Missioni Consolata - Febbraio 2005

\ MARIAI.ABAJA ICOLO~BIAJ Missione tra gli afroamericani CHIAMATEMI MORENO Missionario dello Consolato kenyono, padre Koriuki lavoro tra gli ofrocolombioni, uno popolazione in cui si mescolano varie culture, che sono ol tempo stesso uno ricchezza euno sfido per l'evangelizzazione. di Peter Kariuki S ono nato e cresciuto in Kenya. Da 8 anni sono in terra colombiana; da 3 anni lavoro in una parrocchia a un 'ora di auto dall'antica città di Cartagena deJle Indie, porto famoso nelle Americhe e nel mondo per la tratta degli schiavi, dove san Pietro Claver spese tutta la vita per lenire le sofferenze di centinaia di migliaia di persone, str~ppate dalJ 'Africa e vendute sui mercati come animali da soma. La diocesi di Cartagena conta un milione e mezzo di persone, di cui circa 60 mila appartengono alla nost ra parrocchia di Marialabaja. Questa comprende una trentina di comunità: la totalità della sua popolazione è costituita da af rocolombiani, cioè dai discenden - ti degli antichi schiavi . Da oltre 25 anni la parrocchia è affidata ai missionari della Consolata; ancora oggi , però, continuiamo a inrerrogarci sul nostro lavoro missionario: stiamo facendo una pastorale tra g)j afro o una pastonùe afro? La domanda non è oziosa; soprattutto non è facile rispondere ndla pratica. In altre parole, si tratta di passare dalla missione tradizionale e generica, uguale p er rutti , a un'evangelizzazione che tenga conto della situazione sociale e culturale degli afrocolombiani . Come africano, non faccio fatica a riconoscere gli elementi culturali provenienti dalla tradizione africana, come la visione del mondo, la concezione di Dio, la vita, la morte, la festa, la musica, la terra, i ban,bini, la famiglia... Ma a questi elementi africani se ne sono mescolati altri , provenienti dalle culture indigene Uno sguardo verso un futuro ... più dignitoso. ed europea, senza contare l ' impatto causato da oltre 300 anni di schiavitù, la cui memoria non è ftJcile cancellare. Fare una pastorale afro significa evangelizzare con la sensibilità e l'attenzione a tale mescolanza di elementi storici e culturali, asswnendonc tutta la realtà. È quanto afferma anche G iovanni Paolo n, nell'esortazione post-sinodale Ecclesia in America, ricordando il dovere di avvicinar$Ì «aglj americani di origine africana» a partire dalla loro cultura, considerandone seriamente le ricchezze spirituali e umane, che ind· dono sul proprio modo di celebrare il culto, senso di gioia e solidarietà,

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