Missioni Consolata - Maggio 2002

D ire Gerusalemme è dire terra santa, e vice- versa. Gerusalemme oggi è, più che mai, di drammatica attualità: occupa ampi spazi sulla stampa e sul piccolo schermo, a causa del san- guinoso conflitto israelo-palestinese. Gerusalemme è sempre stata di attualità, fin da quando Dio la scelse come luogo di incontro e dialo- go con gli uomini. A Gerusalemme «tutti sono na- ti... e l’Altissimo la tiene salda» (Sal 87, 4-5) . Quel «tutti» contiene una carica ecume- nica di respiro universale. Gerusalemme appare come radice di armonia e unità fra le genti. Sul libro della storia, curato da Dio, «tutti» sono gli uomini e i popoli che Egli registra come cittadini di Gerusalemme. Il carattere peculiare di Gerusalemme è l’universalità. E non è un tratto immaginario, ma reale. Basti ricordare il ritornello ebraico, che ha sfidato i secoli: «L’anno prossimo a Gerusalemme». Basti ricordare l’affetto dei cristiani per la città santa, concretizzato nel pellegri- naggio... e il fatto che, perfino fra le montagne dell’Afghanistan , la fo- to di Gerusalemme è appesa con devozione alle pareti delle case musulmane. Gerusalemme, l’universale, fa sì che la comunità mondiale vi si rico- nosca in un modo o nell’altro: interessa non solo chi vi trova una specifica fede religiosa, ma anche chi vede in essa un riferimento a valori umani fonda- mentali. Se Assisi affascina e coinvolge per la soffusa e pene- trante spiritualità, Gerusalemme seduce e attira per il mistero. Un mistero che perdura tutt’oggi e che fa pensare al Deus absconditus (Dio nascosto). M i ritorna in mente l’incontro, di qualche anno fa, con una giornalista svedese. Aveva partecipato ad un congresso di ar- cheologia a Tel Aviv, al termine del quale effettuò una rapida escursione a Gerusalemme. E capitò che, nel dedalo di viuzze della città vecchia, la gior- nalista avesse smarrito la strada al suo hotel. Io, per caso, passavo di lì; lei mi pregò di indicarle la via dell’albergo. L’accompagnai fino alla Porta di Damasco. Cammin facendo, mi confidò che, essendo nata in una famiglia atea, non era credente. «Però ho letto molto su Gerusalemme - disse -; ora sono qui e avverto (non so perché) che qual- cosa mi attira come una potente ca- lamita. Dovrei prendere l’aereo questa sera, ma non partirò; c’è qualcosa di strano qui che mi solle- cita a cercare, indagare e approfon- dire il mistero di Gerusalemme, che mi tocca l’anima». Ci salutammo. Due anni dopo mi scrisse per annunciare che aveva ri- cevuto il battesimo. G erusalemme, che secondo un’etimologia popolare sa- rebbe la «città della pace», non ha mai conosciuta la tranquil- lità. Lungo tutta la sua storia mille- naria è stata teatro di lotte, e tutta- via essa rimane la sede della «sha- lom» ; ma non per coloro che vogliono trovarvi una pace già confezionata, ma per quanti vogliono co- struirla. La pace è il risultato di relazioni rispettose fra i po- poli, fra le persone; scaturisce dall’amore tra gli indi- vidui, tra le comunità; nasce dalla conversione, dall’ accoglienza delle diversità. La tragedia odierna in terra santa grava anche sulla GUERRA ALLA PACE in terra santa DI PADRE M ARCO M ALAGOLA , francescano dei Frati Minori a Gerusalemme (Continua a pagina 66 ) La basilica della Natività, a Betlemme.

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