Missioni Consolata - Luglio 1906

104 fll eoflSO{ata . la propria impotenza a salvare un ammalato quando'il Signore ne ha decretata la morte; aggiungo che 1'oi europei ci curiamo bensì colle medicine, ma più ancora ricorriamo colle preghiere a Dio, jl quale sovente ci esaudisce e consola. Questi stregoni s'ono tutti vecchi, e come tutti i vecchi akikùju profondamente riflessivi. Quindi se il mio parlare non li persuade interamente, almeno li fa meditare; taciono e dalle loro fisionomie espressive, dal muovere degli occhi, dall'accennare col capo, da tutta una mimica caratteristica, capisco che essi seguono il filo di interiori ragionamenti. .... D'un tratto il paziente, che non aveva dato ancora alcun segno di sè, sorge a sedere sul suo giaciglio e mi rivolge la parola: - «Se è come tu dici, perchè non preghi il tuo Dio a guarirmi?- Pregare il mio Dio?- rispondo - Ma Egli non mi esaudirebbe certamente a favore di un uomo che non vuol essere suo figlio; che, non curando il parlare del Padre, .non impara a conoscerlo e sel'virlo. Io nulla posso per te presso il mio Dio, finchè tu pure non lo adori, e non· unisci la tua umile preghiera alla mia per muovere la misericordia di Lui ·a tuo riguardo. - Io, ribatte pronto . il paziente, ascolterei la tua parola e adorerei il tuo Dio, ' quando Egli veramente mi guarisse; fammi dunque da Lui ridonare la salute e allora..... - Senti,interrompo fingendo di andarmene, è inutile che io perda qui il mio tempo e che tu· ti stanchi a parlare. Il Signore che io venni a far eonoscere nel Kikùiu è il creatore del cielo e della terra e di tutti gli uomini: è il padrone di tutto e di tutti. Perciò se Egli ha decretata la tua morte, tu non potrai scampare dalla medesima, per quanto tu e questi stregoni facciate, giacchè Egli e il solo forte. Ma il peggio per te si è che se tu morrai senza aver dato ascolto al Padre, quivenuto per mandato di Dio, tu sarai per sempre e sempre miseramente condannato a soffrire fra le fia'Ilme atroéi dell'inferno,'in compagnia di tutti i demoni. Lagraziadivinacomincia a lavorare, giacchè son pregato di rimanere e continuare a parlare di Dio. Io che non chiedevo altro, mi fermo un'ora e mezzo: parlo dell'Unità El. Trinità di Dio; dico della sua misericordia verso gli uomini, insegno un po' a pregare e infine recito coi presenti il Pater noster e l'Atto di contrizione. L'ammalato più di tutti è scosso; è agitato,e pensoso: prima di lasciarmi partire mi prende la mano e mi supplic~t di venirlo presto presto a ritrovare per insegnargli il mio Dio, e non più perchè lo abbia a guarire, ma piuttosto affinchè se, caso mai, debba mQ: rire non l'abbia a condannare all'inferno. Ritorno il mattino di buon'ora, nonostante piova e la nebbia sia densa. Trovo che lo stato· del povero stregone si è assai aggravato; egli è solo nella capanna: gli amici ed i parenti non sono ancora venuti, e le di lui mogli stanno in un'altra capanna, preparando il cibo per i figliuoli. Coll'aiuto del mio catechista gli parlo del battesimo e della sua necessità; ripeto le istruzioni della sera precedente, e con mia gra·nde consolazione trovo che il moribondo si è mantenuto nelle buone disposizioni in cui l'avevo lasciato, anzi, colla poca voce che ha, mi prega, a battezzarlo subito perchè si s·ente morire ..... Si, l'ora solenne è venuta, e non posso aspettare di più. Ringrazio "la miserico~dia divina cosi visibile su costui che ne pareva indegno; ringrazio Maria SS. per gli aiuti di cui sempre mi fu prodiga. L'antico stregone ha compresa la preziosità del battesimo, e mi mostra vivis.. sima .la volontà di diventare figlio di Dio; si pente dei suoi peccati, recita con me devotamente il Credo e l'Atto di contrizione e quindi, aiutato dal catechista, si pone a sedere sul suo giaciglio. Nella mezza oscurità della misera capanna, in un angolo della quale pecore e . capre saltano 'e belano; tra il fumo che mi fa bruciare gli occhi, pur mi pare di essere in un augusto tempio mentre pronuncio la formola sacramentale·:/0 Giacomo, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, nè mai come in quel momento compresi la grazia grande che è l'essere missionario. Oh, qual gioia provò il povero vecchio, come senti che qualche. cosa di grande si era operato in lui, di essere veramente divenutò figlio di .Dio. Al timore della morte erano suben, trate nel suo cuore una viva confidenza nel Signore ed una sincera rassegnazione ai di Lui -yoleri. Sull'~mbrunire del giorno medesimo egli abbandonava questa t~rra, per volarsene a lodare in eterno la divina bontà. Pensi, egregia signora, come sarà stato beljo l'incontro in 8ielo tra quest'anima e quella del di lei consorte.; come il povero ex-stregone avrà diqJ.òstr(lota al suo padrino e benefattore la propria riconoscenza ! Otto giorni dopo, andando colle suore alla solita visita dei vill&ggi, c'imbattiamo in una . donna, la quale ha in braccio una sua bimba di pochi mesi, che ci presenta affinchè gliela guariamo. Unò sguardo solo. e vediamo che non è più questione di guarire il corpo, ma di salvar l'anima della piccina. Ella non è più se non uno scheletrino: tutta piagata, tutta sofferente, ispira la più viva pietà. Mentre le buone suore ne lavano le piaghe e le medicano, io, tirata fuori una spugnetta inzuppata d'acqua santa, battezzo la creaturina còl nome di Teresa, regalando a lei, buona signora, una figlioccia che pochi giorni appresso divenne un bell'angioletto di Dio in Cielo, dove prega per la sua madrina. Un terzo battesimo col nome di un membro della sua famiglia, e precisamente del ,di lei figlio sig. Pietro, fu in questi giorni amministrato dal mio collega Padre Toselli. Eccole il fatto, come egli stesso me lo descrisse « Ieri sera sul tardi seppi a caso di un moribondo in un villaggio assai lontano dalla \ .

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