Missioni Consolata - Febbraio 2005

l l~ \ ' Parco memoriale della pace a Nagasal<i. to detto di ricordarsi di Hiroshima, mi ha preso la mano bruciata dalla bomba e l'ha tenuta stretta a lungo. Il Giappone, il mondo intero, ho trotto uno lezione dall'esperienza di Hiroshima eNogosold? Voglio dire, d potrà essere un'altro Hiroshf· ma e Nogt~sold nel futuro dell'uomo, o penso che oggi esistono le condizioni per eliminare tutte le armi nucleari? Quello che temo di più è la possibilità da parte dei terroristi di utilizzare le armi nucleari. Non possiamo capire che utilizzo vogliano farne. Ma anche da parte di alcuni stati temo la possibilità di utilizzo nucleare. Quindi devo purtroppo affermare che la situazione mondiale è molto critica e noi siamo tutti a rischio. Anche se sono possoti 60 anni, come mai t'umanità non riesceo trarre frutto dell'esperienza e migliorare i propri rapporti con le culture, religioni, stati? L'esperienza non scompare, ma non viene ricordata bene. Noi vittime delle bombe atomiche di Hiro- ,\ ' l • l \ shima e Nagasalc:l, diciamo ai leaders delle nazioni, che possiedono armi nucleari, che se vogliono utilizzarle, facciano loro stessi l'esperienza di essere bombardat i. Lei ho detto che non si è assimilato l'esperienza, ed è vero. Ma nelle scuote, in Itolfo come in Giappone, c'è una forte tendenza al revisionfsmo storico, vale o dire rivalutare esperienze negative del passato. Ho pourQ che questo revisionismo inftuiscd sullo cono$cenzo della vostro esperienza di sopravvissuti allo bombo atomico? I revisionisti affermano che in quel determinàto periodostorico era giusto fare la guerra. Io invece non lo penso e lo dobbiamo dire chiaramente. Non possiamo distorcere i fatti storici. Il governo degli Stati Uniti vi ho mal chiesto scusa? Non parlo di scuse dirette al governo giappone· se, ma o voi vittime. No. Evoi pretendete delle scuse, immagino. Sono state richieste, ma non ci è pervenuta alcuna risposta. Gli statunitensi dicono che bombardare Hiroshima e Nagasaki con (e bombe atomiche era l'unica soluzione fattibile a quel tempo. Chiedere scusa significherebbe ammettere i propri torti. Non parlo di scuse al governo, ma o voi,· quindi non scuse politiche, ma umanitarie. Neppure per motivi umanitari sono state mai fatte scuse. Gli Stati Uniti continuano ad affermare che con le bombe atomiche hanno salvato milioni di altri giapponesi che sarebbero morti con il prolungamento della guerra. • o I l primo settembre 1923, un terribile terremoto di 8,2 gradi della scala Richter di- .w strusseTolcyo e Yokohama, provocando la morte di 143 mila persone. Da allora, nel- O l'anniversario delia tragedia, in tutto il Giappone si celebra il «Giorno della prevenzio- l ne dei disastri». Scuole, uffici pubblici, fabbriche ad alto rischio ambientale simulano ~ i piani di protezione; reparti militari si esercitano con le squadre di soccorso civile in t operazioni di salvataggio; nei quartieri delle città i vigili del fuoco mostrano ad abi- ~ tanti e scolaresche come comportarsi in caso di sisma. .w Ogni stazione dei pompieri, dalla più grande alla più piccola, è stata dotata di una o - più «stanze di simulazione», piccoli locali che rispecchiano la tipologia stondard del· ~ le case giapponesi: pavimento in legno, un tavolo, due sedie, una libreria, un fornel- U lo, una stufa a kerosene. Queste strutture, mentre vengono sottoposte a scosse dai 3 ai 7 gradi Richter, divengono vere e proprie scuole di prevenzione interattiva per i sin- f goli cittadini, a euì è richiesto di seguire una procedura ben precisa: spegnere ogni ::S possibile fonte di incendio, ripararsi sotto un tavolo, possibilmente portando con sé .S un telefonino portatile e mantenere la calma. '!l! Inalcuni comuni situati inzone altamente sismiche, i mobili di una certa altezza de· -.:::: vono essere ancorati alle pareti per evitare il ribaltamento verso l'interno. Dalla fine degli anni '70, tutti gli edifici pubblici devono seguire rigide norme antisiSmiche che, permettendo la torsione delle strutture portanti o il collassamento delle pareti verso l'esterno, limitino i danni alle persone. Data la peculiare struttura della società giapponese (e asiatica in generale), che predilige la collettività all'individualità, i piani governativi antiterremoti si concentrano soprattutto sulla sicureua sociale, lasciando alle organiuazioni civili e ai volontari il compito di occuparsi delle vittime.~ ciò che è accaduto nel terremoto det 17 gennaio 1995 a Kobe, dove sono morte 6.336 persone e 310.000 si sono trovate senza casa (da notare che dei 55.000 edifici completamente distrutti, nessuno risulta essere stato costruito dol)o ill980). I piani di ripristino dei servizi sociali collettivi (strade, ferrovie, comunicazioni, porto, elettricità, gas) sono stati tempestivi ed efficienti, ma le operazioni di soccorso alla popolazionesi sono rivelate disastrose per lenteua e inadeguateua delle persone poste al comando. Solo la grande prova di civiltà e abnegazione della cittadinanza di Kobe ha evitato una crisi ben più grave. Atitolo di esempio, non si sono re9istrati furti o atti di sciacallaggio in città per tutta la durata dell'emergenza e la stessa Yakuza ha offerto alloggio e vitto gratuito a migliaia di sfollati. Ogni anno il governo di Tokyo spende l'equivalente di 100 milioni di euro per studiare la possibilità di prevedere ten'emoti, senza aver raggiunto risultati significativi. Il disastro di Kobe ha portato molte organizzazioni a chiedere che questa cifra venga dirottata per migliorare il coordinamento tra le varie agenzie di soccorso e a varare un concreto piano di aiuti psicologici alle popolazioni colpite da disastri ambientali. -- l Douler MC l febbraio 2005 pagina45 l ' .. 'L._ • ~ fl ... la •

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