Missioni Consolata - Febbraio 2005

sa svegliarsi nemmeno di fronte ad un maremoto di proporzioni abissali. Questo mondo è condannato all'autodistruzione ed è causa della distruzione della terra e dell' umanità. Dopo il primo sgomento, il criterio di misura, ormai quasi unico, è la sorte dei nostri connazionali che in un batter d 'occhio passano da 13 ad alcune centinaia (190 a117 gennaio), senza rendersi conto cbe essi, morti o dispersi o salvati sono parte integrante di guei popoli morti, dispersi e parzialmente salvati. Avremmo voluto sentire lo spirito della globalizzazione, tanto strombazzato in questi ultimi anni e identificarci senza distinzione di Sud-Est o Nord-Ovest con una umanità ferita e ancora una volta depredata non so.lo della sua dignità e libertà, ma anche della sua terra. Solo un giullare (lo diciamo con tutto il rispetto possibile per l poeti della satira), ElleKtzppa, ba saputo cogliere in una battuta la dimensione nascosta della catastrofe. Dice l'ornino che legge il giornale: «Lo Tsunami si poteva P,revedere>>. Gli risponde la spalla:<~ stata la miseria che ba colpito il mondo d i sorpresa>>. In anni di vacanze nel Sud-Est asiatico, quasi nessuno si è accorto della «signora Miseria>> che pagava il conto dei fruitori dei <<paradisi» esotici. C'è sempre qualcuno cbe paMC l febbraio 2005 pagina 72 ga per tutti, ma di solito i «tutti» fanno tìnta di non vedere il <<qualcuno>> e se lo vedono lo rimproverano perché è lì a d isturbare le tanto agognate vacanze. In questo contesto si colloca anche l'atteggiamento di chi ci governa e che avrebbe dovuto essere all'altezza della situazione, esempio pet l'intera nazione. Nella conferenza stampa di fine anno (30 dicembre 2004) , il presidente italiano del consiglio dei ministri, dopo dovute parole dì prammatica sulla tragedia asiatica, comunica che ha già padato con i suoi colleghi europei e, come sempre, tutti sono d 'accordo con lui , salvo smentite del giorno dopo. Egli auspica che sia l'Europa (per anni denigrata e contestata) a mettersi alla testa dei paesi europei per coordinare gli interventi. Una manciata di secondi e... si passa all'ordine del giorno: il possibile acquisto di un piccolo partito dell'opposizione e le mirabolanti realizzazioni del governo, definite <<svolta epocale», senza rendersi conto che di «epocale» vi erano solo le immagini di un'apocalisse pl anetaria. n mondo sprofonda nell'inferno dell 'apocalisse cosmica e il capo del governo che dovrebbe prendere decisioni immediate d'intervento, coinvolgendo il paese in un affiato umanitario, parla di campagna acquisti e promesse di posti di potere. Se questa è la misura ... Se questo è un uomo... direbbe Primo Levi. Avremmo vol uto sentire le seguenti parole semplici e lineari: «Signori della Stampa nazionale ed estera, vi do uno scoop che vi prego di porre in evidenza nell'edizione di domani: considerata la gravità e la portata del disastro asiatico, fedeli alla nostra cultura internazionale e solidali con q uelle popolazioni, devastate anche nella loro anima, il governo all'unanimità e con l'appoggio incondizionato dell'opposizione, ba deciso di ritirare immediatamente i soldati dall'Iraq e di inviarli nel Sud-Es t asiatico per portare assistenza e sollievo alle popolazioni supers titi . Siamo consapevoli della nostra scelta e ne sian1o orgogliosi». Avremmo voluto ascoltare, ma non abbiamo potuto, perché tutto il tempo della confe~~za stampa è stato .impieifo~­ to a d1pmgere un «paradiso attilidale», che esiste solo nell'immaginazione di Narciso che si specchia nell'acqua di uno stagno. Peccato, ancora un'occasione perduta. Noi e, ne siamo certi, i nostri lettod che non siamo mai stati vacanzieri spensierati nel Sud-Est asiatico, ma dove siamo presenti lo siamo come amid, servitori o missionari, d sentiamo nell'intimo parte vitale della loro tragedia. Noi faremo secondo le nostre possibilità, ol tre noi stessi, per alleviare dolore e sofferenza. Non possiamo ridare la vita ai morti, possiamo accompagnare la vita dei superstiti caricandola sulle nostre spalle, come farebbe il «Pastore bello» con le sue pecoreUe. Sull'esempio del.Dio-pastore, anche noi gettiamo le ~:eti della solidarietà umana e della carità cristiana, perché la credibilità di Djo passa attraverso la nostra gratuita e libera credibilità di uomini e donne veri, coerenti fino in fondo nel condividere «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce... dei poveri soprattuttoe di coloro che soffrono» (Vaticano il, Gaudium et Spes, l) nel Sud-Est asiatico e in ogni !Mc l parte del mondo.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=