Missioni Consolata - Maggio 1906

76 1.!1 eof}SO(ata punti nello stesso tempo. Così esse non bastarono ad impedire al Vendòme di occupare Biella e di internarsi dalla parte d'Italia nella valle d'Aosta, mentre il La Feuillade vi scendeva dalla Savoia, dove era stato costretto a ritornare dopo la presa di Susa, avendo trovato-insormontabili ostacoli a scendere per quella valle in Piemonte, più che da un pugno di soldati piemontesi, dall'ostinata resistenza dei valdesi, animati da profondo odio verso la Francia da cui erano stati crudelmente perseguitati e cacciati in bando. Il tradimento dello svizzero Reding, comandante del forte di Bard, il quale passò al nemico con tutto il presidio, agevolò la congiunzione dei due marescialli francesi nella valle d'Aosta: cosa che era stata sollecitata con grande ardore da Luigi XIV, a fine di chiudere il più presto possibile a Vittorio Amedeo le comunicazioni colla Svizzera, d'onde si temeva che la Grande Alleanza gli mandasse pode · rosi soccorsi, dopo due grandi recenti vittorie che i suoi eserciti avevano riport~to in Baviera. Raggiunto cosi lo scopo agognato e lasciati a custodia della regione conquistata alcuni battaglioni, il La Feuillade si rivolse 'ad espugnare Montmellian, mentre il Vendòme andò a porre assedio a Verrua, davanti a cui - cambiato parere - aveva capito che gli conveniva trastullarsi prima di assediare ·Torino, la cui presa era sempre alla cima . dei suoi disegni strategici come delle sue ambizioni. Nella storia di questa guerra l'assedio di Verrua segna una pagina che fu degno pre· ludio a quella scritta più tardi dalla capitale. Lungi dall'oppugnare in breve tempo tale piazza, come egli aveva créduto, il Vendòme non potè venirne a capo che dopo essere stato inchiodato per sei lunghi mesi davanti ai suoi ridotti con il principale esercito gallispano, il quale vi perdette 12 mila soldati · e sei generali, oltre un gran numero di ufficiali minori. Le prove di eroismo date dalla guarnigione di Verrua, animata specialmente dal suo comandante conte De la Roche d'Allery e dal generale Della Rocca, riempì di l ammirazione non solo i nemici, ma gli stessi commilitoni, i quali ...2. dal di fuori - guidati da Vittorio Amedeo e dallo Starhemberg, avevano anch'essi con insuperabile bravura concorso a prolungare la stupenda resistenza, che ebbe effetti strategici assai importanti e salvò forse l'indipendenza del Piemonte. La fama delle truppe piemontesi, alquanto offu- . scata da,lle precedenti vicende, ebbe a Verrua un nuovo battesimo di gloria che le restituì l'antico splendore, e rialzò l'animo e le speranze dei soldati come del loro duce supremo. E ben ve n'era bisogno. Se i gallo-ispani erano usciti dalla loro vittoria stanchi e decimati come da una sconfitta, peggiori d'assai erano naturalmente le condizioni dei vinti. Le perdite gravissime da esso fatte durante l'assedio di Verrua, unite alle precedenti; le malattie e le diserzioni (unà piaga quest'ultima dei tempi) avevano ridotto l'esercito di · Vittorio Amedeo quasi al nulla, ed indarno egli si lagnava a Vienna dell'abbandono in cui lo lasciava la Grande Alleanza. Tutta la parte dei suoi stati cisalpini a settentrione delPo era perduta, insieme con qualche lembo . di quella posta a mezzogiorno, sicchè non gli restava quasi più terreno su cui battere il piede per farne sorgere - come soleva dire -i battaglioni. Al di là delle Alpi il castello di Montmellian, stretto sempre più da vicino dal La Feuillade, stava per cadere ; Villafranca e Nizza già erano state conquistate dai francesi e solo resisteva la cittadella di quest'ultima città, dove aveva dovuto rinchiudersi il governatore della contea, marchese di Caraglio. Con tutto ciò il duca di Savoia non si accasciava, e mentre sosteneva sulle rive del Po sì aspra lotta, prendeva continui, · energici provvedimenti per tener in qualche modo testa al nemico su tutti i punti ed uscire dalle sue strette, meravigliando gli avversari colla sua costante risolutezza. Il Vendòme che nell'aprile 1704 aveva espressa l'opinione che cadute Susa, Ivrea e Verrua Vittorio Amedeo sarebbe sceso a patti, ·un anno dopo scriveva a Luigi XIV, il quale ancora accarezzava tale speranza, che il duca /

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=