Missioni Consolata - Febbraio 2005

, ~lcflie_ste di ppce d~!_GJappOI}!J pnrna dellaQclo de!le bombe ••• E LA CHIAMARQNO (<TRINITÀ.» Recenti documenti rivelano che l'ecatombe di Hiroshima e Nagasaki poteva essere evitata: il delirio di onnipotenza degli sdenziati~ il dnismo degli Alleati, la corsa al bottino tra Usa e Urss resero vani i tentativi dtplomatid. A laniogordor New Mexico: 1.6 luglio 1945, or~ 5, 29 minuti e 45 secondi del mattino. La terra sussulta in un u{timo spasme. Poi un bagliore accecante si sprigiona dalle sue viscere, come se ~n nuovo sole dovesse esser,e parton1o. Pochi secondi dopo, tornato il sHenzio, una voce riprende a parlare: «Ora sono divehtilto morte-, il distruttore defmondf». Versi della Bhagov.ad G{ta, ma chi li pronuncia non è-Vishnu, bensì J. Robert Oppenheimer, lo scienziato direttore di Los Alamos, 11ei cui laboratori è :;tata progettata e costruita la prima bomba atomica. La citazione sacra non era solo il frutto dell'emozione del momento. La ~nipolazione e l;~addomesticamento» de.lratomo( -avevano crei\to nelle menti della società scientifica, militare e politica statunitense, t:Jn senso di onnipotenza che portava ad innalzare l'uomo al pari dì Dio. Non è certo un caso che, nelta storia del· la più:terribile arma di distruz1one di massa ideata daUa «5estia umana·»"' i riferimenti religiosi trabocchino. «Come sono·t,mo Oriente eOccfr)ente NeUa pìaitezza delle ca.rte emia Cos1la morte e [a resurrezione». Questa poesia di Jo.hn.Donne, intitolata Inno qt Signore mio Oio nelLqmiò Infermità, aveva convinto Qpj;renhefmer a dare at te_st di :Alamogordo il nome di «lrioità». la boinba, ag:ti ecclii di molti, tra cui lo stesso Oppenhe.imer, s-arebbe stata tosi potente da. mietere talmente tante vittime, che i·giapRonesi avrebbero chiesto la resi) e posto fine~tm~nte fine alta guerra det Pàdfico. l'a,omo era colui che.aveva creatq la morte eJa rest~~:rezione. IJ nuovo Dio in terra. Eil16 ~glto 1945,. l'ecrt nudeare èbbei niziò. Un'era lastricata di vite urtrane, ma..,che, come dimostrano i documenti rec·entemente. r.esi noti dal mpartimento di Stato ameriean<:>r avrebbe potuto esse-re ben diversa, se solo {l fosse voluto·aprire uno spiraglio di dialogo. IL CONTO ALLA..ROIIESC.(A Il9 marzo 1945, 9li Stati Uniti avevano lançiato su Tolçyo un raid con 325· bombar(lien, radendo al suolo 267 mila edifici e uccidendo in pocheor.e S9 mila persone, con la speran-za che questo ìnducesse il governo imperiale alla r-esa immediata. l cfue pfastici riproducono la città di Hiroshima prima e dO(>o ìl bombardamento ci]omJco. • •• l'obiettivo di Roosevelt era quello di evitare una Yalt.a asiatica, così da impedire ta spartizione .delle sfer-e d'influenza con Wrss di Stalin. Il 12 maggio, quattro giorni dopo la fine della guerra in Europ.a, il rappresentante giapponese in Svizzera, Shunichi Kase, fece sapere a William Donovan, Ciirettore. dell' Ufficio se.rvizi strategici, d'le it suo governo sperava di «trova,re un _accordo che peTlJlettesse di cessare le ostilità». Era il primo dei numerosi segnali di trattativa lanciati dai nipponici agli Alleati. Ma a quel tempo, 1l comitato atto a scegliete gli obiettivi dei lanci atomici (si parlava già al plurale), si era riunito indicando una serie di città su cui scatenare l' furia atomica: Ky{)to, Hiroshima, Kokura e Niigata. Di queste se nesarebbero scelte due. Il conto alla rovescia era partito eH punto .dt non ritotno superato. Già il t giugRO 1945 ilComitato ad tnterim affermava che la «s~lezione finale degli obiettivi è una i:lecisione essenzialmente militate. L'opinione del Comitato è che le bombe devo·no essere usate contro il Gtappon.e it ptù presto possibile; devono essere usate contro una fabbrica di gUl:!rra, circondata dalle èase dei lavoratòri e. devono essere usate sen-

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