Missioni Consolata - Febbraio 2005

l • •• • ... Nel Museo della bomba atomicadi Hiroshima . . PER NON DIMENTICARE Ci sarà una seconda Hiroshima e Nagasaki? Nonostante i sopravvissuti all'immane tragedia di 60 anni fa continuino a tenerne viva là memoria~ nella società giapponese la tensione emotiva è in costante calo; varie nazioni asiatiche accumulano armi nucleari; gli Usa perfezionano mini-bombe, pronte per eventuali genocidi••• più circoscritti. R ide Minoru Hataguchi, quando gli chiedo dove era il6 agosto 1945, al momento dello scoppio della bomba atomica. «Ero dentro mia madre» risponde. Gjà, Minoru Hataguchi, attuale direttore del Museo della bomba at{)- mica di Hiroshima, quel terribile giorno non era ancora nato: sarebbe uscito dalla pancia di sua madre qualche settimana dopo, ma non avrebbe mai conosciuto suo padre, disintegrato dalla forza distruttiva della bomba. «Le uniche éose che trovarono di lut sono un paio di oc~ chiali e un orologio». Mi accompagna tra le sale del museo fermandosi proprio di fronte agli unici due oggetti, parzialmente fusi, recuperati dai resti di suo padre. Accanto a loro le lettere scambiate con La moglie nei due anni di matrimonio, da lei conservate con cura fino alla morte e poi donate al museo. IL dolore subito dalla madre quel6 agosto di 60 anni fa, spiega la sorprendente franchezza di Hataguchi che, a differenza della maggioranza dei giapponesi che occupano posti di vertice nell'amministrazione. pubblica, è schietto e diretto nelle risposte. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio del Museo della bomba atomica di Hiroshima. La g~nerazlon~ testimone degli eventi del6 e 9agosto 1945, si sta assottigliando sempre plfJ ~d si pone giustamente fl problema di come mantenere viva la memoria di trag«Jfe che hanno toccato l'umanitb intero. Anche in Europa, mano amano che il tempo passa, sembm che i crimini dèl fosdsmo e del naì \, '· l zismo possano essere dimenticati. Come fare, quindi, per non perdere la memoria anche df Hiroshima e Nagasald? Ci sono ancora 290 mila hibakusha (vittime e testimoni diretti della bomba at{)mica) a Hiroshima; e il primo obiettivo che si prefigge que,. sto museo è quello dt non far dimenticare l'esperienza tanto dolorosa vissuta da queste persone. Ogni anno organizziamo mostre di Hiroshima e Nagasaki in tutto il mondo, tra cui l1tatia. Ma è comunque vero quello che afferma: queste persone stanno invecchiando, per cui stiamo creàndo una videoteca con le Loro testimonianze. Fino ad oggi ne abbiamo fatte più di 800. ()t.. tre agli hibakusha abbiamo anche 160 volontari di pace, studenti, casalinghe, impiegati, ecc. che collaborano attivamente con il museo. Anche se non hanno una diretta esperienza della bomba atomica, cercano comunque di passare le loro emozioni ad altre persone. \ - - - Nonostante i volontari e i 290 mi· la htbakusha attualmente in vita, esiste in Giappmre, come del resto anche fn Italfa, una sorta di movimento revisionista, che vo"ebbe cancellare, o per lo meno, rlwdere, tutta la storia detrantegum'tl. Cosa sanno oggi i giapponesi deLla bomba atomfèa e cosa si insegna a proposito di questi fatti storld? Nel museo vengono quasi 1 milione e 100 mila visitatori all'anno da tutto il Giapponee di questi 430 mila sono studenti. Per quasi tutti cerchiamo di creare l'occasione perché essi possano ascoltare, per almeno un'ora, resperienza di uno o più hibakusha. Purtroppo, oggi, la gita scolastica ha cambiato finaLità: gli studenti preferiscono andare all'estero, a Disneyland o in un parco di divertimento. Noi cerchiamo di convincere gli insegnanti e gli educatori scolastici quanto sia importante l'educazione alla pace, invitandoli a visitare i musei di Hiroshima o Nagasaki. Signiflcat/Vf) questo acc-ostamento tra Disneyland e Hiroshima e Hagasa/d. La storia quindi i~na che ha bisogno di tempo per digerire, assimilare e giudicare i fatti. Pensa che oggi sia possibile giudicare Hiroshima e Nagasald? In Giappone abbiamo un lasso di tempo che si può stabilire in circa 50 anni per assimilare gli eventi. Fino al cinquantesimo anniversario abbiamo quindi assorbito l'esperienza di Hiroshima e Nagasaki e anche il numero dei visitatori al museo è andato aumentando. Poi, per un certo periodo, abbiamo avuto un assestamento nelle visite, mentre oggi riscontriamo una diminuzione. Occorre anche dire che il Giappone è un arcipelago e fortunatamente, dopo la seconda guerra mondiaLe, non ha mai avuto attacchi beUi - ci; di conseguenza, purtroppo e allo stesso tempo fortunatamente, l'interesse diretto della guerra è diminuito. Anche gli ultimi eventi dell'Afghanistan, Palestina, Israele, sono visti da noi giapponesi come awenimenti che si dipanano in luoMinoru Ho#c!g_uchì, direttore del Museo clè1/a bòmba atomiça di Hiroshima. (continua apagina 40) \ Doni.r MC l f.bbraio 2005 pagino 37 . h

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