Missioni Consolata - Febbraio 2005

i !l Il ! TERRORISMO: FINCHÉ DURA.•• n risultato di lln tale bailamme, nel corso del quale nessuno ha dato prova convincente di essere dawero interessato a catturare il terrorista, è stato quello di far sorgere dubbi sulle effettive intenzioni dei governi coinvolti, fino a suggerire un loro uso strumentale delJa campagna antiterrorismo americana. <<Abbiamo finito per pensare che nessuno degli stati africani vuole El Parà e che è nell' interesse di tuttilasciaclo libero di muoversi nel Sabel - ha dichiarato caustico l'incaricato degli Affari esteri del movimento ribelle ciadiano, BrahimTcbouma, alla ricerca di un riscatto per l' ostaggio -. Se venisse arrestato o ucciso, infatti, si interromperebbero anche i crediti americani che sono stati stanziati per combatterlo». U paradosso è evidente: se l'interpretazione data da Tchouma è corretta, i governi della regione, che ri - cevono denaro e mezzi finché esiste una minaccia terroristica da contenere, avrebbero interesse ad alimentare proprio quell'insicurezza che il governoUsa vuole ridurre con la Pan Sahet lnititttive. EJ Parà è stato rimesso alla custodia algerina nel novembre del2004. Ciononostante, i vertici militari del Comando statunitense in Europa hanno ammesso che la loro iniziativa stenta a dare i frutti sperati. <<Il problema - scrive il giornalista del New York Times Douglas Farah - è che gli Usa non stanno compiendo nessuno sforzo per competere sul piano deUe idee». Viene lasciato il campo .libero proprio a quei gruppi MC l febbraio 2005 pagina 30 l camion sostituiscono i tradizionali cammelli per il trasporto di mercanzie di ogni genere. Sosta e ospitalità nel tratto di deserto tra Agadez e Tamanrosset: lo vecchia legge del deserto è rispettata. islamisti che trovano, specie nella rabbia dei giovani africani, terreno fertile per la propria predicazione. FANATISMO ECORRUZIONE Da mesi, ormai, c'è un regolare afflusso verso l'Arabia Saudìta di studenti coranici, nigeriani e non solo, che vanno a perfezionare Jà propria preparazione in Medio Oriente e poi rientrano in Africa per fare proseliti. E il livello di fanatismo ba raggiunto vette preoccupanti proprio in Nigeria, dove gli estremisti musuJmani avevano èliffuso la voce che i vaccini antipolio, messi a disposizione dagli operatori umanitari occidentali, fossero io realtà un veleno, che avrebbe reso sterili i maschi musulmani, esortando così i genitori a non far vaccinare i propri figli. n fanatismo religi~so e la corruzione dilagante in Africa occidentale finiscono poi per intrecciarsi con reciproca soddisfazione: celebre è l'episodio, riportato da Douglas Farah, del sodalizio tra l'ex presidente della Liberia Charles Taylor e gli emissari di Al Qaeda: questi avrebbero potuto contare sull'appoggio del liberiano per avviare un florido commercio di diamanti provenienti dalla Sierra Leone. La compravendita di gemme aveva lo scopo di permettere ad Al Qaeda di diversificare le proprie risorse finanziarie e di svuotare .i conti correnti non ancora scoperti e fatti congelare da Washington, come rappresaglia agli attacchi alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania nel 1998. Si trattava di una colossale manovra di pulizia di denaro sporco, attraverso gli stessi canali usati dal movimento sciita libanese hezboltah, la cui presenza in Africa occidentale è di ben più vecchia data. A fare da intermediario a tutta J' operazione c'era il senegalese Ibrahim Bah, mercenario addestrato in Libia, che aveva combattuto negli anni '80 in Afghanistan contro i sovietici e poi in Libano al fianco degli hezboltah. Lo stesso Taylor ottenne per il disturbo una notevole somma di.denaro. N on stupisce che, inserita in una rete di relazioni così fitta e insidiosa, la Pan Sahet1nitiative non decolli: presidiare lLn mare di sabbia è una contraddizione in termini. Specialmente quandù quel mare è solcato da flotte di combattenti della religione e del petrolio, che si alleano e si tradiscono in modo del tutto imprevedibile e sotterraneo. Viene da chiedersi se gli Usa hanno dawero imparato la lezione dell'Afghanistan: ~ queUa ~non .a~·mare i lo- Mcj ro futun nerruct. - - *Dietro lo ~seudonimo diMarcello Federid c'è un membro dello staffdi un'Organizzazione nongovernativa internozionole, che preferisce res1arestono· sciuto affin<hé leproprie posizioni penonoli non possono essere attribuite oii'Ong di rui fa porte.

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