IL DISAGIO GIOVANILE È LA FORESTA. EGU ALBERI? Da ogni parte siamo subissati da ricerche, servizi giornalistici e discorsi sul «disagio giovanile». Per fortuna, esso passerà come i brufoli per il singolo o si trasformerà nel disagio dei trentenni precarizzati o nelle ansie esistenziali dei quarantenni e della mezza età, mentre i giovani continueranno ~d essere un argomento di discussione. Il disagio è quella condizione per cui persone normalmente dotate si collocano nel mondo in modo tale che l'ambiente, Le relazioni con Le persone, Le .cose e se stessi non Li aiutano, e Loro non riescono ad aiutare se stessi. La premessa da cui partiamo è in parte anche L'arrivo: esiste un disagio psicofisico manifesto nelle persone di età giovane nel nostro Paese, ma in fondo dobbiamo considerare i ragazzi, gli adolescenti, i bambini come delle cartine di tornasole del Paese stesso. Se l'Italia è un luogo difficile da vivere per i ragazzi (ma potremmo prendere i malati cronici o gli anz1am, comunque) lo è per tutti, sia per i soggetti ipocritamente definiti deboli che per una supposta normalitA statistica. Lo stile di vita consumistico e la tecnologia sembrano essere i principali imputati. I modelli di vita delle generazioni precedenti erano migliori, diversi? l'infanzia propone la drammaticità della nostra esistenza: i cibi che ingurgitiamo in gravidanza, lo smog, ma anche la troppa Tv, la presenza di diossine nei dbi, e tutto il resto... Oltre il 15'Yo dei bambini si addormenta davanti alla Tv accesa circa 2 volte a settimana, e ciò dovrebbe portare ad una autoregolamentazione, che invece non c'è. Perché? ADOLESCENZE la Letteratura specialistica sugli adolescenti è vasta, forse troppo. C'è un intere"SSe da cui non siamo alieni neanche noi verso i ragazzi di oggi, quelli che non sembrano essere come i loro padri, che non vogliono crescere o che sono dovuti crescere pensando di fare una vita differente. Magari essi hanno capito che la generazione dei 30-40enni di oggi cui appartengono i loro fratelli e genitori deve fare i conti con La crudele realtà, di essere i primi nel dopoguerra che non hanno più la speranza di un tenore di vita economicamente pari a quello di partenza («la festa è finita», disse Giovanni Agnelli nel 1992) (5). Eallora queste madri e padri magari iniziano a pensare con nostalgia al fatto che le promesse di quan· do erano ragazzi (i favolosi anni '80) non sono state mantenute, forse cercano di essere dawero madri e padri ma sono anche loro smarriti. E se sono smarriti Loro, la generazione X+n (6) costituita dai Loro figli, come può non essere altrettanto smarrita? Cinquanta anni fa l'adolescenza non esisteva, poiché si passava in modo repentino dall'infanzia dei frugali giochi all'età adulta delle responsabilità e del lavoro. Ora c'è e dura anche 2·3 lustri. Eallora se ne parla molto. Non esiste una sola adolescenza, Douier MC l gennaio 2005 pagina 29
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