124 lantemente sostenuta dalle due parti, però oramai entrambe sentivano che essa non poteva più molto a lungo protrarsi e che s'avvicinava a gran passi al ,periodo supremo, decisivo. Già sappiamo quale fosse il pericolo ' maggiore per Torino, le file dei cui difensori si erano diradate in proporzioni non meno gravi di quelle dell'esercito assediante, che tra morti, feriti, malati e· disertori aveva oramai perduto oltre 10.000 uomini. Luigi XIV, stretto da più parti dalle armi della Grande Alleanza. voleva ad ogni costo terminare presto la guerra in Piemonte, ed un desiderio più legittimo premeva Vittorio Amedeo che, colla mano nervosa già sull'elsa della spada, spiava l'arrivo del suo grande cugino. La notizia diffusasi ch'egli era davvero in marcia verso Torino, agiva poi come un nuovo, potentissimo sprone sul La Feuillade il quale, avendo ultimamente promessa a Parigi la presa di Torino per la fine d'agosto, già sentiva sferzato il suo amor proprio dall'avvicinarsi di questo termine. Soltanto i danni gravissimi inflitti alle sue batterie di breccia dalle mine piemontesi gli impedirono di dare un assalto generale ai tre bastioni combattuti della cittadella il giorno 25 agosto, onomastico di Luigi XIV, ma volle tentarlo l'indomani. Per dare la scalata ai baluardi, gli assedianti dovevano anzitutto dalla strada coperta, corrente come abbiamo detto a circa due metri dal ciglio della controscarpa, calarsi lungo il muro quasi perpendicolare del rivestimento della medesima e, ad una profondità tre, o quattro volte maggiore, raggiungere il fondo del fosso: muro e fosso esposti in pieno alla mitraglia della cittadella. Impiegando perciò il mezzo suggerito dal· l'arte militare, i zappatori gallispani prepararono in fretta sei discese nel fosso, cioè sei .gallerie che dall'esterno della controscarpa ne attraversavano il terrapieno permettendo cosi agli as_salitori di sbucare all'aperto nel fo~o. Nel frattempo da feritoie aperte nel muro di rivestimento, con tiri quasi a bruciapelo, i francesi fulminavano i difensori intenti a sgombrare il fosso, ed il rallentamento nell'operazione prodotto da questa. causa congiunto al lavorio di sgr~tolamento delle artiglierie, àccumulando le macerie preparava una via - sei;>bene_ardua e pericolosa in sommo grado - per salire alle piccole breccia ornai aperte in qualche punto. Verso le 9 pomeridiane del 26 agosto, mentre i loro mortai rovesciano sui tre soliti baluardi una furiosa grandine di pesanti proiettili, gli assedianti" fanno brillare sotto la contr~scarpa della mezzaluna del Soccorso due mine, che abbattendone il rivestimento in muratura, scoprono le discese nel fosso. Ne sbucano tosto fitte colonne di fanteria e munite di scale, fasçine e gabbioni, si dirigono con alte grida verso la mezzaluna e le attigue controguardie del S. Maurizio e del B. Amedeo. I difensori, stimando ancora imPraticabili al nemico le breccia, non avevano aumentato il numero dei soldati di guardia alle fortificazioni assalite; · cosicchè quando i francesi, con audacia ed ,;gilità singolari, le ebbero scalate, non faticarono molto ad impadronirsene passando a fil di spada un centinaio d'uomini, ed incominciarono tosto a trincerarvisi col materiale portato seco. Ma, come s'è detto testè, il Daun àveva sagacemente provveduto ad innalzare nuove barriere; ritrattisi in esse e nelle capponerie del fosso (piccoli ridotti di terra e legname), sotto la guida di un fratello del comandante, il colonnello Daun che era di ser· vizio in quella notte, i difensori, passato il primo momento di sorpresa, poteronofarfronte vigorosamente all'attacco. Intanto all'allarme accorrevano veloci i rinforzi da ogni parte della cittadella, sotto l'immediata condotta dei capi supremi. La scena grandiosa e terribile, illuminata dai lampi degli spari e da appositi razzi, è degna dell'inferno dantesco. Un furioso fuoco iniziato tosto dal ridotto novellamente riattato della mezzaluna, àlquanto più aito della cinta. esterna di essa, decima gli assalitori intenti a trincerarsi; nel mentre, sotto la guida del colonnello Rocca, i granatieri djjl presidio coll~ baionetta· innastata si slanciano alla riconquista del perduto balutLrdo. Falliscè il primo tentativo, perchè i francesi, dapprima respinti, con nuove 'schiere venute in loro aiuto alla !or volta respingono i _granatieri. Ma la lotta si ripete e accanisce con pari ardore dalle due parti. e con varia vicenda: il La Feuillade ad alta voce incoraggia -{.suoi colla promessa di larghe ricompense; i piemontesi sono animatidalla cupid~gia del premio più prezioso: la libertà. E già essi hanno il sopravvento ed incominciano a fare tale strage di nemici che « nella gioia del_respingerli - scrive il Solaro - non possia'!Ilo trattenerci dal compiangerli. Quelli che raggiungono la
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