Missioni Consolata - Febbraio 2005

! '- r~ • ' v r t.. JtAto Ricordando il beato Giuseppe Allamano TR.EINTUIZIONI ORIGINALI C ome fondatore ed educatore dimissionari emissionarie, il beatoGiuseppe Allamano si qualifica anche per tre intuizioni «O· riginali», in guanto la loro «origine» va ricercata dentro di lui, in quel punto profondoe riservato della sua coscienza, dove più che le idee desunte dalla lettura di libri, o suggerite da altre persone, giunge la luce dello Spirito. Sono intuizioni avute nella riflessione e nella preghiera, maturate in convinzioni e concretizzate in programmi operativi e proposte missionarie. Sarebbe superficiale spiegare la ricca personalità di un uomo come l'Allamano, limitando a tre le sue intuizioni originali, perché ne ha avutomolte di più e dì notevole spessore. Ma queste sono decisive per capire il nucleo centrale del suo carisma e la novità delle sue proposte. Ecco di cosa si tratta: l' Allamano ha compreso di essere chiamato a raccogliere attorno a sé uomini e donne giovani, disposti a coinvolgersi totalmente nella missione; inoltre, che questi giovani mirassero a diventare di prima qualità e, soprattutto, che fosse chiaro atutti come la realizzazione di questo progetto non era opera sua, ma di Dio e della Consolata. NELLA TESTA ENEL CUORE La prima proposta che l'Allamano faceva ai giovani, dunque, era esclusivamente di tipomissionario. n suo impegno di fondatore e forrna· tore era indirizzato aquesto obiettivo: cercare, preparare e inviare missionari, adeguati per qualità e quantità. Lo diceva francamente ai primi aspiranti: «Non essendo potuto essere io missionario, voglio che non siano impedite quelle anime chedeMC l febbnalo 2005 pagino 12 Missionari in tutto. Senza mezze misure. Plasmati dalla Consolata. Così il fondatore aveva sognato i suoi figli, perché fossero davvero «aiutanti di Dio» nel salvare il mondo. di Francesco Pavese siderano seguire tale via>>. E ancora: «Qui, l'aria è buona solo per coloro cbe vogliono esseremissionari». È necessario, però, chiarire che cosa egli intendesse per missione emissionario. Ed è qui che è possibile scorgere una sua prima intuizione: la missione, prima che un'attività da svolgere, è una «comunione» di vita con il «missionario per eccellenza», Cristo Signore, l'inviato del Padre. Quindi, per esprimerci con un linguaggio odierno: «Primaessere missionario e poi operare~>. I giovani aspirantivenivano coinvolti dall'Allamano nell 'appassionante avventura di vivere di Cristo, per collaborare con lui alla salvezza dell'uomo. L'idea, poi, che l'attivitàmissionaria avesse la caratteristicadella «collaborazione~> era chiarissimà nella sua mente. La spiegava cosl: «Il missionario è chiamato a cooperare con Dio alla salvezza di quelle anime che ancoranon lo conoscono;a prendere parte attiva e impegnare la p ropria persona alla grande opera della conversione del mondo. E questa, quindi, un'opera essenzialmente divina». E, citando sanPaolo, aggiungeva con un senso di compiacenza: «Siamo aiutanti di Dio!». Ma c'è ancora un aspetto da non tralasciare. L'Allamano era così tenace nel sostenere la vocazione missionaria (tanto da essere criticato da alcuni, quasi ~~rubasse» forze giovani alla chiesa locale), perché la considerava lamigliore in assoluto. E lo spiegava in modo semplice alle ra. gazze che si preparavano a diventare suore missionarie: «Non si dice Il beato Giuseppe Al/amano rappresentato, simbolicamente, nell'otto di battezzare un bimbo africano {dipinto d i Mario Cofforo-Rore, 1986). •

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=