problemi. Poi, non è facile che un imprenditore italiano ci offra un posto di lavoro: c'è ancora molta diffidenza nei nostri confronti, anche se siamo grandi lavoratori. Mio zio, ad esempio, è stato assunto in un'azienda italiana e il suo titolare è molto soddisfatto di lui». Terzo? «Appena qualcuno di noi riesce a mettere del denaro da parte, apre un nuovo ristorante e crea opportunità di lavoro per parenti e conoscenti. Dunque, è più facile trovare un'occupazione all'interno della nostra comunità di quanto non lo sia all'esterno. Ecosì rimaniamo tutti "in famiglia". In questo modo, ovviamente, non siamo stimolati ad imparare l'italiano>>. Nei suoi progettifuturi è previsto un ritorno in Cina? Spero di andarci nelle prossime vacanze: non ci sono più tornato da quando ero bambino. Ma a viverci, no. Sono passati troppi anni e io sono cresciuto qui. Non credo che troverei più a mio agio: il mio paese è sicuramente cambiato rispetto a quando l'ho lasciato. Può darsi che, da vecchio, deciderò di farvi ritorno per essere seppellito li, nella mia terra. Ora però penso di stare qui, a lavorare. L'Italia mi piace molto». Questo significa che metterà su famiglia qui? «Credo proprio di si». Con un'italiana ocon una cinese? «Non so: per me è uguale. Per i miei genitori no: sono alrantica e vorrebbero che sposassi una connazionale. Quando si presenterà il problema ci penserò». •

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=