Missioni Consolata - Febbraio 2002

TRISTEMENTE FAMOSO Siamo a Platì, una parrocchia del- la diocesi di Locri-Gerace, da circa quattromesi. Siamo i padri Luigi ed Enrico, ieri missionari in Argentina e Mozambico e oggi in questo pic- colo centro della Calabria. Uno di noi, padre Luigi, vi era già stato u- na decina di giorni a pasqua del 2001 come predicatore. La gente ci domanda sovente co- me ci troviamo e che cosa pensiamo di questa «punta di spillo nel cuore dell’Aspromonte», come Avvenire ha definito il paesino. Recentemen- te la «punta di spillo» ha fatto ru- more nei notiziari dei canali ufficia- li e privati, nei giornali di grossa e modesta tiratura. Il programma televisivo «Terra» di Canale 5 , del 16 dicembre scorso, ha narrato in dettaglio l’arresto del pregiudicato BarbaroGiuseppe, so- prannominato «l’imprendibile». È stato braccato nel suo bunker, la notte dell’11 dicembre, dalle forze speciali di polizia, coadiuvate dai ca- rabinieri locali, dopo 11 anni di lati- tanza, molti dei quali trascorsi nel confortevolissimo tunnel sotto casa. In questa circostanza, più che in al- tre del passato, Platì si è sentito a- maramente segnato a dito. Tristemente celebre nel recente passato per i sequestri di persona, con i sequestrati tenuti in ostaggio forse nel bunker del superlatitante (dove sentivano suonare le campa- ne e recitare il rosario nella nostra vi- cina chiesa), Platì sta vivendo oggi momenti particolari: timidi, ma ri- conoscibili sono i segni di volontà di cambiamento. Però la popolazione si sente umi- liata. Bisognerebbe fare unpo’ di giu- stizia: perché è più facile disfare la speranza che edificarla. Secondo il ci- nese Lao Tze, è meglio accendere u- na lanterna che maledire l’oscurità. Platì è stato definito pittoresca- mente una «città a due piani», uno in superficie e uno sotterraneo: e in parte è vero. È stato paragonato ad una «roccaforte talebana»: e anche questo è un po’ vero (il bunker era MISSIONI CONSOLATA 13 FEBBRAIO 2002 «Restituite questi giovani» I n otto anni a Platì sono sparite nel nulla sette persone e, come vo- latilizzate, non hanno lasciato alcuna traccia; tre di loro negli ulti- mi mesi, da agosto a novembre del 2001. Nel piccolo centro aspro- montano si tende a non parlare; in tanti forse sapranno ma tutti tac- ciono. Solo ora, grazie all’iniziativa presa dalla parrocchia, la vicenda è diventata di dominio pubblico. Sabato a Platì è salito il vescovo Giancarlo Brigantini che, assieme ad un nutrito gruppo di sacerdoti, ha concelebrato la messa alla pre- senza di alcuni familiari delle persone scomparse e di tanti giovani e ragazzi delle scuole locali, che hanno raccolto l’invito a non starsene in disparte. Platì è salito agli onori della cronaca per fatti poco edificanti: i se- questri di persona e il traffico di droga, in primo luogo. Il parroco, padre Luigi Manco, tra il silenzio generale ha elencato i sette nomi e le date della scomparsa, parlando di «sette ferite aperte nella comu- nità locale e in tutta la società». Dal canto suo monsignor Brigantini ha detto: «Abbiamo pronunciato i nomi perché non si faccia finta di non vedere. Non serve tacere pur- troppo tanti sanno ma tacciono». L’ iniziativa è servita a raccogliere attorno al dramma delle fami- glie interessate gran parte della cittadinanza che, con una fiac- cola accesa in mano, ha percorso le vie cittadine alternando il silen- zio a momenti di preghiera... La comunità di Platì ha dimostrato di apprezzare il gesto della chie- sa, rimarcando col vescovo il no al male e all’odio, il sì al bene ed al- la misericordia. Prima di terminare la fiaccolata, Brigantini ha detto: «Fermatevi, restituite questi giovani ai familiari e ricordatevi che Dio vede anche chi, in un modo o nell’altro, è stato complice di tali mi- sfatti». G IOVANNI L UCÀ (liberamente tratto da «Avvenire», 18 dicembre 2001) Platì, 15 dicembre 2001: il vescovo Brigantini conferma la scomparsa di sette persone. Pagina accanto: i ragazzi della fiaccolata.

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