Missioni Consolata - Giugno 1906

-. l 86 '1 a 8of}solata - ca. &:w;fjc s~ ··~ dotti, pii, zelanti con prudenza e carità, la cui influenza ancora oggidl largamente si manifesta nella morigeratezza e pietà di molta parte delle nostre popolazioni. Ma non soltanto in mezzo al clero si esplicò l'opera del Ven. Cafasso. Sperando di poter presto dare ·su queste colonne una vita alquanto diffusa del servo di Dio, ci limiteremo ora a pochi altri cenni, estraendoli d~~olle testimonianze del Processo Diocesano di Bea· tificazione. La predicazione frequepte ed avidamente ascoltata del Ven. Cafasso «andava veramente al cuore, come quella di un apostolo ìspù·qto da Dio a commuovere, C0'1'1'eggere, santificare ». \ Ed i frutti ne erano copiosissimi, specialmente nei corsi di Esercizi 'Spirituali che egli sole'i_a tenere nel santuario di S. Ignazio sopra Lanzo, sia ad ecclesiastici che a secolari. - « Il suo confessionale. i?Ì S. Francesco d'Assisi » dove egli restava almeno tre ore ogni mattino «era sempre assf!d?ato da penitenti d'ogni condizione ed età » che egli accoglieva « con quel suo fare tranquillo, sereno, affabile » spingendo· colla piene~za . della carità le anime alla conversione od al perfezionamento. Innumerevoli persone poi ricorrevano al. Venerabile per consiglìo. Al suo giudizio illuminato, oltrechè da profonde conos?enze teologiche, da lumi specialissimi di Dio, sottomet~vano casi di poscienza o 'importanti decisioni i più illustri personaggi del tempo: basti' citare Mr Fransoni, Arcivescovo d'i Torino ed il conte Solaro della Margarita, ministro di Carlo Alberto; la marchesa di Barolo e D. Bosco, il quale guidato dal Cafasso a conoscere la propria vocazione e da lui aiutato col consiglio e col danaro ad attuarla, soleva dire che « se qualche cosa aveva fatto di bene, di tutto a D. Cafasso era de· ' bito1·e ». L'amore del prossimo, derivazione diretta di quello ond' era infiammato verso Dio, si manifestò nel Ven. Cafasso veramente eroico nel soccorrere ed assistere materialmente e moralm.ente i poverelli e gli ammalati. « Q,ttandd di qtta,lche infermo, fosse povero o di. alto ceto, si disperava la conversione7 si chiamava D. Cafasso, e si era certi che il demonio sarebbe stato sconfitto ». Un campo prediletto al · suo zelo soave erano pure le carceri senatorie, ove si trovavano sempre circa cinquecento detenuti, o in attesa di giudizio, o già scontando la lorocondanna. Coi doni materiali, permessi dai regolamenti del tempo, e più col trattarli da carissimi amici - come ei soleva chiamarli -Don Cafasso.domava gli spiriti più fieri e ribelli, ottenendo. prodigi di conver· si:one. Quando poi Ùno di quei disgraziati doveva saÙre il patibolo egli- e DiQ solo sa superando quali repulsioni ed angosce - rivendicava a sè il privilegio di assisterlo fino all'ultimo, .s sempre riusciva ad eccitarlo ,al pentimento ed alla rassegnazione, e.più d'una volta pèrfino a senTtimenti di gioia -pel desiderio di riparare colla mor'te ignominiòsa i propri delitti ' e di meritare così il paradiso. Tra i giustiziati assistiti dal nostro Venerabile sono celebri Pietro Mottino, il leggendario bersagliere di Candia Canavese, ed il generale Rainorino fucilato dopo il disastro di Novara: : , « :ç.a corona di un Sjl.Cerdoteh Cielo devono essere le anime da lui salvate» soleva dire il Cafasso. Ed a ·formarsi questa corona intese con tutte ~e forze, e ,pe; tutta la vita, e continuò dopo l'a morte a spingere le anime al paradiso eoll'edificazione. degli esempi lasciati e colla preziosa eredit'à deWindulgen~a in articulo mortis, detta:1 appu~ di D. Cafasso, perchè primàment~ da lui1l9-eata, e poi l concessagli dal Sommo ·Pontefice. Don Cafasso morì i~ Torino nel Convitto Ecclesiastico presso S. Francesco d'Assisi, il di 23 giugno 1860, avendo egli poco più di 49 anni. Ed ancora fu prodigio che il suo gracile corpo, macerato da continue penitenze, abbia potuto tanto resistere ad un lavoro assiduo, faticoso ed assorbente come quéllo da lui compiuto. I funerali di colui che aveva sempre tanto sinceramente cercato di scomparire, di farsi piccino, furono un vero trionfo: la voce concorde della cittadinanza torinese d'ogni ceto, degli antichi allievi del Convitto,

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