Missioni Consolata - Marzo 2005

Viaggio nelle scuole dell'Italia .fl?ultletnica .. ~ ........................................ TUTTI l COLORI DEL MONDO Sono dnesi, peruviani, rumeni, maghrebini, mediorientali, africani, filippini. Le aule italiane sono sempre più colorate. l problemi aumentano, ma anche le speranze per un futuro veramente multietnico e dunque più ricco. Torino, quartiere San Paolo. Il vecchio borgo operaio è ora diventato un rionead alta densità di immigrati inseriti nel mondo del lavoro. L'epoca è diversa e anche le speranze: allora la città era in pieno boom economico, ora è in espansione edilizia e recita un copione di falso benessere truccando la propria immagine con mille nuovi cantieri, spot e cartelli pubblicitari a cui nessuno più crede. Il San Paolo era un quartiere proletario socialmente attivo, e tale è rimasto: i nuovi proletari sono adesso gli immigrati da un «meridione» ancora più a sud. Gente che sgobba dalla mattina alla sera e che vuole costruirsi un futuro migliore di quello lasciato in patria (ammesso che le strette e spesso inumane maglie della legge Bossi-Fini, glielo permettano). Sono peruviani, rumeni, maghrebini, mediorientali, africani subsahariani, filippini, cinesi ecc. Mol· te le giovani coppie, con figli che frequentano le scuole del quartiere. NELLA SCUOLA NASCE L'ITAUA HULTIETNICA Elementare Santorre di Santarosa: 111 bambini stranieri su un totale di 576 in età fra i 6 e gli 11 anni. In ogni classe ci sono dai 5 ai 12 piccoli immigrati su una media di 24 alunni. Una scuola pilota nell'ambito delrintercultura, con un «collettivo di docenti» motivato e attento alle esigenze dei vecchi e nuovi alunni, che ha saputo trasformare l'emergenza scolastica quotidiana in un esperimento di inserimento ben riuscito. Il primo programma di Integrazione linguistica e culturale degli alunni stranieri è nato nel 2000. Le insegnanti della scuola elementare si erano confrontate con i colleghi del· la media vicina e avevano compreso di avere gli stessi problemi di inserì· mento scolastico: ragazzini che arrivavano dai paesi d'origine a metà anno, senza alcuna competenza nella nostra lingua, con tradizioni e abitudini completamente diverse che davano adito a incomprensioni e a difficoltà relazionali. Era nato così un «progetto in rete», finanziato dalla circoscrizione, che prevedeva la presenza di mediatori che lavoravano in entrambe le strutture. Negli anni successivi il progetto è stato inserito all'interno dei finanziamenti statali («per scuole ad alto flusso di immigrati») e regionali («inserimento stranieri e prevenzione del disagio scolastico»). le difficoltà awertite dalle maestre erano causate anche dalle differenze culturali che agivano nella quotidianità, dalla mancanza di conoscenza di usi e costumi dei paesi

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