smo è ancora molto presente in Israele e anche quella di essere una piccola nazione circondata da nemici. La gente non sa che tra uno stato arabo e l'altro ci possono essere differenze e addirittura conflittualità. L'altro problema è la mancanza di democrazia nelle società arabe. Gli israeliani dicono: "Noi siamo democratici, secolarizzati, non vogliamo trovarci a convivere con situazioni dove manca la libertà". Un altro ostacolo è la ere· sceme islamizzazione della società palescinese». Se i palestinesi potessero lavora· re e i ragazzi andare a scuola, forse la situazione cambierebbe. «Certo. Ma siamo dentro un circolo vizioso. Basterebbe, tuttavia, ri - salire alla storia degli anru '50 e '60 per capire quante e quali responsabilità, e interessi, l'Occidente ha nei confronti del Me&o O riente, della cui situazione ora sembra essersi lavato le mani. H a manipolato, colonizzato, creato strategie e alleanze. E ora parla di pace: ma chi ha acceso per primo il fiammifero in questa polveriera?». Yoav ha un sogno: far in modo che non esistano più i checkpoint, che l'esercito israeliano lasci i ten·itori palestioesi, che occupazione e guerra abbiano termine e che palesrinesi e israeliani possano vivere in pace in un unico Stato. «Ciò che mi dà p itt gioia è quando i sostenitori della destra israeliana raccontano che il mio film ba cambiato il loro modo di vedere il conflitto con i palestinesi. Questo è già un grande risultato». MICHEL KHLEIFI, REGISTA PALESTINESE Miche! Khleifi è nato nel1950 a Nazareth e nel1971 si è trasferito a Bruxelles, dove ha studiato teatro all ' lnstJÌut nationalsupéneurdes arts du spectacle (lnsas). Attualmente insegna cinema all' Insas. I suoi film più famosi sono «Memorie fertili» ( 1980); «Nozze in Galilea» (1987), che ha ottenuto il premio della Critica internazionale al Festival & Cannes oel1987; <<L'Ordre du jour>> ( 1993 ); «Conte de troi &amants» ( 1995); <<Mariages mixtes en Terre sainte>> (1996). Capelli bianchi, faccia simpatica, è seduto al tavolino di un bar nei pressi di un cinema torinese ad osservare iJ via vai di giovani e adul ti che entrano ed escono dalle sale dove è in corso una no-stop dj film israeliani e palestinesi. Signor Khleifi, come vede il futu· ro dei popoli israeliano e palestine· se? <<Non posso &re come lo vedo, ma come lo sogno. La scelta migliore, ora, è tentare di umanizzare le due società in conflitto e creare le condizioni per la convivenza di due diverse "cittadinanze". L'ideologia sionista purtroppo non riconosce questa possibilità. Solo se si cambia questa mentalità, si porrà trovare una soluzione avvicinando l'uno all'altro i due popoli . È mai possibile essere trattati comc delle bestie quando si viene fermati da un militare israeliano? Capita anche a me: sono invitato in tut· re le università del mondo e quando arrivo in Israele, solo perché sono palestinese, vengo umiliato anche dal giovane soldarino israeliano appena arrivato dalla Russia. È una fo.llia: fanno fatica a considerarci come delle persone. Siamo nuUità. Israele è una società automatizzata: hanno bisogno di parlare, di tirar fuori ciò che hanno dentro, dj rielaborare». Nei media occidentali quando s i parla della Palestina la si associa spesso a Hamas. <<Hamas è lo specchio in cui si riflette il sionismo: il comportamento di quest'ul timo è causa di quello del primo. Se infatti io le rubo ciò che lei possiede, come reagirà? Mi ringrazierà o cercherà & riprendersi indietro ciò che le è stato tolto? n problema è che i sionisti sono arrivati in Palestina non con il desiderio di vivere in pace, ma con quello di imitare il colonialismo. Non hanno tenuto como della popolazione palestinese. Hamas esiste, dunque, in quanto reazione a questa mentalità e a questa prassi distruttiva, lesiva dei diritti del popolo palestinese. n problema, però, è come viene prodotta la violenza». Route 181 è il frutto della coUaboraziooe tra lei e l'israeHano Sivan. Come descrive questa relazione professionale e umana? «Siamo amici e colJeghi. n nostro obiettivo era andare lìno in fondo, nonostante gli ostacoli o le &vergenze, e realizzare una grande opera. Non è stato facile lavorare in due e con esperienze &vcrse alle spalJe. Abbiamo dovuto affrontare problemi durante le riprese, il montaggio, l'editing. Ma ce l' abbiamo fatta. n nostro film vuole essere uno s trwnento per parlare con le persone e per farle parlare. In genere, si sente solo la voce dci politici, mentre quella dei due popoli non viene mai ascoltata. Ma è proprio da loro che possono giungere soluzioni per una pacifica convivenza: è quello che abbiamo raccolto e registrato nel nostro viaggio-film». Quali sono i suoi progetti cinematografici futuri ? «Tradurre ancora una volta in film la vita dei palestinesi». Khleifi risponde velocemente a quest'ultima domanda c poi entra nel cinema, dove è atteso da un fol - to pubblico che ha appe· ~ na assistito alla p roiezione Mc del suo film. -- MC l f.bbraio 2005 pagina 61
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