Nel 1970 è nominato superiore della missione di Massangulo: sono gli anni cruciali della lotta armata. Nel L975 assiste alla proclamazione dell'indipendenza del paese. Si pensa che sia la fine di tutti i problemi; ma non è così. n nuovo governo marxista-lenlnisra comincia a perseguitare apertamente La chiesa e le mjssioni, nazionalizzandone Le opere e costringendo i missionari a domicilio coatto: alcuni.abbandonano il paese; padre Wegher continua a restare accanto alla sua gente. Ma il23 maggio 1979 anche Massangulo viene nazionalizzata c la chiesa-santuario della Consolata clùusa. n 6 giugno, senza salutare nessuno, con il cuore sanguinante, il padre deve lasciare la sua missione. Tutto .in fumo? Non secondo padreWeghcr: <<Per 40 anni ai miei ragazzi ho dato... i denti; ora vedo che sanno masticare bene». Migliaia dei suoi alunni, infatù, occupano posti di responsabilità nel paese; tre sono rettori universitari: Brazao Mazula all'università Eduardo Modlane c Carlos Machili all'università pedagogica, entrambe a Maputo; padre FilipeCouro è rettore dell'università cattolica di Bcira. t(ll ,.icol"do plit bello?,, gli domandano i compaesani il giorno in cui festeggia 60 anni di sacerdozio. <<Massangulo... Ma non riesco più a tornarvi» risponde sospirando, mentre qualche Lacrima solca il volto rugoso. Prima la nazionalizzazione, poi La guerra civile hanno ridotto la missione in una situazione disastrosa: gli edifici sono in rovina, i macchinari della scuola professionale depredati, alberi e orti distrutti. Rivederla in quello stato lo farebbe morire di crepacuore. Padre Wegher, però, non vive di nostalgie, né si rassegna all'idea di rientrare in patria. Chiede al suo vescovocosa potrebbe fare. «Vieni con me e... scrivi!» gli ordina il vescovo. E ubbidisce (l'unica volta nella sua vita, scherzano le malelingue). Si installa nella casa del vescovo, fa da vice parroco della cattedrale di Liclùnga e si mette a scrivere. Fin dal suo arrivo a Massangulo, MC l gennaio 2005 pagina 56 La missione di Massangulo.. . nazionalizzata. padre Wcghcr ha accumulato una mole enorme di appunti e scritti su rutto quanto gli è capitato a tiro: ri - cordi del suo caro amico padre Calandri, osservazioni sulla geografia del Niassa,storia e costumi delle popolazioni della regione, composizioni poetiche e teatrali. Obbedendo all'ordine del vescovo, raccoglie e mette ordine a tutto questo materiale. Nel1985 appare in Portogallo il primo volume di Um olhar sobre o Niassa (Sguardo sul Niassa); il secondo volume viene pubblicato in Mozambico nel1997. Si tratta di una vera summa su storia e geografia, usi e costumi, nùti e leggende, racconti e proverbi del popolo tra cui padre Wegher ha speso rutta la sua vita. Nel l 982 viene insigniro con la medaglia Pro Ecclesia et Pontz/ice. Nel1986 è nominato vicario generale della diocesi; molte volte sosti - tuisce il vescovo, costretto ad assentarsi per vari giorni quando visita le parrocchie della vasta diocesi. Nel 1992 scoppia la pace, final - mente. La gioia è grande, ma, nonostante i suoi 80 anni, padre Wegher non si sente affatto in pensione. Oltre a continuare il lavoro di vicario diocesano, incarico che ricoprirà fi - no alla morte, si occupa delle vinime più sfortunate della guerra civile, poveri e handicappati, la maggioranza dei quali mutilati dallo scoppio di mine antiuomo. Ogni giorno ne incontra qualcw10, condividendo con loro quello che riceve da amici lontani e benefattori. Nel2000 viene deciso di rivitalizzare Massangulo. D compito è affi - dato a padre Mario Teodori, che ogni settimana fa la spola tra Liclùnga e la missione, 90 km di strada sterrata, per incontrare la gente e ricostruire le strutture essenziali. Per padre Wegber è una grande gioia; ma non ha più il coraggio di ritornare a Massangulo: tanti ricordi gioiosi e altreuanti dolorosi gli manderebbero il cuore in cortocircuito. Ma esprime il desiderio di ritornarvi dopo la morte. Questa arriva, silenziosa, il24 luglio 2004. «La sera trascorre come al solito- racconta padreMario -, tra battute scherzose e vecchi ricordi. Poi accompagno il padre nella sua camera, dove si affloscia all'improvviso tra le nùe braccia e si spegne come una candela». Come aveva chiesto e come la popolazionedella missione aveva subito reclamaco, padre Wegher denlra nella sua missione, scortato da un impooeme corteo di cristiani e musulmani e viene sepolto accanto al suo grande amico, padre Calandri. Dal cielo continuerà a «olhar sobre o Nias.ra»: lo ha promesso nel suo testamento. • A due mesi dalla morte, padre Luigi Wegher è entrato nel Guinness dei primati... seppure di straforo. Il suo nome, infatti, è legato alla più grande polenta mai cucinata al mondo. «L'8 novembre 2004 - narrano le cronache- è stata fatta una polentata di 3 quintali e 74 chili, aSanzeno, in Val di Non. Un enorme paiolo è stato riempito con quattro ettolitri d'acqua, portata a ebollizione in tre ore da un poderoso fuoco alimentato a legna. Altre tre ore sono state necessarie per cuocere gli 85 chili di farina di mais; pale meccaniche per girarla; il braccio di una gru per pesarla. Espletate le formalità per inserirla nel Guinness, la polenta più grande del mondo è stata distribuita ai presenti con salumi e formaggi della Val di Non. Le offerte raccolte saranno utilizzate per la costruzione di un asilo in Mozambico, nella missione dove ha prestato servizio un missionario di Sanzeno, padre Luigi Wegher, morto in Africa all'età di 92 anni». (L'Espressonline)
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