Missioni Consolata - Marzo 2005

dlscono i portatori di handicap come fratelli o sorelle; prima venivano relegati in un angolo della casa ed erano gli ultimi a essere serviti». Le Case della carità furono fondate, insieme a due famiglie religiose, da don Mario Prandi (19191989), per accogliere i disabili della diocesi di Reggio Emilia. Ben presto tale istituzione si estese in altre parri d'Italia e del mondo. Nel1967, 3 suore, 3 preti e 5 religiosi laici delle Case deJla carità, inviati in nome e con il sostegno della diocesi di Reggio, aprirono la prima missione nel Madagascar. Per affiancare le loro attività, don Prandi dava vita a Reggio Terzo Mondo, organismo non governativo di volontarilaid. «Dopo 38 anni - spiega don Giovanni- in Madagascar ci sono 11 Case della carità, con 30-35 disabili ognuna, un ospedale con oltre 100 letti , un centro di preghiera, due case di formazione per vocazioni maschili e femminili, scuole e dispensari lo varieparrocchie. Inoltre, leCase della carità contano 60 suore, 4 preti e 3 fratelli laici di origine malgascia. Una fioritura prodigiosa>>. N ei400km tra Anr~manarivo a F ianarantsoa, di meraviglie ne vedo molte altre. La strada si snoda su un altopiano oscillante tra 1.000-1.300 metri di altitudine, correndo lentamente lungo una serie infinita di crinali, vallene e terrazze disseminate di risaie, colline di Ja terite rosso sangue, da cui il Madagascar deriva il soprannome di <<isola rossa>>. Ad Amsirabe, una cittadina di 100 mila abitanti a 160 km dalla capitale, gli ospiti della Casa della carità ci accolgono con grida di gioia, anche perché riportiamo a casa suor Lucia, di ritorno dagli esercizi spirituali. Suor Lucia Gbini fa parte del primo drappello inviato nel Madagascar: a 80 anni suonati, insieme a tre suore malgasce, dirige la Casa della carità con l'entusiasmo che aveva nel1967. Incontro July, una ragazza focomelica, che parla benissimo italiano: Coso dello carità o Antsirobe. Dispensario della Casa della carità od Antananarivo. è stata per alcuni anni ospite di una famiglia di Sassuolo, che le aveva procurato le protesi. Tornata a casa, però, non le ba più usate: dice che si sente meglio senza. I suoimoncherini non misurano più dil5 centimetri; eppure, menrre parla, continua a tagJlare il radicchio con tutta naturalezza. Le chiedo di darmi il suo nome: prende carta e penna e scrive il proprio nome, insieme all'indirizzo dei benefattori io Italia. Un'altra missionaria della vecchia guardia la incontro ad Ambositra: è suor Margherita Brandizzo. A 76 armi è ancora superiora della comunità e continua il ritmo di vita come 38 anni fa: sveglia alle4,55 ogni mattino; levata e pulizia degu ospiti, insieme alle suore malgasce, alle aspiranti e agli aspiranti, per essere pronti alla messa delle 6,30. Da questo incontro mattutino e da altri appuntamenti giornalieri, dice, le viene la capacità diJ1conoscere Gesù in persona nei disabili fi. sici e mentali e servirli con amore. È soprattuttodal suo esempio che altre 58 ragazze malgasce hanno fatto la sua stessa scelta di consacrarsi al servizio dei frateUi e sorelle, dentro e fuori del paese. Tra italiani e malgasci, sono oltre un centinaio i membri deUe congregazioni delle Case della cadtà e da vari anni hanno aperto altre missioni in Brasile, Rwanda e India. Non lontano dalla Casa della carità sorge il Foyer, un complesso ambulatoriale diretto dal laico reggiano Luciano Lanzoni, dove vengono curati circa 5 miJa pazienti: lebbrosi, tubercolosi , handicappati fisici e mentali. MC l mano 2005 pagina 13

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