Missioni Consolata - Agosto 1906

1!1 eof1SO(ata 119 ' L'assedio e la battaglia di Toriqo l nel 170t\ ~-~~ La prima fase dell'assedio. (Segue art. IV) Il duca di Savoia, infatti, continuava ad essere in ispirito alla testa dei suoi nella piazza assediata ed a sollevarne gli animi colla parola 'scritta e colle gesta, anche quando non gli riusciva di dar loro alcun immediato soccorso materiale. Uscito - co!pe s'è detto - dalla sua capitale il 18 giugno, egli oltre allo scopo principale di sollecitare la venuta di un esercito liberatore, due altri se ne era proposti: di molestare e disturbare il nemico, e di tenere il più lungamente possibile Torino a contatto col territorio ci:t;costante. E nel primo di questi minori·intenti era riuscito al di là delle sue speranze, sebbene in ;modo al tutto diverso da quello da lui divisato. Appena il La Feuillade aveva saputo il duca di Savoia fuori di Torino, ben prevedendo le gravi noie che egli avrebbe. date all'esercito assediante, credette .fare un colpo da maestro cercando di averlo tosto nelle mani. Lasciata perciò provvisoriamente al generale Chamaraude la direzione dell'assedio, egli tolse .di sotto Torino 10.000 uomini, per metà di cavalleria, e con essi si mise suÌle traccia di Vittorio Amedeo. I' limiti imposti a questi· articoli. ci vietano di seguire il duello qi abilità strategica impegnatosi tra i due avversari e finito, quasi lieto presagio, a tutta gloria del più debole per numero di soldati. L'indomito sovrano del bersagliato .Piemonte accarezzò da principio l'idea <l,i approfittare del frazionamento che aveva potuto constatare nelle fo-rze.del nemico, per gettarsi di sorpresa col suo piccolo nerbo di cavalleria nelle linee assedianti e liberare, senz'altri soc, co.rsi, Torir1o. Distolto a fatica dal temerario progetto da supplici lettere del generale Daun a cui aveva chiesto consiglio .e cooperazione, Vittorio Amedeo, col suo piccolo corpo volante .e col favore di popolazioni , fedeli, riuscì a tenere per un mese in iscacco forze più di tre volte superfori alle sue. Sempre sfuggendo a}- l'accanito persegaimento ed alle abili mosse aggiranti del nemico, anzi vincendo talora vere piccole battaglie -come gli avvenne il 7luglio presso S~affarda - egli passò successivamente nei territorii di Cherasco, F,ossano, Cun'eo e Saluzzo e finalmente nelle valli del Pellice, d'onde, spinte auda_cissime punte' di cavalleria l · fino alle porte di Torino, si ritrasse.nelle gole dei monti sovrastanti. Intanto che i cavalli si rifacevano nei pascoli alpini, ·il duca lasciò prendere il meritato riposo af' suo manipolo di p~odi, e rinforzatolo con 1200 valdesi scelti e ben armati, attese il momento propizio per uscire da quel nido d'aquila dove, suo malgrado, il nemico aveva dovuto !asciarlo sostare. Il La Feuillade per schiacciare quell'idra (come egli chiamava Vittorio Amedeo II seri-. vendo a Parigi) e per impedirgli di ricevere dal mare soccorsi dalle potenze.marittime della Grande Alleanza, oltr11 i 10.000 uo~ini distolti dal corpo assediante Torino, aveva messo in moto le truppe gallispane che stavano nel Monferrato ed il presidio spagnuolo di Finale; aveva assediata Ceva, occupati qua e là cento terre e sbocchi. Ma egli dovette rassegnarsi a tornare colle mani vuote· frèttoloso verso Torino, dove, oltre gli ordini del duca d'Or· leans, lo chiam~~ovano imperi9samente le vicende dell'assedio e Je minaccia che comincia· vano a venire da Levante dalle mosse del principe Eugenio. E verso il 25 giugno già. erano tornate a riunirsi anch'esse all'esercito assediante le truppe mosse ~ontro il duca di Savoia, permettend'o a questi di riportare il suo q1,1artiere nei pressi di Carmagnola, sempre meglio risoluto di riprendere ·i tèntativi per venire in .aiuto alla sua Torino. A .tal fine però non era stato inutile neppure il tempo in cui egli aveva dovuto forzatamente aggirarsi per le terre· rimastegli del suo stato; nè anche fuggiasco aveva interrotta · l'attiva corrispondenza che, per mezzo di'messi .fidati, teneva da una parte col principe Eugenio, d-all'altra col Daun. Le lettere del sovrano consigliavano, sorreggevano ed incuoravano i difensori di Torino; ma anche al c~or& indomito dei duca il!piravano nuovo ardore le notizie che ricev.eva dalla città assediata, dove - tolte le inevitabili parziali defezioni - la condotta del presidio e della popolazione continuava, in generale, ad essere eccellente e quale il ' principe stesso l'aveva vista negli apparecchi delle ultime difese e nel principio dell'assedio. · · J nobili ed i ricchi borghesi che allora ave- /

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