al servizio dell'imperatore ed aveva il su premo comando delle sue truppe in Italia. Ma la Grande Alleanza non era , ancora conchiusa, e le forze di Leopoldo I da sole erano di gran lunga insufficienti a tener testa ai gallo-ispani, di cui erano formidabili gli appostamenti. Il Piemonte, aperto alla Francia padrona di Pinerolo e .di una parte del Monferrato; confi.nante colla Lombardia, si trovava rinchiuso tra i dominii delle due corone e ·segregato dalle potenze che, per proprio interesse, 'potevano tenerne a freno le cupidigie: sarebbe quindi stato, non solo · pericolosissimo, ma inutile per Vittorio Ame deo II il dichiararsi contro Luigi :XIV eFilippo-v. Abbracciando pertanto il partito che la necessità del momento gl'imponeva, egli si schierò dalla loro parte e suggellò l'alleanza dando in isposa la sua figlia se· condog!!nita, Luisa Gabriella a Filippo V; un fratello del quale già aveva in isposa la sorella maggiore di lei, Maria Adelaide. Ma U Duca non poteva amar.e una causa abbracciata contro le sue inclinazioni e ·contro i suoi interessi, e ad alienarlo da essa si aggiunsero. di mano in mano nuovi motivi. Per gli accordi conchiusi, egli aveva fornito un con· tingente di truppe alliesercito gallo ispano, già sceso in Italia' per oppÒrsi all'imperiale .e proteggere la Lombardia, e ne era stato nominato comandante supremo. Ma del grado , non gli si lasciava in effetto che l'onore: i marescialli francesi operavano senza nemmeno consultarlo; Luigi XfV poi, reputando che egli dovesse tenersi abbastanza soddisfatto per le nozze regali della figliuola, lo teneva qua!!i vassallo ·e, colla crescente avidità di dominare l'Italia intera, gÌi toglie~a non solo ogni speranza di ingrandire i suoi stati, ma anche di levarsi d'in .sul collo la servitù di Pinerolo e Casale. Andava così annientato il frutto della guerra del 1690-96 da Vittorio Amedeo II e dai suoi popoli sostenuta con enormi sacrifizi, nè - restando il Duca in quelle condizioni -avrebbe potnto che·accrescere i danni la lotta che stava per aprirsi, vincessero Francia e Spagna_o gli alleati contro· di esse. 25 Era naturale dunque e conforme alla su· prema ragione•di stato, che il duca di Savoia meditasse di cambiare partito quando se ne ·presentasse propizia l'occasione; che mantenesse segréti negoziati coll'imperatore e coi principali aderenti alla Grande Alleanza, facendo loro, per mezzo dei suoi ambasciatori, conoscere il suo attuale malcon· tento. E questo malcontento, la perplessità sua che trapelavano, malgrado l'accortezza di Vittorio Amedeo II, acuivano intorno a lui lo spionaggio diplomatico, flnchè la diffidenza di Luigi XIV e di Filippo V, cre· sciuta man maho verso il loro alleato, ruppe in aperto affronto che determinò la rottura. Narriamo brevemente i fatti. Come abbiamo detto, nella primavera del 1701 un esercito di Leopoldo I era sceso dal Tirolo nel Milanese. Guidato da Eugenio l di Savoia, il primo capitano del tempo, esso , aveva brillante~ente tenuto testa .a f~rze assai superiori di Francia, Spagna e Savoia, comandate di nome da Vittorio Amedeo e di fatto prima dal maresciallo Catinat e poi dal Villeroy, vincendole il l 0 settembre a Chiari. L'anno seguente Eugenio aveva sorpreso e fatto prigioniero a Cremona il Villeroy; ma poi francesi, spagnuoli !3 piemontesi èresciuti ancora di numero e passati sotto il comando del duca Luigi di Vendéìme, l'avevano costretto a sgombrare la Lombardia ed a passare nel basso Modenese e nell'adiacente tratto del Veneto, e gli avevano inflitto gravi perdite nella giornata indecisa 'di Lùzzara. Peggio ancora erano andate le ~ose degli imperiali nsl 1703. Essendo l'Austria minacciata, non soltanto dalle armi delle due corone, ma altresì dall'insurrezione scoppiata in Ungheria, il principe Eugenio era stato chiamato a Vi~nna. Il Conte di Starhemberg, mandato a capo dell'esercito d'Italia, si mostrò degno di succedergli, consérvando le posizioni che il principe gli aveva lasciato in custodia e difendendole con 30.000 uo ·' mini contro 60.000; tuttavia egli sarebbe. forse stato costretto a lasciare l'Italia, se il Vendéìme, per ordine di Luigi XIV, non avesse divise le proprie forze, !asciandone
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