Missioni Consolata - Marzo 2005

sta; l'ottenimento della nazionalità sarà considerata una delle priorità. Insomma, avremo di fronte uno scènario in continuo movimento. Sulle seconde generazioni, spiegano ancora i ricercatori della Fon· dazione Agnelti , «Si gioca veramente L'integrazione e tutto dipenderà dalla capacità di accoglienza della società italtana». I RUMENI, LA SORPRESA Sono tanti, i rumeni e hanno battuto i maghrebini nel totale italiano delle presenze. In genere si integrano abbastanza bene.e sono oggetto di minori pregiudizi, perché fisicamente «più simili agli italiani>~ dei loro concorrenti nelle statistiche sull'immigrazione: gli arabi marocchini, appunto. Ma anche Loro sono noti nelle cronache giornalistiche soprattutto per quella parte che delinque, che si prostituiste o che sfrutta i minori anche nel mercato del sesso. La comunità dei rumeni in realtà è formata da due gruppi diversi: i cattolici, molto meglio assimilati; e gli ortodossi, molto meno. I primi sono qui da almeno due generazioni e i figli si sentono del tutto italiani, gli altrì costituiscono un'immigralione più recente. ull 11 l Il n grande afflusso è iniziato 10 anni fa circà, con adulti e minori che arrivavano qui in cerca di lavoro. Nei decenni precedenti si era trattato invece di migranti per matrimonio: giovani donne maritate a italianì maturi. Chiediamo a Zamfira, mediatrice culturale, moglie di un italo-rumeno e madre di una ragazzina di seconda m·edia, del tutto italiana, come vivone i suoi giovani connazionali. La sua risposta potrebbe adattarsi bene sia al caso dei cinesi sia a quello dei maghrebini. <<Sono scissi tra- due identità: da una parte sono legati a.Ue proprie tradizioni familiari e culturali, dalraltra vorrebbero essere come i loro coetanei, che imitano nel consumismo e nelle mode. C'è un senso di sradicamento che spesso prevale e tanti conflitti interiori e familiari~ Non credo vivaM bene, e sto parlando di chi è qui con la famiglia o almeno con dei parenti. La situazione per quelli soli è ben peggiore_. ov~ viamente. Dobbiamo capire che in patria hanno lasciatl> una realtà di povertà e qui si trovano di fronte a tanti stimoli materiali ma ad altrettanta s-olitudine. Tra i compagnir nelle superiori, c'è un certo razzi~ sino: loro sono figli di gente che, sepp.ure spesso cen una laurea in tasca, svolge lavori umili, che gli italiani non fanno più: assistenza a malati e anziani, mansioni nell'edilizia, .nei mercati alimentari, nel settore delle pulizie. Mestien di cui si vergognano, quando stanno in mezzo agli italiani, e di cui non parlano quando si ritrovano con i connazionali. Trà Loro cè un tacito sorvolare sull'argomento: tanto, quasi tutti i toro genitori sono impegnati nelle" stesse modeste attività». Viene da pensare che, forse, se sapessero che questi percorsi professionali e questa vergogna per gli urnill impieghi dei propri cari erano molto diffusi fra i giovani italiani figli di immigrati dal Sud dell'Italia o dal Veneto o dalle campagne piemontesi, si sentirebbero meno frustrati . Forse sono le nuove generazioni nostrane ad aver dimenticato di essere, in molti casi, la discendenza di migranti poveri e senza meui culturali. «<n effetti, la situazione di motti immigrati è piuttosto simile a quella 1iei vostri, nel Novecento - riflette Zamfira -. I ragazzini rumeni spesso inventano realtà che non esistono: benessere, lavori ben pagati, soddisfazione. Raccontano che i genitori hanno una bella professione e che guadagnano tanti soldi: sono bugie che servono per coprire il loro disagio. Ar)che H fatto di abitare in due-tre famiglie In uno stesso appartamento non aiuta a risolvere i problemi. Un'altra nota dolente è la prostituzione e la delinquenza minorile. Qualche giorno fa mi trovavo sul tram e ho assistito a una scena che rui ha angosciata molto: tre donne rumene, di cui una a~olescente, stavano discutendo animatamente. Erano prostitute. La giovane si stava ribellande a quella che doveva essere sua madre, affermando di non voler fare .più quel mestiere. La mamma e t'altra donna, forse la maman del giro, erano visibilmente in disaccordo con lei. Poi, a un certo punto, là ragazzina ha notato il pulsante per La prenotazione della fermata e, tutta contenta e stupita, ha iniziato a sdhiacciarlo ripetutamente, come in un gioco infantile. Ho eapito che forse era arrivata da "POCQ da .Qualche villaggio della Romania per fare La prostituta. Ma era rimasta una bambina dentro, come giusto)>. • Donier MC l man:o 2005 pagina 33

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