Missioni Consolata - Febbraio 2005

• za avvertimenti». Il 31 magg1o, l'Ufficio dei ser:vizi strategici, rkevette da un diplomatico giapponese in Portogallo una proposta di pace in cui, come unica condizione richiesta, non apparisse il termine «resa incondizionata». Sulla base di questi nuovi sviluppi, lo stesso giorno, John McCloy, assistente al segretario della guerra Henry Stimson, suggeriva al suo diretto superiore di iniziare a intavolare negoziati con il Giappone, eliminando, appunto, l'espressione avversata da Tokycr. «Resa incondizionata -affermava McCloy -,è una frase che implica la perdita della faccia e io mi chiedo se non potremo rivolgerei al Giappone senza l'uso di tale termine». lo stesso Joseph Grew, vice segretario di Stato, confidò a Truman, succeduto alla Casa Bianca il12 aprile subito dopo la morte di Roosevelt, che «il più grande ostacolo alla resa incondizionata del Giappone è la convinzione che una resa in questi termini porterebbe alla distruzione e alla rimozione permanente dell'imperatore e dell'istituzione imperiale. Se riuscissimo a dare qualche indicazione ai giapponesi che essi, una volta arr~si e resi impotenti militarmente, potranno da soli determinare il futuro della loro struttura politica, affronteranno la possibilità di arrendersi salvando la faccia~. EVITARE L'UMIUAZIONE Sul fronte scientifico, Leo Szilard, assieme a Walter Bartky e Harold Grey, tutti scienziati che avevano lavorato al «Progetto Manhattan», chiesero al segretario di StatoJimmy Byrnes di mostrare a una delegazione giapponese it potenziale distruttivo della bomba atomica, in modo da facilitare eventuali trattative di pace. La stessa richiesta, questa volta diretta a Stimson, venne ripetuta il 27 giugno 1945 dal sottosegretario della Marina Ralph Bard. All'inizio di luglio, la volontà di Tokyo a porre la parola fine alla guerra si fece piCI concreta. Uha sene di dispacci tra il ministro degli Esteri Shigenoria Togo e l'ambasciatore imperiale a Mosca, Sato, furono intercettati dai servizi statuniten$i. In queste missive, Togo chiedeva a Sa- 'J ... ·. ..... L to di conferire urgentemente con il ministro degli Esteri sovietico, Molotov, per avviare una serie di colloqui: «Dato che stiamo segretamente prendendo in considerazione la fine della guerra- scriveva Togo -, deve estendere la nostra volontà alla Russia, perché si faccia portavoce (presso gli Alleati) della nostra volontà. Sua Maestà l'Imperatore, preoccupato del fatto che la presente guerra porta giornalmente grandi sacrifici ai popoli di tutte le potenze belligeranti, desidera dal suo cuore che essa termini velocemente. Ma dato che l'Inghilterra e gli Stati Uniti insistono sulla resa incondizionata, (...) l'Impero giapponese non ha altra alternativa se non quella di combattere con tutte le sue forze per l'onore e l'esistenza delta madrepatria. Sua Maestà è profondamente recalcitrante a versare altro sangue tra i popoli di entrambi i fronti; per questa ragione, ed è questo il suo desiderio, chiede di restaurare la pace il più presto possibile per il bene dell'umanità». I messaggi tra i due diplomatici continuarono per tutto il mese, captati dagli statunitensi. Vista la riluttanza di Mosca nell'incontrare l'inviato imperiale, il13 luglio Togo spronò Sato a perorare la causa di pace presso il Cremlino: «Chiarisca che l'incontro con l'lnviato speciale permetterà a Stalin di conquistare la reputazione di paladino della pace mondiale e., inoltre, siamo pronti ad,accettare tutte le richieste dei russi in Estremo Oriente». Ci furono delle aperture ancheveFso gli Stati Uniti, sulla base di intercettazioni giapponesi di messaggi tra ufficiali della marina americana: «Il 19 (luglio), il capitano della Marina, Zacharias, ha detto che il Giappone ha due sole alternative: 1. essere sottomesso a una pace imposta dopo essere stato distrutto; 2. arrendersi senza condizioni ericevere i benefici della Carta Atlantica. Il fatto che gli americani abbiano alluso alla Carta Atlantica, è particolarmente degno di attenzione in questo periodo. È impossibile per noi accettare !a resa incondizionata(.. .) ma è nostra intenzione informarli (...) che non vi sono obiezioni alla restaurazione della pace sulla base della Carta Atlantica. Il vero punto critico è l'ins1stenza del nemico di • .. 'l~ • Memoriale della pace a Hiroshima: un cenotafio r[porta tutti i nomi conosciuti delle vittime della bomba atomica. imporre la resa incondizionata. Se l'America e l1nghilterra si fossilizzano su questo punto, l'intero progetto si infrangerà inevitabilmente su questo scoglio». l'ambasciatore Sato rispose a Togo che era impossibile chiedere ai sovietici di rompere l'intendimento con gli Alleati circa la resa incondizionata. TRIONFA LA UNEA DURA Ma anche nel fronte alleato continuarono aesserci delle obiezioni sulla linea dura mantenuta da Washington e londra. Il9 giugno George Marshall, capo dello staff militare, scrisse un memorandum a Stimson, in cui si chiedeva di «cessare di parlare di resa incondizionata del Giappone e cominciare adefinire i nostri veri obiettivi in termini di difesa edi disarmo»i mentre il18 giugno l'ammiraglio William leahy, sul suo diario personale annotava che «una resa del Giappone può essere discussa entro i termini che possono essere accettati dal Giappone e che soddisfino pienamente il desiderio di difesa dell'Amerka contro una futura aggressione trans-pacifica». Infine, il 20 giugno 1945 anche l'US Strategie 8omb Survey notava che «l'Imperatore, appoggiato dal premier, dal ministro degli Esteri e Dossier MC l f.bbralo 2005 paglna35 t

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