Missioni Consolata - Febbraio 2005

to, ma insegnava anche «come» esserlo nelle situazioni della vita eli ogni giorno. Ispirandosi all'esempio di Gesù, il quale «ha fatto bene tutte le cose» (Mc 7,3 7) e seguendo la spiritualità dello zio, san Giuseppe Cafasso, avanzava una proposta in questi termini: <<Fare bene il bene, meglio che si può, nelie cose ordinarie della vita, senza rumore, con costanza e riprendendosi subito dopo ogni sbaglio». La convinzione che il «vero missionario è il santo» la troviamo espressa in modo quasi ufficiale nella lettera enciclica di Giovanni Paolo II sulle missioni, dal celebre titolo Redemptorù missio (la missione del Redentore), nella quale si legge: <<La rinnovata spinta verso la missione ad gentes esige missionari santi. Non basta rinnovare i metodi pastorali, né organizzare e coordinare meglio ]e forze ecclesiali... : occorre suscitare un nuovo "ardore di santità"». Queste parole dell 'enciclica sembrano proprio «copiate» dagli scritti dell 'Allamano, tanto evidente è la concordanza. Di fano, egli ne aveva pronunciate di simili almeno 80 anni prima! LA VERA FONDATRICE Anche l'Allamano, come tutti i fondatori di istituti religiosi, era convinto che la sua opera fosse originata da Dio e lo ha affermato più volte. La sua intuizione caratteristica è di avere saputo scorgere, proprio all'origine dcl1'istituto, anche la presenza attiva della Madonna Consolata. È lei la vera «fondatrice»! Ne consegue che egli non accetta il titolo di fondatore. Sentiamo]o daUa sua viva voce: «Questa casa l'ha posseduta Nostro Signore fin da principio ed è proprio sua come un campo è del proprietario. Quindi, non dite bugie affermando che il tale o il tal altro l'ha fondata. No, no, è la Madonna che l'ha fondata e il principio è venuto da Dio stesso». «Accetto di cuore i vostri auguripe.r l'onomastico, ma non dite più "fondatore", questo è uno sproposito! La fondatrice è la Madonna». Merita di essere riferita ancora questa testimonianza di un missionario dei primi tempi, per lo scherzoso gioco di parole che contiene: «Ci sono a1cuni che mi chiamano Icona della Vergine Consolata nel santuario torinese, di cui l'Al/amano fu rettore dal 1880 al 1926. L'Al/amano benedice e invia i suoi missionari e missionarie (bassorilievo del sarcofago, presso la chiesa del beato, Torino). fondatore dell'Istituto. Fondatrice di questo istituto è la Consolata. Io sono il "fonditore", perché faccio fondere le offerte dei benefattori)>. Perché un atteggiamento cosl deciso, da non ammettere repliche? Immaginiamo l' Allamano, prima della fondazione dell'istituto, da solo nel coretto del santuario, dove trascorrevalungbe ore in preghiera eda dove poteva ammirare ]'effigie della Consolata, intento a discutere con lei sull'opportunità di una nuova fon - dazione.Certamente la Consolata lo aveva incoraggiato, forse anche convinto, vincendo ]a sua ritrosia, come lui stesso poi confiderà. Prima ancora che i missionari della Consolataesistessero, l 'Allamano li aveva pensati e voluti, sostenuto direttamente dalla Madonna. Con un'esperienza così intensa, come avrebbe potuto, in seguito, anche solosupporre di essere lui il vero fondatore? Partendo da questa profonda intesa con la Madonna, ecco la sintesi della proposta mariana che l'Allamano faceva ai suoi missionari e missionarie: «Portate il titolo della Consolata come nome e cognome»; «Il nome che portate deve spingervi a divenire ciò che dovete essere»; «Voi siete "consolatini"». Nel 2001 , congratulandosi per i nostri cento anni di vita, il papa ha voluto confermare questa proposta dell'Allamano: «Con l'aiuto della Consolata, carissimi fratelli, diffondete la vera "consolazione", la salvezza cioè che è Cristo Gesù, salvatore dell'uomo». L ' Allamano ha maturato anche un 'al tra delle sue idee originali, con la quale vogliamo concludere, pur non avendola inserita nelle famose «tre intuizioni». Egli sentiva interiormente che avrebbe potuto accompagnare i suoi missionari e missionarie anche d<?pO la morte. Non era solo il suo affetto a suggerirglielo, ma la certezza di una vocazione speciale, che gli conferiva una «paternità perenne>>. E lo disse più volte, in tanti contesti differenti, rutti proiettati al futuro: «Quando sarò in Paradiso, e ciò sarà presto, pregherò per te, non perché ci venga subito anche tu, ma perché te lo prepari pieno di meriti»; «Farò più di là che di qua»; «Fare rumore non è nel mio spjriro, ma dal Paradiso farò, farò»; «Quando sarò in Paradiso, sarò sempre al balcone;vi guarderò e vi benedirò ancora di più». L'esperienza d mostra ~ che il fondatore sta man- Mc tenendo le sue promesse... -- MC l febbraio 2005 pagina 15

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