Missioni Consolata - Febbraio 2005

dernità e di questo progresso è stato poi. rafforzato dai miei stucli di teolog1a». Nell'attuale società il dogma intangibile è quello de) Prodotto in· terno lordo (PiJ) . Secondo lei, il nuovo indicatore deU'«impronta ecologica» può essere utile per descrivere il collegamento esistente tra ambiente e giustizia? «L'impronta ecologica ha il merito di considerare la dimensione ambientale, completamente climenticata nell'indicatore del Pil. Un indicatore come l'impronta ecologica ha il vantaggio di aggregare consumi diversi in un unico dato - la quantità di terra necessaria per produrre i beni consumati da ognuno - e rendere così possibile i panlgoni tra nazione e nazione, ma anche tra città e città. Quindi, è un'ottima base concettuale per parlare di giustizia>>. Secondo la teoria economica i mezzi di produzione sono iJ lavoro, il capitale e la terra-natura. Tuttavia, politici ed economisti quasi sempre sottovalutano quest'ultimo fattore... «Ho due osservazioni: la prima è che il capitalismo di oggi è un capitalismo poco serio, in quanto da una parte esalta il capitale economico, dall'altra permette la rovina del capitale sociale e naturale. La seconda osservazione è un'osservazione critica verso la nozione di capitale naturale. Nel momento in cui si parla di capitale, si implica che esso sia conosciuto per intero epossa essere quanrificato. La natura, però, non può rientrare in questa definizione. Di essa non è possibile tracciarne i confini, misurarne il volume, in una parola quantifìcarla. n contrario di ciò che avviene: l'attuale visione è estremamente miope». Gli Stati Uniti sono i più grandi inquinatori del mondo. Lei proviene daUa Germania, uno dei maggioripaesi industrializzati del mondo. Il suo paese si s ta comportando megJio degH Usa? «In questo momento la legislazione tedesca per le energie rinnovabili è abbastanza innovativa, perché garantisce un prezzo per la rivendita dell'energia prodotta indipendentemente. C'è motivo di soddisfazione per l'eolico, meno per i trasporti. Mi piace ricordare che al mondo c'è un piccolo paese, il Costa Rica, che ha diminuito le sue emissioni eli Co2 in modo sensibile, che ha fermato la deforestazione, che non ba un esercito... Quello che voglio dire è che d sono stati meno importanti, che fanno una politica più interessante di altri più noti. Certo, a livello globale, non siamo in una situazione brillante». Alluvioni, uragani, siccità ed io· cendi sono sempre di più, sempre più frequenti , sempre più virulenti. Le catastrofi naturali sono un segno deUa gravit à della situazione? «C'è un pericolo in questa visione. Perché quando la tua immaginazione viene dominata dall'immagine della singola catastrofe, non vedi più le catastrofi in scala più pkcola. Pensiamo al cambiamento del tempo. Oggi non c'è più evento meteorologico o climatico che non sia influenzato dalle attività economiche dell'uomo. Però oon lo vero, non è misurabile, non è identificabile. È un po' come con il cancro. Si sa che tante forme della malattia dipendono dall'impatto ambientale. Però, quando un signore X muore di cancro, tu non puoi dire con precisione che la causa o concausa è stata questo o quell'aspetto dell'inquinamento ambientale. E così sarà sempre di più per i fenomeni meteorologici. Le conseguenze serie del cambiamento climatico aweogono in modo silenzioso. È una nuova melodia oell 'cvoluz.iooe umana>>. Lei è ottimista, se parla di melodia... «È una melodia trafica... ». Cosa le suggerisce i ptotocoUo di Kyoto? Cos'è e cosa sarà? «A parte vedere quanti paesi app.licheranno concretamente il protocollo di Kyoto, il problema vero è un altro. n problema è che i suo.i obiettivi (contf11ua u pagina 66) MC l febbraio 2005 pagino 63

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