Missioni Consolata - Febbraio 2005

stinzione fra <<quelli che restano» e «queUi che partono». Gli istituti missionari riacquistano rutto il loro risalto, anche nel nuovo contesto ecclesiale pose-conciliare. Le chiese locali vengono esortate all'invio di religiosi e religiose, sacerdoti e laici. Quali le conseguenze di una scelta nell 'uno o nell'altro senso? Nel primo caso (Paolo VI) è favorico il «sentirsi tutti missionari>>, perché ovunque c'è da evangelizzare; ma con il rischio che questa «evangelizzazione diffusa» rimanga neUe intenzioni, perché mancano metodi, mezzi, str uttur e appropriate. Nel secondo caso (Giovanni Paolo H) vengono favorite le vocazioni missionarie specifiche, la proiezione verso l'esterno, con il rischio, però, di far prevalere la visione geografica della missione, rispetto a quella antropologica, e di conservare il modello illusorio ed etnocentrico di un mondo occidentale cristiano, da cui il vangelo parte per altre regioni del globo. Appare chiaro che, con l affermarsi della globalizzazione, la p rospettiva della evangelizzazione ovtmque e sempre, in diversi contesti umani e con diversi approcci, si vada consolidando. È necessario però che la coscienza missionaria non rimanga solo un fano verbale, chela corresponsabilità missionaria si affermi davvero e sia verificata da scelte concretedi testimonianza, annuncio, promozione umana, diversificate secondo i differenti ambiti. In questa prospettiva nasce la seguente domanda. Lo missione ho origine e dimensioni trinitorie. CURA PASTORALE, NUOVA EVANGELIZZAZIONE MISSIONE AD GENTES: DISTINZIONI ANCORA VALIDE? Sembra che già il papa, nel formulare questa distinzione nella Redemptoris mis.rio, avvertisse una certa sua precarietà: «D'altronde i confini fra cura pastorale dei fedeli, nuova evangelizzazione e attività missionaria specifica non sono net - tamente definibili , e non è possibile creare fra di esse barriere o compartimenti stagno» (RM 34). Nella realtà concreta delle nostre comunità cristiane, poi, si è andati verso una certa polarizzazione tra cura pastorale e attività missionaria specifica. Si è creata una certa dicotomia tra cbi si interessa prevalentemente della missione ad extra o del Sud del mondo e chi si interessa dei ~ochi cristiani rimasti. Quella che è rimasta completamente scoperta è .la cosiddetta nuova evangelizzazione. Nella relazione tenuta al Seminario di studio sul tema <d: adgetttes nella vita della chiesa italiana oggi>> (Pesaro, 1-6-2004), mons. Dho, vescovo di Alba, vede questi segni nella crescita di missionarietà delle cliocesi nel poseconcilio: - l ' invio dei/idei donum in forma organica; - progetti di aiuti vari con relativi gruppi di appoggio in diocesi; - il ricupero delle forze missionarie religiose oriunde, ma non conosciute né valorizzate sul piano diocesano; - prime esperienze di seminaristi nostri in missione temporanea; - visite dei vescovi in loco; - ristrutturazione degli Uffici missionari diocesani, fino allora piuttosto burocratici, in Centri missionari di animazione e coordinamento; - il coinvolgimento di piccole famiglie religiose non espressamente

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=