missionarie in progetti diocesani di invio tJd gentes nei vari gemellaggi; - la preparazione e formazione dei primi laici per le missioni diocesane e altre. Parlando poi di parrocchie, il vescovo dice che manifestano la loro crescita in missionarietà: - accogliendo le iniziative del Centro diocesano, dalla vegl ia di preghiera alle campagne di fraternità e impegnandosi con rappresentanze parrocchiali o vicariali nel Centro stesso; - ÌJ1Staurando molti rapporti con i /idei donum non solo delle proprie comunità, ma pure della diocesi; - ricuperando contatti con i religiosi e missionari oriundi; -offrendo forze giovani, specie lai - ci, per i progetti diocesani in missione; - favorendo molto in loco gruppi di sensibilizzazione sui grancli problemi della pace, globalizzazione, accoglienza e integrazione degli immigrati, con iniziative di commercio equo e solidale, banca etica, ecc. In questi lunghi elenchi non c'è il minimo accenno a una crescita della missionarietà in loco, né a un «ritorno» dell'ad genles nella pastora- «l poveri hanno fame di Dio e non solo di pone e libertà» (RM 83}. MC l febbraio 2005 pagina 20 le della chiesa locale. Questo rende evidente la dicotomia di cui si è detto sopra. È possibile un 'apertura missionaria verso le genti senza un contenlporaneo entusiasmo di evangelizzazione neJla propria terra? QUALE MISSIONE NELL'ERA DELLA GLOBALIUAZIONE? Abbiamo avuto questa fortuna: la chiesa ha presagito, profeticamente, la globalizzazione. Ha scritto Karl Rahner: «In un mondo che ancora cerca a tastoni se stesso, il Concilio Vaticano Il è su1to germinalmente la prima autoattuazione ufficiale deJla. chiesa in quanto mondiale». Fin dagli anni '60, la chiesa è pronta per la globalizzazione. I documenti conciliari parlano ben 17 vohe dell 'unità dd mondo, e non solo sul piano religioso o filosofico (un Padre solo e tutti gli uomini idealmente fratelli! ), ma su quella della concreta attuabilità storica. Dd resto io due encicliche uscite nei tempi conciliari, Pacem in terris di Giovanni xxrn e Populorum progressio di Paolo VI, si insiste sul ruolo dcll'Onu in vista della pace e della giustizia a livello mondiale. Ma che cosa ha significato concretamente per la missione questo «presentimento storico» della chiesa? Ha significato un rapido, anche se non sempre omogeneo e ordinato, cambiamento degli atteggiamenti della missione e dei missionari di fronte ai popoli. Una vera e propria conversione. Sono diventate rapid30lente priorità per Ja missione: l'indipendenza di quei popoli; la necessità di liberazione dei poveri da ogni condizione oppressiva; la pace; i diritti umani ; il rispetto delle culture e delle tradizioni popolari; Ja necessità di inculrurarc il vangdo e le chiese che nascevano dal suo annuncio; il dialogo interculturale e interreligioso; la difesa dell'ambiente; lo scambio fra le chiese, per il quale ognuna di esse (antica o nuova che fosse) si sentisse debitrice dell'altra; la comunione fra le chiese, non come uniformità, ma come cornmensalirà delle differenze; il pluralismo ecdcsiale nell 'unità della fede («tanti cristianesimi in una sola Chiesa»). Queste priorità non sono però ancora entrate nella coscienza di rutti i cristiani. Anzi , gran parte del mondo cristiano (e una parte più piccola di missionari io senso stretto) non ba fatto questa conversione e fa resistenza ad essa. COME VINCERE LE RESISTENZE AQUESTI MUTAMENTI? La percezione errata della missione è una percezione sbagliata del cristianesimo; anzi ne è stravolgimento e strumentalizzazione ideologica. È emtta l'immagine romantica del - la missione, come antitetica al vero annuncio evangelico; ma lo può diventare anche l'immagine che vede la missione come difesa dei poveri. Una percezione vera della missione passa attraverso una sua riscopena nell 'ascolto della parola di Dio. Una immagine vera della missione passa attraverso una necessaria e permanente riforma della chiesa, ch e sia anche autoriforma di ogni nostra comunità e di ognuno di noi. La «missione oggi>> è prima di tutto un 'esigenza di radicalità evangelica, un vivere il vangelo di fronte al mondo e contro lo spirito del mondo. Se questo awerrà anche solo in piccole, povere e disperse comunità sulla faccia della terra, la chiesa ri - prenderà lo slancio dei primi secoli. A giudicare da tanti segni, [ 1 che solo chi ha fede può ve- Mc dere, questo sta awenendo. --
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