Missioni Consolata - Settembre 1906

J.lt <2of}solata 133 larga. appena. tre chilometri, epperciò stimata dai più insufficiente all'uopo; finalmente doveva esporsi, in caso di mal successo, a.d aver tagliata la ritirata sulla propria base. Tutte queste disastrose condizioni, congiunte alla remota giacitura di quel tratto di terreno, Vittorio Amedeo II. diametralmente opposto alla parte d'onde giun-~ geva l'esercito di soccorso, erano state dai generali francesi stimate difficoltà cosi gravi da rendere al tutto inverosimile un assalto da quel lato. A questo proposito il duca d'Orleans seri- ~ veva a Luigi XIV, in data 30 agosto: « Il paese tra la Dora e la Stura è cosi stretto, che i nemici non possono venirvi con tutta o la loro armata, e neppure farvi passare un corpo che soccorra la piazza ». Ed in conseguenza di questo giudizio - che per verità appariva logico e fondato - il tratto in questione era bensì munito della linea di contro· vallazione, ma vi mancava ancora interamente quella di circonvallazione, il mattino in cui i due principi l'osservarono coi loro cannocchiali dalla vetta di Superga. Appunto il lato che pareva assurdo assalire, fu scelto come punto principale d'attacco dal principe Eugenio e da Vittorio Amedeo II. Essi stabilirono però che mentre il grosso delle forze austro-piemontesi avrebbe colà operato, un corpo secondario, composto in gran parte di milizia cittadina, si sarebbe avanzato contro le fortificazioni gallispane della collina, nell'intento di coprire la destra dell'esercito principale nella sua marcia ; di tenere occupate le forze nemiche accampate da quel lato e, dato il caso che queste accorrendo SL::l campo dell'azione principale avessero indebolita la difesa delle alture, cercare di introdurre per quella via qualche soccorso nella. città assediata. Il disegno, dovendo necessariamente subordinarsi alle mosse del nemico, poteva nell'esecuzione subire qualche variante; ma in massima e nelle sue linee essenziali rimaneva ben determinato e stabilito, dando a chi l'aveva concepito l'intima soddisfazione dell'artefice che sente il valore e la solidità dell'opera sua. La fortuna che fin allora avevano avuta cento piani parziali e minori di ciascuno dei due principi, era fatta per ispirare loro la fiducia che anche questo

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