Missioni Consolata - Aprile 2002

S ono vissuto 25 anni in C OLOMBIA . Nel 1978 approdai a Remolino, nella foresta amazzoni- ca del Caquetà, durante la settimana in cui a Roma fu sequestrato e poi ucciso Aldo Moro... Ricordo le notti trascorse in lunghe conversazioni con i campesinos che, di fronte alla guerra civile , abbandonavano le città in cerca di libertà e terra da coltivare, strappata alla selva millenaria. Era il me- glio che potessero avere. Poi scoprii che erano vecchi comunisti, considerati un pericolo dai partiti tradi- zionali, detentori del potere. Oggi, in Italia da poche settimane, penso alle elezio- ni legislative del 10 marzo scorso e a quelle del 26 maggio, allorché la Colombia avrà un nuovo presi- dente della repubblica. E mi sconvolge l’ennesimo assassinio: quello di Isaías Duarte Cancino , arcive- scovo di Cali ( 16 MARZO 2002 ). Il prelato, come te- stamento, lascia anche un monito: «Fino a quando dovremo catturare dei vandali, che si sentono auto- rizzati a massacrare solo perché recano un bracciale con la sigla Farc (Forze armate rivoluzionarie di Colombia), Eln (Esercito di liberazione nazionale), Auc (paramilitari)?». I n Colombia tutto è fragile ed imprevedibile. Nulla è scontato. Nei primi anni ’90, quando lo stato dichiarò guerra al narcotraffico, l’opinione pubblica nazionale e internazionale non credevano che le istituzioni avrebbero vinto. Infatti Pablo Escobar , re della cocaina, sedeva al Congresso come un cittadino perbene: era un elefante in un palazzo di vetro... e qualcuno pretendeva che, al suo passag- gio, non restasse un coccio sul pavimento. In altre parole, la connivenza tra potere politico e narcotraf- fico era chiara, però gli organi ufficiali non l’ammet- tevano. Il presidente Ernesto Samper , eletto nel 1994, si dichiarò pulito. Ecco perché la democrazia e la legalità erano fortemente minacciate. Ma le istituzioni hanno reagito, sconfiggendo i cartelli della droga. Oggi il pericolo deriva, soprattutto, dalla conniven- za tra politica e guerriglia (che si avvale di cospicui proventi della coca). Ancora una volta, dopo le ele- zioni di marzo, la legalità è in pericolo, perché un nuovo elefante sta attraversando le sale del palazzo di vetro: le guerriglie, appunto, di destra e sinistra. Tra i nuovi eletti ci sono i candidati imposti dall’e- lettorato clandestino dei guerriglieri Farc, Eln, Auc . È un nuovo schiaffo al popolo colombiano, che do- vrà ancora convivere con l’illegalità. Come non ricordare, ad esempio, i 3 mila sequestri di persona all’anno e gli assassini impuniti di nume- rosi leaders sindacali e politici (di partiti minori)? Il discorso sul potere politico-servizio della colletti- vità emerge solo durante la campagna elettorale dei deputati. Una volta eletti, la festa è finita e... «gab- bato lo santo». Dopo la rottura definitiva dei dialoghi di pace tra governo e guerriglia ( FEBBRAIO 2002 ), il quadro po- litico assume toni ancora più foschi. Agli slogan ra- dicali dei fautori della guerra totale, si contrappon- gono quelli dei sostenitori di progetti di sviluppo e giustizia sociale, che è difficile realizzare. L’ unica via di uscita potrebbe essere il pueblo . Abbandoni la protesta facile e si vincoli maggiormente al destino della sua patria. Viva più a contatto con le istituzioni pubbli- che, superi l’indifferenza e l’omertà, reagisca alla cultura della violenza e dell’illegalità. Abbandoni la doppia morale: piangere il morto og- gi e non vedere-sapere-udire niente domani. La Colombia non merita di essere ciò che è o appare. P . G IACINTO F RANZOI , MISSIONARIO DELLA C ONSOLATA TROPPI ELEFANTI IN UN PALAZZO DI CRISTALLO

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